Ci siamo: in un mondo in cui tutto si ferma per il dannato Coronavirus, la televisione è una delle poche certezze che abbiamo. E stasera, cascasse il mondo, andrà in onda la finale di Masterchef Italia 9. Saremo in tanti a seguirla, seduti sul divano a un metro di distanza l’uno dall’altro, ma forzatamente confinati in casa con il serio rischio di diventare teledipendenti. Personalmente, nessun sostanziale cambiamento rispetto alla norma. Il mio gruppo d’ascolto del cooking show più amato d’Italia si era già disgregato alla seconda puntata e io teledipendente lo sono più o meno sempre stata. Anzi, giovedì prossimo dovrò convivere con un enorme senso di vuoto, che non potrò colmare neanche con qualche occasione di socialità.
Ma per stasera ho un appuntamento, il che – in questo periodo – fa segnare un picco verso l’alto alla mia agenda semivuota e desolata.
In attesa delle mie pagelle – che vi prometto di fare con puntualità e cattiveria – sono qui in veste di bookmaker, a spiegarvi chi vincerà Masterchef (quantomeno, quali sono le quotazioni di Dissapore sui finalisti) e perché. Dalla mia parte, stavolta (dopo decine di previsioni sbagliate, lo ammetto) ho un metodo infallibile, confermato dalla storia di Masterchef: andare a guardare come si sono comportati gli aspiranti chef ai casting. È lì – lo scommettiamo – che si vede davvero chi ha i numeri e chi no. E, se seguiamo questo percorso, uno solo tra i quattro finalisti li ha davvero.
Antonio
Del quarantatreenne art director di Bassano del Grappa ricorderemo soprattutto l’espressione sul suo viso di fronte allo chef Jeremy Chan. E, ne siamo certi, se la ricorderà pure il suo compagno (però, Daniel, lo sai anche tu: ci saremmo tutti comportati così). Motivo per cui, probabilmente, Antonio non ha tutta questa fretta di tornare a casa a giustificare quel suo imbarazzo di fronte al più bono dei boni degli chef del mondo. Il suo sogno, una volta finito il programma, è aprile una “table d’hote” in Costa Azzurra. Tres Chic, Antonio, ci piace.
Di motivazione Antonio ne ha dunque a palate. Ma non solo: ha anche le carte in regola. E lo ha dimostrato già nei casting (che la storia di Masterchef insegna: sono fondamentali per capire chi vincerà), con il suo piatto di ravioli ai gamberi di Sicilia e asparagi, che ha preso complimenti da tutti e tre i giudici.
Una cucina forse un po’ da sgrezzare, una grande convinzione ma un’emotività che può metterlo in difficoltà.
Per noi, Antonio ha il 35% di possibilità di diventare il nuovo Masterchef d’Italia.
Davide
Il trentenne triestino Davide per noi è l’uomo camaleonte. Non tanto per la sua capacità di mimetizzarsi e adattarsi alle situazioni (dalla cucina di strada a quella pluristellata, dove ha brillato in semifinale), quanto per lo sguardo che assomiglia un po’ a quello di Alex di Arancia Meccanica quando viene costretto a palpebre aperte a guardare film di violenza. Di lui ci ricorderemo gli sbaciucchiamenti con la moglie, la roba più zuccherosa vista nella storia di Masterchef dopo le prove di pasticceria di Iginio Massari. Ma la verità, scherzi a parte, è che Davide è il concorrente che nella Masterclass ha avuto il percorso più sorprendente, con la crescita più interessante, e quindi potrebbe stupire ancora. Il suo piatto dei casting? “Quando il coniglio incontra la capra” (è l’unico tra i finalisti a non aver presentato un primo piatto), che aveva fatto dire di si in coro ai giudici.
Una cucina dal tocco orientale, con una bella dose di tecnica. Ma in qualcosa forse un passetto indietro agli altri, nonostante il giudizio di Yannick Alléno. Per noi, Davide ha il 30% di possibilità di diventare il nuovo Masterchef d’Italia.
Marisa
Qui a Dissapore l’avevamo data per vincente fin dall’inizio. Marisa Maffeo, la bionda infermiera di Castel San Lorenzo (Salerno), ha tirato immediatamente fuori grinta e capacità, motivo per cui da lei ci si è sempre aspettato molto. Poi, ha avuto una fase calante: le unghie hanno lasciato spazio a un po’ di lacrimucce accennate, e forse le idee sono venute un po’ meno. Ma Marisa è forte, e continuiamo a pensare che abbia le carte in regola per fare bene, se tiene a freno l’emozione. Chissà se ha fatto la strada necessaria per convincere i giudici, dopo la partenza ai casting con gli gnocchi con crema di basilico e gamberi cotti in vasocottura e stracciatella di burrata, che avevano preso un si di Barbieri (che pensava peggio), un no di Cannavacciuolo e un si di incoraggiamento di Locatelli.
Creatività, cura nell’impiattamento, ma una mancanza di sicurezza che potrebbe metterle i bastoni fra le ruote. Per noi Marisa ha il 20% di possibilità di diventare il nuovo Masterchef d’Italia.
Maria Teresa
Il nostro amore per Maria Teresa, trentunenne consulente finanziaria di Cerignola, è totale. Perché la verità è che è l’unica che ha da subito capito di non essere in una puntata de La Casa nella Prateria, ma in una competizione tra aspiranti chef. Quindi ha messo il coltello fra i denti e non ha fatto prigionieri, a costo di guadagnarsi la fama di perfida (ma no, perché?).
Grande determinazione e una sicurezza un po’ ostentata, che però le hanno permesso di costruire una strategia che l’ha portata fino in finale. Ai casting, con il suo primo piatto dai sapori pugliesi, aveva guadagnato il grambiule grigio, che l’aveva portata alla prova di abilità
Enorme focus sull’obiettivo, sicurezza e determinazione invidiabile. Ma, probabilmente, ancora tanta strada da fare su ingredienti, tecniche e preparazione. Per noi (e lei sa quanto ci dispiaccia), Maria Teresa ha solo il 15% di possibilità di diventare il nuovo Masterchef d’Italia.