Come i “semafori in figura” nei quiz per la patente vi avverto di procedere con prudenza, specie se siete anime sensibili: BakeoffItalia 2015 ha cambiato villa, da Villa Arconati è passata a Villa Annoni di Cuggiono. Per il momento la novità più rilevante rispetto alle altre stagioni è questa. Turbati? Non esageriamo, siamo sempre nella Brianza linda e operosa e il cambio di sede non ha inciso sull’arredo da Bakery shabby-chic della tenso-struttura, tinte pastello e tutto il resto.
A condurre è ancora Benedetta Parodi, sempre nel ruolo della compagna di banco ammodino, buona, pronta a consolare e consigliare. Ernst Knam, il vero trionfatore mediatico del talent show dedicato alla pasticceria, è di nuovo il lupo cattivo, il pasticcere intransigente che sgrida e bacchetta. Antipatico ma bello. Clelia D’Onofrio è un’altra volta il giudice buono, la zia pacata che non mette paura a nessuno.
Perché allora guardare anche la terza stagione di Bake Off Italia su Real Time se la torta è volutamente farcita con gli stessi ingredienti, ben combinati ma certo non insoliti? Cos’è che ci spinge a non cambiare canale quando sul monitor si materializzano le immagini analgesiche di Villa Annoni?
L’assuefazione, probabilmente. Del resto si sa che lo zucchero crea dipendenza. Ma proviamo a capire quali sono le componenti che pur non cambiando mai, rimangono meritevoli della nostra attenzione:
Clelia e Ernst che mangiano la torta.
La meravigliosa, allettante, sberluccicante torta di Knam. E’ il momento migliore di ogni episodio. L’attimo ahimè fuggente in cui ci viene raccontato qualcosa in più: una storia, un aneddoto, un abbinamento suggestivo.
Tutto è talmente patinato che per tre minuti i nostri cervelli si concentrano unicamente sulla scelta tra succo di frutta o tè solubile come abbinamento ideale per una scatola di biscotti. Quasi che fosse la decisione più importante della nostra vita.
Benedetta e l’ansia da prestazione.
Il momento in cui la padrona di casa, di solito calma al limite della sedazione, si accorge che gli aspiranti pasticceri non hanno infornato-temperato-decorato-impiattato e si fa prendere dell’ansia, trasmettendola ovviamente a tutti noi, impauriti come i concorrenti per l’imminente giudizio di Knam in versione commissione d’esame alla maturità.
Tipo quando hai ospiti a cena e scopri di non aver acceso il forno. Un thriller.
Gli innumerevoli tic dei concorrenti.
La Rachida di turno stavolta si chiama Ilaria, dalla provincia di Milano. Per non sbagliare inizia a piangere in sala trucco. C’è lo scienziato pazzo, Pietro, con il sogno di una gelateria all’azoto liquido. Ida la terminator non sorride mai, non piange mai, non ama le torte a forma di cuore, e credo proprio che non mangi i dolci, li fa e basta.
E così via, un cast caleidoscopico e multiforme di persone in apparenza comuni con il sogno di diventare qualcuno o alla peggio un pasticcere (andare a scuola no, eh?).
BakeOff scorre così, e noi lo guardiamo senza un vero perché, senza un vero picco. A parte quello glicemico.