Si fa molta fatica a riassumere in breve le vicende di Sarma Melngailis, imprenditrice di origine lettone che ha vissuto e lavorato a New York dove ha aperto un ristorante crudista di grande successo. Netflix ci ha messo 4 puntate da più di 40 minuti per raccontare la sua storia di chef, ristoratrice, moglie e truffatrice. La docuserie si chiama Bad Vegan (tornerò sul titolo) ed è basata sulle testimonianze di Melngailis, della sua famiglia, dei suoi conoscenti ed ex-dipendenti e del giornalista Allen Salkin, voce analitica della serie nonché prima penna a raccontare su Vanity Fair nel 2016 i retroscena di questa storia allucinante.
La storia
Proviamo dunque a riassumere la storia in modo sintetico: Melngailis studia cucina e si fidanza con uno chef stellato di New York, Matthew Kenney. I due si sposano, aprono un primo ristorante, poi chiuso, a cui segue un secondo ristorante, il Pure Food & Wine, che propone cucina vegana crudista. L’indirizzo va a gonfie vele (siamo nel 2004) e accoglie moltissimi attori, politici e star di Hollywood.
Nonostante questo il matrimonio tra i due chef naufraga, Melngailis acquista il ristorante contraendo un debito di 2 milioni di dollari, compra un cane, Leon, che sarà al centro di molti degli episodi della sua vita. Conosce su Twitter un sedicente amico di Alec Baldwin, si chiama Shane Fox (poi scoprirà che il vero nome è Anthony Strangis), con cui chatta per mesi fino a cominciare una relazione. Fox non è esplicito sulla sua occupazione, racconta di lavorare per i servizi segreti, di viaggiare spesso e di avere un mucchio di soldi.
Progressivamente il legame tra i due si fa sempre più forte, di mezzo ci sono i soldi, ma anche l’ossessione, i segreti, il controllo che lui esercita su di lei, che subisce una bugia dopo l’altra. Strangis chiede soldi, di continuo. Sarma arriva a trasferire sul suo conto, in diversi anni, quasi 2 milioni di dollari. Ma c’è dell’altro: Strangis parla di forze oscure, di prove, di reincarnazione per lei e per il suo cane, di un fratello demoniaco, e Melngailis crede a tutte queste storie, fino a prosciugare gli investitori e i suoi dipendenti, a cui sottrae paghe che andranno ad alimentare la ludopatia di Strangis. Una degli aspetti più inquietanti è che pure quando le cose si fanno più nitide, Sarma non si ferma e continua ad assecondare questo strazio.
I dipendenti si ribellano, il ristorante chiude e i due decidono di fuggire spendendo milioni di euro in casinò e hotel di lusso. Vengono rintracciati per caso tramite una pizza ordinata da Domino’s nel Tennessee, dove vengono arrestati. Entrambi passeranno diversi periodi in prigione. Il debito complessivo ammonta a quasi 6 milioni di euro. La coppia divorzia, Melngailis si trova con una vita distrutta e confessa di aver scelto di partecipare alla docuserie (Strangis invece si rifiuterà di apparire) per far conoscere la sua versione. Già, ma qual è la sua versione?
La questione del veganesimo
Non è semplicissimo comprendere i motivi di una vicenda tanto intricata e assurda, dove ci sono personaggi finti, soldi che spariscono, millantatori e forze oscure. Le stesse dichiarazioni di Melngailis sembrano ambigue, non del tutto lucide. La questione può essere osservata da tantissimi punti di vista, ma mi sembra opportuno esaminare in questa sede le più pertinenti. A partire dal ruolo del veganesimo, che viene trattato solo parzialmente nella serie.
Non sappiamo infatti quando Melngailis abbia cominciato a seguire un’alimentazione vegana o perché. I fatti ci dichiarano che un ristorante crudista vegano nel 2004 era avanguardia. Grazie alla sua unicità Sarma era diventata molto presto una star del mondo vegan con molte apparizioni sui giornali e due pubblicazioni editoriali. Oggi il veganesimo è visto in modo diverso, ma suscita ancora pregiudizi, ironia e qualche volta bullismo.
Fa pensare che, nonostante il manipolatore e dipendente dal gioco d’azzardo fosse Strangis, Melngailis sia apparsa da sempre come la colpevole di tutta la vicenda, quella più mediaticamente esposta. In molti titoli (Netflix non fa eccezione) si pone l’attenzione sul veganesimo di Melngailis come se fosse un tratto della sua personalità non solo caratterizzante ma anche sinistro.
La morbosità nei confronti dell’episodio della pizza
Nella stessa direzione va l’episodio della pizza. Sicuramente singolare ma non così rilevante. L’arresto dei due truffatori avviene infatti perché Strangis (non Sarma) ordina una pizza da Domino’s nella sua stanza d’albergo dove verrà poi rintracciato. I media pongono grande attenzione su questo aspetto, come se l’ipotesi che Sarma avesse mangiato cibo non vegano fosse più rilevante del crimine di aver sottratto migliaia di dollari a diverse persone. Nella docuserie l’agente che li ha arrestati ha affermato che i giornalisti continuavano a chiamarlo facendo domande insistenti sulla famosa pizza.
Spiega benissimo questo aspetto il giornalista Allen Salkin: “C’è questo senso di ipocrisia, che per molti versi alimenta tutta questa storia. È una specie di teatrino quello della pizza di Domino’s. In un certo senso i vegani si presentano come migliori di noi, non mangiano carne e non uccidono animali. Non rovinano l’ambiente come facciamo noi. Quindi il fatto che lei fosse coinvolta in un crimine di questa portata, contraddice come si presenta al mondo”.
Il collegamento tra misticismo e veganesimo
Il cibo entra in connessione ancora una volta per quanto riguarda il tema delle presenze ultraterrene con cui, di fatto, Anthony manipolava la mente di Melngailis. Spiega Salkin: “Il mondo in cui vive lei da vegana, è un mondo pieno di gente che vive nel misticismo New Age, nelle letture della mano, nei cristalli, lei viene da una situazione che è ricca di cose che sono eteree e non obbediscono alle normali leggi della vita”.
È apparso recentemente un articolo su Vice Italia in cui Alessandro Pilo spiega perché molti influencer del mondo yoga e benessere abbiano sposato tesi no-vax durante la pandemia. All’interno dell’articolo vengono citati molti chef vegani come portavoci di teorie antivacciniste. Cosa c’entra questo con Sarma? In parte la credulità nei confronti di teorie ultraterrene si spiega con il background culturale a cui la chef si ispira, e che non si esaurisce con il veganesimo (e non significa che tutti i vegani sono dei truffatori) ma fa emergere una linea sottile e talvolta pericolosa che unisce teorie e movimenti alternativi tra di loro. In questo modo si produce una sorta di negazione della verità contingente che potrebbe portare ad accettare versioni alternative della realtà, per esempio quella che Anthony proponeva a Sarma.
L’analisi di Eater
Sul magazine statunitense si pone invece in risalto il fatto che nel mondo del cibo e della ristorazione episodi di frodi e furti di stipendi sono tutt’altro che insoliti. In quest’ottica la storia di Melngailis non sarebbe più eclatante o grave di altre. “Anche grandi catene come McDonald’s hanno pagato milioni per risolvere cause che denunciavano furti di salario. Lo stesso è vero nel mondo della ristorazione, come dimostrano ristoranti rinomati come il Per Se di Thomas Keller e l’acclamato locale di Lummi Island, il Willows Inn, quest’ultimo ha pagato 600.000 dollari per risolvere una causa collettiva intentata dai suoi dipendenti per presunto furto di salario” scrive Amy McCarthy.
E benché sia difficile darle torto, alcuni aspetti inquietanti della vicenda (ce ne sono alcuni taciuti anche da Netflix, come la questione degli abusi sessuali), la truffa alla madre, il misticismo, le minacce, la fuga e l’episodio della pizza, il modo in cui i due truffatori si conoscono, su Twitter e tramite la moglie di Alec Baldwin, l’immortalità per il cane, la presenza di personaggi inesistenti, i nomi falsi, i servizi segreti, e il comportamento di lei non del tutto binario rendono comunque la storia straordinaria.