La prima notizia è in qualche modo rassicurante: Eleonora, la nuova Masterchef d’Italia, è esattamente come l’abbiamo conosciuta, o forse no. Basta immaginarsela, una come lei, che va nel pallone se qualcuno le parla, che si imbarazza per qualsiasi forma di attenzione, a rilasciare le interviste di rito all’indomani della sua vittoria nel talent show culinario tarato Sky Original ed Endemol Shine Italy.
Così, ci vorrebbero un paio d’ore per farla davvero scaldare e permetterle di sentirsi a suo agio tra una domanda e l’altra, a cui ogni tanto risponde con un “bho”, rimarcando la sua passione per i versi da fumetto d’altri tempi. Lei ce le concederebbe anche, generosa com’è, ma non siamo certi che basterebbero a capirla davvero. Eleonora, nel caso non l’abbiate capito, è tutto fuorché ordinaria. La cosa però che sicuramente non avevamo capito è che lei sa benissimo di esserlo, e le sta bene così, E forse sa anche che è questa la sua forza.
Quella che le ha permesso di brillare, in mezzo a concorrenti più agguerriti e forse più rigorosi di lei, ma probabilmente meno interessanti. Perché quel guizzo in più, che Elonora ha dimostrato di avere, è proprio quello che distingue una cosa buona da una cosa stra-ordinaria. Se la cucina contemporanea è fatta per stupire, talvolta prima ancora che compiacere, una come Eleonora è la persona giusta per cucinare.
E ieri sera lo ha dimostrato: partiva sfavorita, con la sua dose di follia – per definizione imprevedibile – e un carattere all’apparenza più fragile e sicuramente meno sicuro, che non garantiva che avrebbe retto lo stress della finale (d’altronde, Eleonora era quella che ha combinato qualche pasticcio ai live cooking, e pure nella cucina di Uliassi). Dall’altra parte due caterpillar, talmente sicuri di vincere da non mettersi davvero in discussione fino in fondo, al punto di risultare rassicuranti sì, ma anche prevedibili.
Eleonora, rispetto alla cucina di Antonio e di Michela, la tua sembra essere meno “definita”. Nel tuo percorso a Masterchef hai preparato cose diverse, senza un vero filo conduttore. Anche in finale hai portato l’Oriente che, diciamo, non era quasi mai spuntato nei tuoi piatti. Quindi? Com’è la tua cucina?
“Probabilmente è così, in effetti, non avevo e non ho una cucina definita. Il fatto è che non mi sono mai posta nessun limite, e soprattutto è stata una cosa totalmente nuova per me. Non è che non avessi mai cucinato, ma di certo non avevo mai affrontato mesi come quelli che ho passato lì a imparare e creare dei piatti che avessero uno stile. Quindi no, non c’era una coerenza, ma a me la coerenza comunque non piace”.
Nel comunicato stampa post vittoria si parlava di una tua preferenza per i piatti vegani e vegetariani: noi però non ce ne siamo molto accorti nel tuo percorso, o abbiamo sbagliato a guardare?
“Non è che abbia una reale preferenza per gli ingredienti vegetali, è che li conosco meglio, perché per sfamarmi ho cucinato molte più verdure che carne”.
Intendi vivendo nei boschi, in quella sorta di “comune” di cui ci hai parlato?
“Non mi piace chiamarla “comune”, perché non lo era. Era un co-housing in mezzo al bosco, ed era bellissimo. Ho avuto la fortuna di trovare questa casa in campagna e ci ho trascorso due anni incredibili”.
Che hanno influito in qualche modo sulla tua cucina?
“Sicuramente sì, soprattuto nel rapporto con le materie prime. Lì vivevo a contatto con la natura, coltivavamo le nostre verdure, compravamo i formaggi dai casari, la carne dai cacciatori. Avevo la fortuna di avere un rapporto più vicino con gli ingredienti”.
Il tuo libro si intitolerà “Laboratorio di sapori – 80 ricette ganzissime”: cos’è secondo te la cucina “ganzissima”?
“È una cucina che stupisce, che diverte, che fa spalancare gli occhi. Che è semplice ma non banale, che ti porta sapori e abbinamenti anche inusuali”.
E l’hai assaggiata da qualche parte?
“Se intendi ristoranti, no. Sono sei anni che lavoro la sera, per me è difficile uscire a cena. In effetti mi manca tutta quella parte di esperienza importante, quella di assaggiare e farsi un proprio bagaglio. Ho assaggiato cucine tradizionali di altre culture e quelle sono state tutti punti di riferimento per me.”
Ah, quindi sei una viaggiatrice?
“Non letteralmente, in realtà. Con la testa, probabilmente”.
Ultima cosa, Eleonora: devi dirci di Niccolò. C’è del tenero?
“No, siamo amici, abbiamo un rapporto fuori dal comune, siamo due persone fuori di testa. Non c’è niente, da quel punto di vista”.