Ieri sera Il ristorante degli chef è stato il programma meno visto della prima serata.
Il primo episodio del nuovo (?) talent per aspiranti cuochi è stato seguito da 1.137.000 spettatori con il 5,4% di share e il crollo di Rai2 all’ultimo posto degli ascolti in prime time, battuta tra le generaliste da Rai3, La7, Rete4, e più che doppiata da Italia 1 con Le Iene Show.
Un risultato poco lusinghiero ma perfino generoso, sentenziano i commenti del giorno dopo.
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Il secondo tentativo Rai di partecipare alla marcia dei cuochi in tv (tutti sembrano aver dimenticato –ma come non comprenderli– lo sfortunato “La terra dei cuochi“ con Antonella Clerici, trasmesso da RaiUno nel 2013) non ha nulla che possa colmarne il gap con MasterChef e Hell’s Kitchen, le due glorie cuciniere copiaincollate dal programma di RaiDue.
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Cosa si poteva pretendere, del resto, da un tentativo d’imitazione fuori tempo massimo?
Scrive oggi Il Foglio che ci sono voluti sette anni perché la Rai percepisse l’esistenza del fenomeno MasterChef. Lo show che ha cambiato il linguaggio della cucina in tv, facendola diventare a tutti gli effetti uno spettacolo patinato degno della prima serata, è in effetti del 2011. Hell’s Kitchen è arrivata tre anni più tardi.
Ma la decisione più straniante di Viale Mazzini è stata quella di cavalcare l’onda dei programmi di intrattenimento tra i fornelli quando la febbre sembra essere passata.
Commenta ancora Il Foglio: “MasterChef è invecchiato, vittima di se stesso e di un meccanismo ripetitivo, lento. Gli ascolti sono calati, gli chef hanno smesso di fare notizia e la parabola della cucina formato tv ha finito per assumere una curva infelice”. Cosa, questa, che non è bastata a scoraggiare viale Mazzini.
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Poco possono i tre giudici del programma, Berton, Léveillé e Potì –chi te l’ha fatto fare, Isabella–, intrappolati nelle consuete liturgie viste fino alla nausea: gli aspiranti chef pieni di passione pronti a misurarsi con i problemi della vita in brigata (preoccupate la percentuale di food blogger, web writer e social media manager), le sfide, gli impiattamenti da ristorante, l’assaggio, le lacrime e la scelta dei migliori.
L’unico motivo di soddisfazione per RaiDue è di ordine economico. Avere riempito Il ristorante degli chef con il cosiddetto product placement, l’avrà reso almeno un programma finanziariamente virtuoso.
Ma tutto il resto, con un pubblico sempre più in fuga da questo tipo di spettacolo, rischia di essere la pietra tombale per gli aspiranti cuochi massacrati in tv dagli chef stellati.
[Crediti | Il Foglio]