Stasera, su Rai2, va in onda il primo dei sei episodi previsti di “Il ristorante degli chef”, ennesimo cooking talent, questa volta targato Rai.
In realtà doveva chiamarsi “La battaglia degli chef” –la fantasia al potere, proprio– ma il nome scelto chiarisce meglio l’obiettivo per i concorrenti: dimostrare di saperci fare ai fornelli ma anche nella gestione di un “vero” –vedremo quanto– ristorante.
[Per chi non ne più degli chef in tivù: Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia]
Dovranno elaborare menu, gestire la spesa quotidiana, appagare i palati degli soliti ospitoni vip, e quelli più esigenti dei tre giudici, vale a dire Isabella Potì, Andrea Berton e Philippe Léveillé. Ve li stiamo per presentare, se non li conoscete ancora.
L’episodio di questa sera, trasmesso in prima serata, è dedicato alle selezioni: si inizia con 80 aspiranti concorrenti, scrematura dei 20mila che si sono presentati ai casting –così pare abbia scritto Sorrisi & Canzoni– per 10 posti a disposizione. Dal secondo episodio inizierà la fase a eliminazione, con gli aspiranti cuochi chiamati a dimostrare come si gestisce un esercizio commerciale.
Sicuri che apprezzerete il fatto di non aver nominato MasterChef neanche una volta, finora, passiamo alla presentazione dei giudici.
Isabella Potì
Nata a Roma nel 1995, chef pasticciera del ristorante Bros di Lecce –appena stellato dalla Guida Michelin 2019– nel 2017 è comparsa tra i “30 Under 30” della rivista americana Forbes, i giovani da tenere d’occhio nel campo delle arti, e in seguito descritta come una delle 10 donne più influenti della cucina italiana. Tutto questo a 23 anni.
Bionda, sguardo magnetico, nata da padre leccese e madre polacca, Potì ha una formazione rigorosa, specie nel periodo spagnolo, con i tirocini presso lo chef basco Martin Berasategui –tre stelle Michelin– e nel laboratorio del maestro pasticciere Paco Torreblanca, guru della pasticceria moderna.
[Pastry chef: chi è Isabella Potì e che ci fa a 21 anni nella lista di Forbes]
È fidanzata con Floriano Pellegrino, il 28enne chef e proprietario del ristorante Bros’: la coppia condivide l’originale impostazione del piccolo ristorante leccese i cui menu degustazione costano dai 75 ai 150 euro.
Andrea Berton
Andrea Berton, 48 anni, non è il solo allievo di Gualtiero Marchesi di cui ammiriamo da anni le gesta (altri sono Carlo Cracco, Enrico Crippa, Ernst Knam, Pietro Leemann, Paolo Lopriore, Davide Oldani), ma sicuramente il più alto. Forse non tutti sanno che si è guadagnato la prima stella Michelin da chef della Taverna di Colloredo di Monte Albano (UD).
Più nota e mondana la seconda stella: al Trussardi di Milano. Nel 2012, insieme ad alcuni soci ha aperto il bistrot Pisacco e poi DRY Cocktail&Pizza.
È però Berton, il ristorante nel complesso di Porta Nuova a Milano, a ridargli la stella Michelin nel 2014, appena un anno dopo l’apertura. Niente rigidità da grande ristorante, più freschezza e naturalezza, ammiccamenti discreti alla cucina orientale, amore viscerale per alcuni ingredienti. Pochi in realtà, i brodi per esempio.
Philippe Léveillé
È francese, e questo si poteva intuire. Per la precisione nato a Nantes –in Bretagna– il 27 luglio 1963. In Italia è venuto per la prima volta nel 1987: non se ne è più andato. Arrivato nelle cucine del Miramonti l’Altro di Concesio, provincia di Brescia, nel 1992, ha avuto in consegna dalla famiglia Piscini le basi della cucina bresciana, oltre alla figlia, Daniela, che ha sposato poco dopo. Nel frattempo al ristorante sono arrivate 2 stelle Michelin.
La cucina dietetica non fa per lui. I suoi sono piatti sostanziosi, percorsi goderecci tra caprini e foie gras. Tecnica francese e materie prime lombarde, ha trovato il suo piatto più famoso nel risotto ai funghi e formaggi dolci di montagna. Lo mangi ne chiedi ancora poi svieni. Felice.
[Crediti | Link: Panorama]