Edoardo Raspelli è tornato. Ma poi, se ne era mai andato? La notizia, un po’ tardiva a dire la verità, è che a partire dal mese di giugno, da prima dell’estate, il famoso critico gastronomico è il protagonista di una nuova rivista distribuita in PDF il cui nome non lascia spazio ad interpretazioni: Raspelli Magazine. Un, riporto dal sito, “progetto multimediale che rappresenta in un modo cortese e propositivo tutti gli aspetti di un settore dell’eccellenza italiana, la cucina in tutte le sue forme, dalla fornitura di materie prime alla ristorazione, fino all’utilizzo sulla nostra tavola”.
Edoardo Raspelli, 70 anni compiuti da un paio di mesi, è uno dei più famosi critici gastronomici italiani e se possibile anche di più. Giornalista professionista dal 1973 diventa nel 1978 responsabile dell’allora rivoluzionaria guida ai ristoranti d’Italia pubblicata da l’Espresso in collaborazione con i francesi Gault e Millau, guida di cui è curatore anche dal 1996 al 2001. Nel corso degli anni è stato definito e riconosciuto come “il critico gastronomico più severo” soprattutto a causa delle nette stroncature che non esitava a pubblicare sulle tante testate con cui ha collaborato, La Stampa su tutte.
La sua fama si deve però alla ventennale carriera televisiva come volto di uno dei più famosi programmi enogastronomici italiani: Melaverde, esperienza conclusasi all’inizio del 2019, non senza polemiche nei confronti di Mediaset.
Osservatore acuto, grande palato, scrittore di talento, le sue sono recensioni che anche a distanza di anni risultano non solo attuali ma anche straordinariamente piacevoli da leggere, a dimostrazione della sua grande capacità di guardare non solo alla sostanza delle cucine che di volta in volta andava visitando ma anche di coinvolgere il lettore con parole semplici e comprensibili.
Ma si diceva del magazine. Ci sono almeno due possibili spiegazioni di fronte all’idea, nel 2019, di distribuire contenuti di carattere giornalistico all’interno di un PDF la cui grafica fa l’occhiolino alla migliore tradizione trash tricolore.
La prima è che Raspelli ne sia consapevole fino a un certo punto: sfogliando i numeri finora messi online è facile rendersi conto di quanto sia progetto pensato e sviluppato da ABC Design 99, una società la cui altra attività ben in evidenza è quella di promuovere a Milano un fantomatico stage professionale a pagamento “per influencer e modelle” (sigh).
La rivista contiene poco meno di una decina di recensioni di Raspelli tra hotel e ristoranti, tutti indirizzi ben al di fuori dei giri più classici. Nomi non così conosciuti, tutt’altro che stellati, per cucine forse emergenti ma forse anche no, nella migliore tradizione di una critica che non guarda in faccia alcuna tendenza e che va alla sostanza della cucina regionale italiana: l’editoriale è sul Fagiolo di Lamon della Vallata bellunese, le recensioni su La Polentera di Storo (TN) e del Casa Cuniolo di Tortona (AL).
Non solo, una buona metà del PDF è dedicato a il Raspelli che fa cose: dal giurato a Miss Senza Trucco al relatore al convegno sul Bue grasso di Carrù, dal testimonial al Master di Tennis di Milano Marittima al presentatore di un evento alla Fiera di Varese, fino al taglio della torta a una cena benefica “per l’acquisto di macchinari per la cura delle malattie della prostata” a favore dell’ospedale di Domodossola.
Poi, una lunga rassegna stampa, anzi due: una con Raspelli protagonista e l’altra, dedicata alle vallette e alle coconduttrici che lavorano con lui (?!).
Il tutto con una grafica che odora di Microsoft Publisher 98 e fotografie scattate con un vecchio smartphone alla meno peggio, senza stare a fare troppo caso alle luci o alle inquadrature.
La seconda è che sia tutto voluto. Che a Raspelli questo contenitore serva per davvero e che ci stia in realtà trollando tutti.