Con quanta arroganza mi sono approcciata alla sesta puntata di Masterchef Italia 9. Ho preso un bicchiere di vino, ho acceso la tv e ho immaginato una noiosa sequela di prove che tanto, cari i miei autori di Masterchef, sapevo già benissimo dove sarebbero andate a parare. Non a caso l’ultima volta vi avevo lasciato con un ben preciso pronostico, spiegandovi bene quanto io sia portata al gioco d’azzardo, alle scommesse e al Mercante in Fiera in particolare.
Così, forte delle mie convinzioni, sapevo già che questo giovedì avrei dovuto salutare Vincenzo e Davide.
E indovinate un po’? Non ci ho preso manco per sbaglio, e in effetti se il mio salvadanaio a porcellino è ancora traumatizzato dalle sessioni di giochi da tavolo natalizi un motivo ci sarà pure.
Contro ogni (mia) previsione, escono Gianna e – urca urca – Fabio, che io avevo addirittura messo sul mio personalissimo podio. Quest’ultimo, però, ammetterete che è un errore perdonabile: l’uscita di Fabio, proprio quando a furia di lodarsi da solo ci aveva convinti della sua bravura, era davvero difficilmente pronosticabile.
Dunque la verità è che non ho sbagliato io, ma sono stati bravi gli autori di Masterchef a sorprenderci, in questa sesta puntata. Perciò sono pronta a premiarli, raccontando una puntata fatta solo di momenti top. Perché la verità è che questa edizione di Masterchef ha preso il ritmo giusto, delineando personaggi interessanti, costruendo prove toste e facendo in modo che anche i momenti flop, alla fine, risultino funzionali alla narrazione.
Così, la prima della classe che va in crisi per girare una frittata va letta non come una caduta di stile, ma come un altro colpo di scena. E Maria Teresa che, preparando le linguine al pesto, le tira fuori dall’acqua e le fa passare in padella non è ammattita all’improvviso, ma è (come da puntate precedenti) incredibilmente diabolica, e solo Cannavacciuolo l’ha capita: la padella è spenta – fa notare lo chef di Villa Crespi – e noi siamo quasi certi che quel passaggio lì lei abbia solo finto di farlo, per confondere le idee al suo sfidante.
Eppure, questa puntata di Masterchef non passerà alla storia come quella delle sorprese. E nemmeno come quella della multiculturalità, come farebbero pensare il cous cous prima, la vittoria di Mylenis poi e pure il matrimonio indiano in esterna (il tutto mitigato a fine puntata con una carrellata di piatti della tradizione di mammà). No, niente di tutto questo, almeno non per me.
Io, questa puntata, me la ricorderò sempre come quella che ha visto gridare lo chef Locatelli, che ha perso le staffe nel momento in cui Fabio, durante il pressure test, ha provato ad aprire un pacco di rigatoni coi denti, roba che manco io quando i miei figli usano lo stesso metodo per staccare i mattoncini dei Lego attaccati. E ci scommetteremmo quel che rimane nel salvadanaio che quel gesto lì Locatelli se l’è legato al dito, ed è quello che è realmente costato a Fabio l’eliminazione.
Ma ora vediamo i momenti top della puntata, evitando quelli che racconterei come flop se volessi essere cattiva, tipo l’eccessiva iperattività di Luciano, o gli alti e bassi umorali di Davide, e che certamente avremo modo di trattare nelle prossime puntate.
Il cous cous
La Mistery Box di questa puntata contiene il piatto che “rappresenta l’unione dei popoli del Mediterraneo”. “Il piatto dell’integrazione, del volersi bene, contro l’odio”. Una “tradizione antichissima, così intima” che fa emozionare Giada, e non solo. Per quanto evochi lo spettro di Rachida, la concorrente più improbabile di tutte le edizioni di Masterchef, questo approccio al cous cous mi piace. E sì, è (anche) una questione politica.
Fabio
“Bello quando al supermercato compri il cous cous già fatto”, ammette Fabio (in una evidente giornata storta) vedendo tutti i passaggi necessari a preparare il cous cous. Fabio, non so se sei tutti noi, ma sicuramente sei me, mamma lavoratrice che incappa spesso e volentieri in soluzioni veloci e almeno in parte precotte.
Le porzioni di Cannavacciuolo
“Come sto a casa mi faccio il cous cous. Sì, ma io ne faccio una bagnarola”, spiega Cannavacciuolo, con tanto di gesto a braccia larghe. E ha tutta l’aria di Checco Zalone che assaggia una porzione di pasta in un ristorante elegante e se ne esce urlando che è cotta e può essere scolata. E non è assolutamente un caso, se Cannavacciuolo piace al pubblico quanto Checo Zalone. Alla faccia del “Percorso degustazione gourmet”.
Marisa
Marisa in versione femminista, in questo periodo di donne che sanno stare un passo indietro agli uomini, ci piace. “Se fai un cous cous così, trovi un marito siciliano subito”, le dice Locatelli. “Ma io il marito non lo voglio”. Checché ne dicano le favole, non tutte le donne con il visino da principessa aspettano un principe azzurro che le salvi.
La prova degli agrumi
Adoriamo (anzi, ringraziamo) Masterchef quando insegna a noi e a tutto il pubblico qualcosa di nuovo sul mondo enogastronomico, e la prova con gli agrumi coltivati da Niels Rodin è esattamente quel che ci voleva.
Francesca
Super top Francesca che porcapaletta non ne sbaglia una, ed esce vittoriosa pure quando inciampa nella frittata di cipolla. (Francesca, senti a me: con il fiuto che ho io per i pronostici, ti conviene iniziare a toccare ferro).
La discalculia
Viva la squadra blu, che va in palla cercando di moltiplicare le dosi per gli invitati del matrimonio dell’esterna. “Se ce ne serve uno per quattro, per quaranta ce ne servono…” e giù facce a pesce lesso e volti nascosti sotto il banco nella speranza di non essere interrogati dalla maestra.
Ripetete con me: “sono discaculico”, e vi verrà perdonato tutto, perfino quando vi dimenticherete il giorno dell’anniversario del vostro matrimonio (parlo per esperienza diretta).
E voi, cari autori di Masterchef, sappiate che vi sto con il fiato sul collo. In questa puntata avete vinto voi, ma ci rivediamo la prossima settimana.