Gianna, che pensava che Cannavacciuolo fosse più simpatico (“e invece è molto rigido anche lui”) e Fabio, che aprirà la sua scuola di cucina. Alla prova dell’intervista del dopo eliminazione da Masterchef Italia 9, i due concorrenti che sono usciti alla sesta puntata del programma sono esattamente come ce li aspettavamo. Gianna, timida ma non troppo, un po’ insicura, uscita un po’ prima di quanto ci aspettassimo, ma in fondo mai davvero lanciata verso la vittoria.
Fabio è Fabio, e se lo avete seguito in queste settimane (o se avete seguito le nostre pagelle) sapete esattamente cosa intendiamo. Fabio è quello che, dopo ogni piatto, si faceva i complimenti da solo, prima ancora di sentire il parere dei giudici. E, alla fine, aveva convinto pure noi a casa, a dimostrazione che la sicurezza, paga. Agli occhi degli altri, sei quello che mostri di essere. Anche se poi, alla prova dei fatti, esci inaspettatamente a metà percorso, lasciandoci tutti a bocca aperta.
Ma Fabio ha le idee chiare, e alla domanda su cosa farà nel suo futuro post-televisivo spiega che vuole mettere su una scuola con dei corsi per raccontare non LA cucina, ma la sua cucina, in particolare a bambini e ragazzi. Un progetto ambizioso (a dir poco) dopo sole sei puntate di programma televisivo, ma con dei parametri effettivamente già definiti: “non voglio insegnare a chi vuole fare il cuoco di professione”, spiega Fabio, “ma a chi vuole diventare un cuoco amatoriale”.
In effetti sei puntate di Masterchef, viste da casa, sembrano sufficienti a crescere un bel po’. Questi entrano spesso acerbi e ne escono facendo piatti stellati, salse bernesi e preparazioni gourmet. Ma quando studiano? “Nel residence, tra una puntata e l’altra del programma. Abbiamo a disposizione una nostra cucina e a turno prepariamo da mangiare”, spiega Gianna. “Ci diamo consigli, e poi ci chiudiamo in camera e leggiamo libri, studiamo tutto il tempo”. Già, ma perché non farlo prima di partecipare al programma, allora? Probabilmente perché la vita di tutti i giorni non consente un focus così grande su quello che è, a tutti gli effetti, un hobby (ricordiamo, se necessario, che i concorrenti di Masterchef sono tutti cuochi amatoriali). Ed è così che un programma tv si trasforma in una sorta di ritiro spiritual-gastronomico, una full immersion di conoscenze e competenze da cui uscire profondamente cambiati.
Sia che tu sia Gianna, sia che tu sia Fabio. La prima, considerata dagli avversari (e da noi spettatori), meno temibile (“ma se siamo arrivati lì, è perché tutti e venti sappiamo cucinare, e bene. Semplicemente io sono stata vittima della mia insicurezza”, dice). Il secondo, il bello dall’occhio ceruleo che non deve chiedere mai, talmente sicuro di sé da apparire presuntuoso e antipatico. “Ma – risponde a domanda diretta – in cucina devi fare le cose con convinzione, se no la timidezza si trasferisce nel piatto”.
“Abbiamo giocato una partita: a volte si vince, a volte si perde”, chiosa Fabio, e a noi pare sempre più chiaro che a Masterchef nessuno è salvo, soprattutto chi si loda troppo, e la finale a questo punto è – almeno in parte – una grande incognita.