L’avrete guardata sicuramente, e se non l’avete fatto, avrete almeno visto la locandina tra le proposte del momento di Netflix. Stiamo parlando di Apple Cider Vinegar, la serie TV ispirata a fatti reali uscita in Italia sulla piattaforma rossonera il 6 febbraio scorso. La storia, romanzata, è quella di Belle Gibson, influencer australiana che ha costruito un impero del “benessere” fondato su una bugia bell’e buona: aver curato un tumore al cervello con metodi naturali.
A dirla tutta, la menzogna è ben più radicata di così, perché Gibson non ha in effetti avuto alcun tipo di cancro (non è uno spoiler, in fondo questa è una storia vera). Per quanto all’inizio di ogni puntata ci ricordino che le vicende e i personaggi riportati su schermo siano solo in parte reali, Belle Gibson ha davvero sfruttato la sua presunta malattia per vendere un’app e un libro di cucina, convincendo migliaia di persone a seguire le sue ricette pseudo-miracolose.
Chi è Belle Gibson nella realtà
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Belle Gibson è una trentatreenne australiana in carne e ossa, che ha scalato le vette della fama social nel 2013 con la sua pagina Instagram da oltre 200.000 follower, la sua app di ricette salutari The Whole Pantry scaricata più di 200.000 volte già nel primo mese, e l’omonimo libro pubblicato (e poi ritirato) da Penguin. Nel 2015, però, la verità viene a galla: un paio di giornalisti inizia a indagare sul suo operato scoprendo che l’influencer aveva non solo mentito sulla sua malattia, ma anche sull’effettiva devoluzione dei suoi proventi in beneficenza. Le conseguenze? Economiche, ma mai onorate. Le sanzioni di 410.000 dollari australiani imposte dalla corte federale del Paese di Gibson non sono mai state pagate. Nessun prezzo, comunque, potrà mai restituirle la sua reputazione.
Il pericolo dei social sulla pelle della gente
La storia di Belle Gibson, che Netflix riporta sotto le luci della ribalta con la mini-serie (specificando che l’influencer non ha ricevuto un centesimo per la ricreazione della vicenda), sottolinea ancora una volta il pericolo delle piattaforme social in fatto di salute e alimentazione. Lo abbiamo visto, seppur in modo totalmente diverso, con la storia di Leila Kaouissi, la cui lotta contro i disturbi alimentari data in pasto agli internauti si è trasformata in un macabro spettacolo social. E lo rivediamo con Belle Gibson e con tutti i casi simili che si sono succeduti nel tempo.
Non sempre la regola basilare della verifica dei dati e delle informazioni viene rispettata da chi bazzica sul web, e non sempre è facile distinguere tra ciò che è vero e ciò che non lo è, specialmente se si versa in condizioni di salute critiche che possono offuscare la capacità di ragionamento. Ma allora di chi è la colpa: di chi abbindola o di chi si fa abbindolare? Non possiamo certo assolvere chi diffonde informazioni fuorvianti e pericolose, con conseguenze devastanti sulla pelle della gente.
Chi sta dall’altra parte dello schermo dovrebbe sempre ricordare che l’etica e la trasparenza non sono necessariamente un valore per chi crea contenuti – e non serve tornare indetro al 2013 per accorgercene. Capiamo, però, che tenerlo a mente quando le proprie condizioni psico-fisiche sono al minimo e ci si aggrappa a ogni speranza possibile non è un gioco da ragazzi.
Diete contro il cancro
Se avete guardato la serie, simpatizzando con i personaggi (soprattutto con Milla, che sembrava aver davvero sconfitto la malattia con la tecnica del juicing, ovvero la dieta a base di succhi), vi sarà forse capitato, anche solo per un istante, di chiedervi: e se davvero fosse possibile sconfiggere il cancro con la dieta? Non serve essere oscurantisti per cadere, di tanto in tanto, in momenti di sconforto che portano a dubitare delle capacità della medicina. Ma se a volte quest’ultima può demoralizzare, è perché la strada verso la perfezione è ancora lontana e costellata dalla necessità di continuare ad alimentare la ricerca.
Abbiamo pochi dati alla mano per valutare la reale efficacia della cosiddetta medicina alternativa, che può comprendere anche l’adozione di particolari diete, ma gli studi a nostra disposizione dimostrano come i pazienti di cancro che rinunciano alle cure convenzionali in favore di altri pseudo-trattamenti abbiano una minore possibilità di sopravvivenza. Il cibo non c’entra nulla, allora, con la gestione del cancro? Ni.
La relazione tra dieta e cancro è complessa e non può certo essere ridotta a semplici ricette miracolose. Una dieta sana può aiutare nella prevenzione, ma non esiste un alimento o un metodo naturale che possa curare il cancro da solo – almeno con i dati che abbiamo in mano ad oggi. La profilassi richiede un approccio completo che include alimentazione, attività fisica e controlli medici regolari. Nessuno confonda, però, le strategie preventive con presunte cure miracolose, che inducono a cadere nella trappola di promesse infondate capaci di far rinunciare a trattamenti efficaci e potenzialmente salvavita.