La religione cattolica ha invaso Food Network

Suore e monaci ovunque su Food Network, non solo per cucinare ma addirittura per il rosario di Natale. Al netto delle vere motivazioni dietro questo palinsesto, ci sembra una scelta fuori luogo.

La religione cattolica ha invaso Food Network

“Mi è la Rai, questa?”, mi sono chiesta quando Facebook mi ha suggerito di guardare il rosario di Natale in televisione. Fosse stata anche Mediaset, non mi sarei stupida poi tanto. Poi però mi sono resa conto che il post era di Food Network Italia: cosa c’entra la religione su un canale di cibo? Un conto è fare trasmissioni culinarie come Le ricette del Convento (arrivata ormai alla terza stagione) o La Cucina delle Monache (alla seconda stagione), un altro è mandarle in onda entrambe sullo stesso canale, nello stesso periodo, aggiungendo come corollario anche il rosario. E mi chiedo come mai così tanto cattolicesimo, su un canale dedicato solamente alla cucina e all’intrattenimento. Andiamo oltre al lapalissiano 2+2 che lega la cucina tradizionale anche a suore e frati (che, un po’ a cliché, cucinano notoriamente benissimo): cerchiamo di capire se e cosa c’è dietro la scelta di farcire di preghiere la cucina in tv.

Perché i casi sono questi: qualcuno ha capito che il target è molto devoto al crocifisso e allora cerca di accalappiarlo in questo modo (scelta razionale, ma veramente indigesta perché riduce la religione a mero divertissement); stanno mettendo in cucina tutto e tutti e allora han deciso di puntare alle origini più pie perché in effetti mancavano solo i monaci (stessa considerazione di poco fa); oppure ci sono ragioni più profonde – politiche e sociali, magari? – da mettere in fila. Per esempio, far capire che frati e monache sono di fatto persone normali che fanno un mestiere come un altro: ed è vero, ma non mi spiego perché a farsi carico di questa missione sia proprio Food Network.

La generazione cresciuta con i libri di Suor Germana

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In casa mia, il libro di ricette di Suor Germana (il primo, con i “segreti del convento” è uscito nel 1983) era consultato puntualmente per le grandi occasioni: mio papà segue pedissequamente la sua versione di insalata russa, per esempio. Quelle pagine ingiallite e consumatissime raccontano di due generazioni cresciute con lei, la Julia Child in versione italiana e col velo. Libri e non solo: la suora è comparsa anche in tv come al festival di Sanremo, a I fatti vostri con Massimo Giletti, da Maurizio Costanzo, per dare suggerimenti culinari alle coppie o alle massaie.

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Insomma la sua vita ruotava attorno alla cucina e alla scrittura, con comparsate strategiche qua e là nelle trasmissioni più disparate. Oggi, visto l’andazzo, sarebbe come minimo regina indiscussa di Food Network, altro che Benedetta Rossi. Scomparsa nel 2020 a 82 anni, erano comunque anni che Suor Germana non si esponeva più di tanto (a parte le frecciate dirette a chef e Antonella Clerici), e la sua “era” è difatti tramontata celermente come un sipario alla fine dello spettacolo. Uno spettacolo che, tuttavia, aveva ben poco di religioso: lei era una suora, ma cucinava e basta. Non si metteva a pregare.

Cucina e religione in televisione

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Riprese del convento o monastero che sia in esterna, dettagli interni, canti gregoriani, la cucina spoglia in loco. Iniziano entrambe così le due trasmissioni di cucina laboriosa al cospetto della Trinità. I frati sono tre (l’anziano e saggio, il cuoco, e il giovane frate canterino che assaggia), le monache invece sono quattro. Le ricette sono sempre “antiche e custodite” in un alone di mistero, di spiritualità e sacralità eppure svelate per un pubblico vastissimo ed eterogeneo, che fino a un minuto prima stava guardando Camionisti in trattoria, Beer masters o Frau Knam.

Comprendiamo che, dopo alcune ricette proposte da Frau Knam, possa esserci bisogno di un segno della croce, ma così si esagera un pochino. Sì perché qui non ci si limita a proporre la cucina nei conventi: il messaggio che passa è invadente, un po’ come l’ossessione di alcuni per appendere il crocifisso nelle scuole italiane. Soprattutto se pensiamo che su Food Network non c’è traccia di altre religioni oltre a quella cattolica.

Ora et Labora con i frati

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Palermo, Monastero di San Martino delle Scale. Tre i monaci protagonisti e un debutto in televisione del tutto casuale e inaspettato: su altre testate, i protagonisti hanno dichiarato di essere stati contattati dall’ente (Discovery Italia, divisione di Warner Bros) e di aver trovato interessante la proposta di fare una trasmissione improntata sulle ricette tradizionali italiane. O meglio, sulle “ricette segrete e rimaste custodite gelosamente tra le mura dei conventi – un viaggio dal sapore antico che profuma di spiritualità, squisiti peccati di gola da raccontare”. 

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Le ricette sono anche in questo caso molto semplici, raccontate senza troppo copione, fatte senza troppe accortezze macchinose, con sponsor abbastanza discreti (in fondo, è pur sempre un programma con fini commerciali). Tra una preparazione e l’altra, la storia dei frati, o del convento, o della religione: per esempio, le ricette del pesce che sono “perfette per i venerdì“, o il concetto di “ora et labora” evidenziato molto spesso. Niente accessori come planetaria o fruste, perché “si lavora con le mani, San Benedetto parla dei Mestieri“. Nulla da dire sui protagonisti dei due programmi né sulle ricette che propongono, ma la scelta autorale di inserire precetti biblici potrebbe risultare forzata e non attinente.

Monache plurilaureate che scelgono il convento

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Si svolge nel Monastero benedettino di Sant’Anna in Umbria, La Cucina delle Monache, con una narrazione scontatissima a metà tra la devozione e la “suora sprint” alla Sister Act. Infatti, le monache scelte come protagoniste della trasmissione tv sono a dir poco peculiari: una “era destinata alla serie A di pallacanestro ma ha scelto di essere un’atleta del Signore“, l’altra è “architetto e ha girato il mondo ma ha trovato il silenzio che cercava in questo monastero“, la terza ha “quattro lauree ma il significato della vita l’ha trovato solo nella parola del Signore“, infine la più giovane che è “laureata in psicologia (cognitiva ndr) e oggi accoglie le persone che bussano al monastero“.

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Della serie: dimenticatevi del concetto retrogrado della suora che pensa solo alla messa o che fugge dalla corruzione come La Monaca di Monza, qui ci sono donne forti e atletiche, giramondo, plurilaureate, acculturate e peculiari ma che hanno deciso per questa strada monacale. Ok, quindi? Torno alla mia prima ipotesi: l’intento di intrattenimento che, a questo giro, sfrutta la religione come al prossimo sfrutterà qualcos’altro.

Il rosario nel palinsesto di Food Network

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Mettiamo che la mia analisi sia stata esagerata, e che effettivamente l’intento non troppo studiato fosse tornare ai tempi di Suor Germana oppure proporre cose economiche e semplici per suggerire un concetto di economia domestica che ora – tra chef da una parte e cibo gourmet dall’altra – si è forse perso via. Perfetto. Ma il rosario? Qualcuno mi spieghi perché inserirlo come trasmissione natalizia a sé, su Food Network. Quarantasette minuti di rosario e preghiere vere e proprie, con ripresa fissa sulle monache intente nel farlo davanti alle telecamere. Per chi? Per quale motivo? Perché non c’è nulla su altre religioni? Personalmente non ho una risposta scientifica, faccio solamente notare quanto sia discutibile tale scelta, soprattutto dati i tempi di inclusione che corrono.

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