Comincio questo 2021 con delle scuse: vi sarete forse accorti che non stata puntuale come al solito nel raccontarvi la terza puntata di Masterchef Italia 10.
Ma – e spero non me ne vogliate – nonostante il lockdown, i distanziamenti sociali e la vita di stenti e privazioni a cui ci costringe la pandemia, mi sembrava veramente troppo passare tutte le feste in compagnia di Barbieri, Cannavacciuolo & Locatelli. Passi per la Vigilia di Natale, cari i miei autori di Sky, ma questo 2020 meritava di essere salutato un filo meglio che restando tutta la serata davanti alla tv, fosse anche solo ingozzandosi di lenticchie nella speranza di far su qualche soldino in più.
Ora però, dopo essermi scusata, non vi rubo altro tempo, e passo ai top e ai flop di questa nuova puntata, che entra finalmente nel vivo della competizione.
TOP
I nostri artigiani
Non so se Masterchef avesse già in mente, durante la registrazione, quel che c’era da aspettarsi lì fuori, con la crisi e tante attività d’eccellenza messe a rischio. Non si può non apprezzare, però, che gli ingredienti del primo Invention Test siano portati nella Masterclass da tre artigiani del territorio: un casaro, un macellaio, e un agricoltore. Viva loro e i loro prodotti, che meritano tutti i nostri palcoscenici.
L’ultimo guizzo di Giuseppe
L’idraulico Giuseppe che – come avevamo pronosticato – non è rimasto con noi sufficientemente a lungo per farci indagare sul suo look da serial killer anni Settanta, ci lascia con un ultimo guizzo creativo. Il suo piatto fatto con la pompia da “pompiano” diventa ad un tratto “pompeiano” e Cannavacciuolo illustrandolo lo trasforma in un trionfo: “Vedi? C’è la lava, il vesuvio e tutti i cadaveri”.
L’omaggio ai rider
Ma di che stiamo parlando? Masterchef risolve il problema dell’esterna senza pubblico e ne approfitta per fare un omaggio a una categoria dei lavoratori fondamentale per il settore. Avanti luce a tutto il resto. Bravi, bravi, bravissimi.
Irish
Sveglio come il caffè, carico come il whiskey, bono come la panna montata. Sì, va bene, tutto questo per fare l’Irish Coffee e farvi ridere un po’ con una freddura à la Cannavacciuolo, ma in realtà io ho scelto il mio concorrente preferito di questa puntata. Mi pare fortissimo, quello da battere, nonostante qualche tentennamento di troppo in esterna. E il fatto che paia il migliore della Masterclass significa che – come storia di Masterchef insegna – non sarà lui a vincere. Ma di certo arriverà lontano. Forza Irish.
FLOP
La volpe e il basilico
Monir che paragona Valeria – la Micaela Ramazzotti di Masterchef 10 – a una pianta di basilico non solo è poco elegante, ma segna nuove vette di “è fidanzata quindi sto a rosicare”. “Bellina ma non me serve a niente”, dice lui. Si vede che non hai mai assaggiato un buon pesto, Monir, che fidati che il basilico nella vita ti serve più di quanto tu non possa immaginare.
Monir pigliatutto
E il secondo flop va di nuovo a Monir che, nonostante venga più volte accusato di scopiazzare, alla fine della Mistery Box è convinto, ma convintissimo, di aver fatto un piatto pazzesco. Si ripete un’infinità di volte che sarà chiamato tra i migliori, e invece… Monir, fidati di me: vola basso, che a Masterchef pure i muri hanno le orecchie e quelli troppo sicuri di sé vengono difficilmente premiati. Però, alla fine, tutta questa convinzione un risultato lo porta: quando alza fastidiosamente la mano per dire la sua – non interrogato – dopo l’esterna, io mi rendo conto che già lo adoro, se non altro perché sono certa che mi darà materiale di cui scrivere. Forza Monir.
Galeotta fu la triglia
Antonio, che conosce l’Artusi a memoria ed è il primo della classe, non deve non dico essere mai andato a cena a Villa Crespi, ma neanche aver mai letto un libro di ricette di Cannavacciuolo, per cascare in quel modo sulle triglie fino a – parola dello chef – violentarle.
Quante risate
Vi prego ditemi che la scelta degli ingredienti da utilizzare non viene fatta solo per creare degli pseudo divertenti siparietti da Bagaglino a Capodanno. No perché tra pompia e figata Cannavacciuolo s’è sbizzarrito, e a me è venuta voglia di riascoltarmi il discorso di Mattarella, pur di sentire qualcosa di sensato. Per non parlare della banana al Pressure Test.
La scelta delle brigate in esterna
C’è un meccanismo che in pochi, in dieci anni, hanno capito davvero. L’esterna viene sottovalutata da noi a casa quanto dai concorrenti, mi sembra. E invece, anno dopo anno, pare non si sia capito fino in fondo quanto sia fondamentale la formazione delle brigate in esterna. Le persone che metti in una squadra finiranno (o non finiranno) al Pressure Test. E, nonostante questo, spesso il caposquadra forma brigate fortissime, con tutti i più temibili avversari e il rischio di trovarseli di fronte alla sfida finale. Mah. Incoscenza o eccesso di sicurezza?
Tutto è bene quel che finisce bene, e in fondo anche quella di questa terza puntata di Masterchef 10 è una storia a lieto fine. Sì, per il bidet di Antonino Cannavacciuolo, alla cui riparazione potrà finalmente dedicarsi Giuseppe.