Finalmente abbiamo l’Hotel da Incubo de noantri, versione italiana della celebre serie americana “Hotell Hell” centrata sullo chef più celebre della tv, il fumantino Gordon Ramsay, e, se mi passate l’azzardo, versione per hotel di “Kitchen Nightmares“, il programma che ha ispirato Cucine da Incubo con Antonino Cannavacciuolo. Riassumendo: in “Hotel Hell“, invece che per ristoranti, Gordon Ramsay gira per hotel, B&B e pensioni dove corregge, motiva ed esibisce di fronte alla telecamera le sue proverbiali sfuriate.
E di chi è il ruolo di Gordon Ramsay in Hotel da incubo, serie prodotta da Endemol trasmessa da DeeJay Tv?
Di Antonello Colonna, da noi già descritto come “concentrato di astuzia, senso pratico, strafottenza leggermente dissimulata e genialità“, nonché archetipo dello chef imprenditore con Open Colonna sotto la vetrata che copre la terrazza del PalaExpo a Roma, Vallefredda Resort, hotel moderno con spa e ristorante su 20 ettari di terreno coltivato nella campagna romana, Openbistrò, inaugurato lo scorso maggio al Terminal 1 dell’aeroporto di Fiumicino.
Una scelta improbabile, nel senso che quello di Antonello Colonna non è quel che si dice un volto televisivo.
Invece, va detto subito che Colonna, nei panni del giudice che corregge il malcapitato locandiere a suon di crude verità ma sa anche capirlo e motivarlo ha un talento indiscutibile, risultando efficace e credibile.
Casomai sono le locande a esserlo meno: troppo polverose, scialbe e decadenti per essere vere, con personale eccessivamente triste oppure sgarbato e litigioso.
Troppa finzione toglie spontaneità al programma, vanificando il lavoro dello psicologo Colonna che, come già Cannavacciuolo, evita la trappola di scimmiottare Ramsay, cosa poco riuscita a Carlo Cracco in “Hell’s Kitchen”, ma anzi, infonde nel ruolo la sua personalità sorniona venata di coinvolgente sfrontatezza romana.
E proprio Colonna può essere il fattore determinante per evitare al programma di prendere polvere nel mondo delle repliche estive.
Ecco dunque i nostri personali gusti e disgusti.
PIACE
Già detto: molto abile nel non clonare Gordon Ramsay. Essere diverso, scanzonato, anche il gentiluomo che abbraccia e conforta la locandiera in lacrime, può fare la sua fortuna (“che le donne che piangono non se possono vedè“).
NON PIACE
I primi episodi non sono decollati, inutile girarci intorno: il copione è mediocre, l’impianto del programma troppo artificioso (i personaggi, l’idea di far credere che nella stanza ci siano i fantasmi, le due dita di polvere durante le ispezioni di Colonna) e privo di fantasia.
PIACE
La cura e le indubbie capacità architettoniche della ristrutturazione. La trasformazione di camere, reception, giardino compreso l’aspetto del personale è uno dei momenti migliori.
NON PIACE
Se hai a disposizione uno come Antonello Colonna non azzerate o quasi le presenza della vita in cucina e in sala: datecene di più.
Ultima considerazione, che vale anche per la versione italiana di Cucine da Incubo: uno tra i momenti migliori degli episodi originali è quando Gordon Ramsay torna nei locali a distanza di tempo per scoprire se le cose sono effettivamente migliorate.
Una parte che da noi non c’è, peccato.