In onda su NOVE da Domenica 27 Ottobre e già disponibile su Dplay Plus, la seconda stagione di Pizza Hero vede il ritorno di Gabriele Bonci alla ricerca dei migliori fornai d’Italia. Noi che al programma siamo affezionati abbiamo già visto la prima puntata e vi diciamo cosa dovete aspettarvi, con qualche rimprovero agli autori (mannaggia).
Ci son voluti sette mesi, ma alla fine è tornato.
Non godrà degli ascolti di Masterchef e magari nemmeno vi sarete nemmeno accorti della sua esistenza, ma vi avevamo già ampiamente parlato di come, nel suo piccolo, Pizza Hero di Gabriele Bonci sia stato rivoluzionario.
Sarà perché non si può non amare pane e pizza, sarà per i messaggi lanciati e il report sulla situazione del mercato attuale, sarà perché finalmente ad arrivare sul piccolo schermo sono i fornai, una classe purtroppo scarsamente considerata eppure linfa vitale della nostra economia ed alimentazione.
Sarà per quel che volete, ma a me il programma era piaciuto parecchio.
Certo, non sono mancati i difetti, le migliorie fattibili e le forzature televisive, ma il tutto mi era parso decisamente più genuino rispetto ai classici programmi di cucina.
Ma come sarà questa seconda stagione?
In uno dei primi trailer, Gabriele Bonci promette forti cambiamenti: più ricette, più territorio, più difficoltà nella sfida e un premio in denaro.
Avrà migliorato quanto fatto?
Vediamolo insieme.
Il format, tra vecchio e nuovo
Facciamo un breve ripasso sul format, su ciò che è cambiato e ciò non è cambiato.
Gabriele Bonci visiterà una città per puntata, partendo dalla bellissima Firenze, scegliendo 3 piccoli ma meritevoli panifici tra i tanti che hanno chiesto il suo aiuto per spiccare nel mondo dell’arte bianca.
Di questi, i due migliori si sfideranno in un duello notturno, cercando di stupire il palato del maestro e di vincere, in tal caso, 2.000 euro in gettoni d’oro, anziché la ristrutturazione completa del locale come prima avveniva.
Non un programma di ricette quindi, e nemmeno la brutta copia di altri format: con Pizza Hero Bonci ci ha permesso di visitare realtà piccole ma di valore, di conoscere i panettieri e le loro malattie, e di avere evidenza di qualche eccellenza sfornata.
Tempi più stretti, sfide più frenetiche
Cinquanta-sessanta minuti è sempre il tempo medio delle puntate, che tuttavia risultano più rapide e frenetiche a causa di qualche piccola aggiunta, a causa delle quali i tempi classici sono stati ridotti.
Prima fra tutti, quella “spruzzata di territorio” comunicata già nel trailer; una volta selezionate le due coppie che si sfideranno nel duello Dal tramonto all’alba, l’eroe della pizza farà un giro della città protagonista dell’episodio alla ricerca di prodotti tipici locali, da utilizzare per ispirare le coppie.
Un’idea senza dubbio interessante, e che tuttavia andrebbe contestualizzata un po’ meglio; il territorio non mancava certo nella prima stagione, tra lievitati tradizionali e i prodotti che Bonci portava nelle ceste agli sfidanti.
Quale dovrebbe essere quindi il senso di girovagare per la città, assaggiando il Lampredotto e la poppa in un food truck? Siamo per caso finiti in Unti e Bisunti?
Per carità, lungi da me denigrare quel format (che adoro), ma qui si parlava di forni e panifici, di arte bianca, e per quanto possa essere lodevole la scelta di abbinare la cucina alla pizza (da sempre uno dei capisaldi della filosofia di Bonci) il gioco non vale la candela se a rimetterci sono il tempo passato con i fornai e una chiusura svelta e forzata.
Dov’è finita l’empatia?
Eh si, perché il vero malus dovuto ai nuovi cambiamenti è proprio l’attenzione dedicata ai fornai, che erano e dovevano continuare ad essere i protagonisti indiscussi del programma.
Bonci entra ora come un cliente qualsiasi, scorbutico ed esigente, chiede due o tre prodotti, assaggia, giudica, urla, ritira pane e pizza e se ne va con una frase a effetto.
E la visita ai laboratori, simbolo dell’arte dei panettieri, il loro regno della notte?
Ragazzi, non prendiamoci in giro: una delle cose più belle dell’ultima edizione era proprio l’empatia mostrata da Bonci verso i suoi colleghi, verso quel mondo fatto di sudore e fatica che lui ben conosce. La durezza dimostrata nel giudizio pareva sempre provenire da un padre verso i figli, con ottica di critica e spunti di miglioramento, non con uscite burbere e canzonate.
Lo hanno fatto, hanno romanizzato Gabriele Bonci
E per l’appunto, fatemi capire: in anni e anni che ho sentito Bonci in televisione, nei video, nelle interviste e agli eventi, credo di non averlo mai sentito parlare romanaccio spinto.
Quale dovrebbe essere quindi la ragione di forzare la sua parlata, buttandoci dentro modi di dire forzati, di farlo guardare sempre la telecamera, di aumentare le frasi a effetto e la voce rauca?
Eravamo già al limite nella prima stagione, ma qui si sfiora il ridicolo; stiamo parlando di un uomo che, per sua natura caratteriale, è già “un personaggio” senza doverlo cambiare, spontaneo, divertente e carismatico.
Sembra quasi che la produzione gli abbia detto “Oh Gabriè, mi raccomando, PIÙ ROMANO!”
Il risultato è solo una grossa forzatura, una finzione atta probabilmente ad aumentare il numero di citazioni stampate qua e là sullo schermo per ragioni televisive.
Un gran peccato.
Più ricette (?)
Probabilmente una delle poche polemiche emerse dopo la prima stagione riguardava la quasi assenza di ricette spiegate, se non quella centrale tra delibera e sfida, dove Bonci realizza una pizza e un pane per ispirare i concorrenti.
Dosi e tempi date in modo molto grossolano e incompleto, un aspetto che avevamo decisamente apprezzato.
Sapete benissimo quanto insista sul fatto che la ricetta non esiste se non contestualizzata, e Pizza Hero non è un programma di ricette proprio perché, senza ispirazione e metodo, non servono a nulla.
Il suo slogan, “imitatemi ma non copiatemi”, serve a ricordare che la ricetta è una “conseguenza”, ma nasce come tesi di una serie di ipotesi ed esperimenti elaborati dall’artista.
Detto questo, nelle annunciazioni Bonci ci aveva promesso più ricette, forse per soddisfare l’insulsa richiesta del pubblico, cosa che in realtà non è avvenuta, almeno non in questa prima puntata: l’unica preparazione relativamente spiegata è quella centrale.
E ci va benissimo così.
Un finale inaspettato
Si era parlato di un premio in denaro, in sostituzione alla restaurazione del locale, e così è stato.
2.000 euro in gettoni d’oro, da investire nella propria attività.
Evidentemente a qualcuno interessava poco del rifacimento puramente estetico del negozio, contornato da quelle reazioni fintissime dei concorrenti.
L’idea non è certo male, seppur impersonale; in tutti i programmi che vedo, mi fa sempre l’effetto di quella zia lontana che non sa che regalarti, quindi ti dà 20 euro con su scritto “Comprati qualcosa di carino”.
Ma tant’è, sono senz’altro scelte di produzione.
Il problema sta nel fatto che con la ristrutturazione è stata eliminata una chiusura molto bella ed emozionante, quella della pizza preparata da Bonci per il locale e dell’entrata della clientela in un forno luminoso e tutto nuovo.
Ora parenti e amici assistono al verdetto, poi Bonci tira fuori qualche pala e si pranza tutti insieme.
Mi perdonerete, ma di magia questo “pranzo della domenica” ha ormai ben poco.
Per fortuna ci sono i fornai
Qualche aspetto positivo fortunatamente è rimasto.
Sarà un caso, sarà frutto di un’attenta selezione, di regia e montaggio, ma i concorrenti scelti sono davvero strabilianti.
Bravi, genuini, sinceri e folli al tempo stesso, non sentono mai il peso della telecamera, e a parte rarissime occasioni non sono mai parsi finti ed esagerati.
Che poi è il grosso difetto di Bake Off Italia, per dirne una.
Ma soprattutto, nonostante l’attenzione minore a loro dedicata, riescono a stupire con storie e prodotti, con il loro lavoro, con la loro intramontabile arte, a testimonianza che là fuori c’è ancora qualche eroe della notte che deve essere scoperto, e che lavora per noi e per il nostro futuro.
Come dice qualcuno, il pane ci salverà tutti, e credo che non ci sia frase più vera.