Gli home restaurant, croce e delizia della ristorazione, tanto discussi quanto amati, sono i protagonisti della nuova puntata di 4 ristoranti 2020, registrata a Roma prima del lockdown. In effetti, a posteriori, si mostrano come un’idea non male per un futuro in cui la ristorazione avrà regole ferree da rispettare: pochi coperti, un solo tavolo, praticamente zero personale. Vuoi vedere che alla fine quelli di 4 ristoranti c’avevano visto lungo?
Nel dubbio, ho seguito con grandissima attenzione questa puntata del programma, e non ho potuto fare a meno di guardarmi intorno e sentirmi non esattamente a mio agio, conscia del fatto che in casa mia un home restaurant non potrei mai farlo. Non tanto per le mie (scarsine) abilità culinarie, quanto perché questo periodo chiusa tra quattro mura insieme ai miei due figli piccoli ha avuto l’effetto di una stratificazione seriale di giochi, libri, briciole e pongo più o meno in ogni angolo. Una cosa che rende casa mia una location più adatta ad “accumulatori seriali” che a “4 ristoranti”, cosa che realizzo mentre trovo nelle pieghe del divano un tarallo smangiucchiato e il Lego di Spiderman che credevamo perduto da tempo.
Sto divagando, ma in realtà sono prontissima per una nuova puntata del programma di Alessandro Borghese, questa volta tutta al femminile: scommettiamo che voleranno pugnalate niente male?
Michela, di “Michela & Paolo”
Ma che tenerina Michela. Dolce, elegante, pacata, dall’aria spiccatamente femminile. Una roba tutta fiori e cuoricini, o almeno così sembrerebbe. Perché Michela è un po’ come la sorella minore, che ti tira i capelli e poi va a piangere dalla mamma con gli occhioni da cucciolotto. È l’acqua cheta a rovinare i ponti, dovremmo sempre ricordarcelo. E quando una Michela incontra una Tiziana, volano scintille che il ponte lo fanno crollare. Roba che Michela rifila un tre alla collega per la location, una tavernetta definita un seminterrato. E, durante la cena, la accusa pure di aver spacciato per sua una crostata comprata (che no, dai, proprio non aveva l’aria di una torta di pasticceria). Michela, non ce ne volere: noi, che siamo qui apposta per vedere i coltelli volare, ti abbiamo adorato (e pure gli altri, visto che alla fine vince la puntata).
VOTO: 7 e 1/2
Valentina, di “Ban Sue”
Evidentemente, in ogni puntata di 4 ristoranti, si è deciso che ci debba essere una componente etno-chic. Questa volta tocca a Valentina, che a casa sua (e che casa!) mangia sempre thailandese, e quindi ha messo su un home restaurant a tema insieme a sua mamma, che pare proprio la tipica mamma italiana, tutta cucina e ordini, una sorta di caterpillar, insomma. Durante la puntata Valentina rimane un po’ anonima, all’ultimo banco, posizione perfetta per lanciare le palline di carta alle colleghe senza dare troppo nell’occhio. Valentina sa giocare, anche se non come vorremmo noi, ma apprezziamo il suo mood super democristiano che innesca dialoghi tipo: “Quanto hai dato alla location?” “6” Perché?” “Perché tornerei nel suo home restaurant non per la location ma per Sandra”. Una motivazione talmente ben studiata per un voto basso, che Valentina si becca pure un grazie. Diabolica. Valentina, ti diamo 6, ma non è colpa tua, siamo noi che non siamo pronti per una relazione seria.
VOTO: 6
Sandra, di “Sandra Cooking Class”
Fin dall’inizio della puntata Sandra sembra capitata qui per caso. Lei in realtà fa la costumista, e non si capisce bene cosa ci facciano queste persone a casa sua in cerca di cibo. Aria svampita, ma senza la simpatia immediata che normalmente l’aria svampita dà. Anche perché i suoi commenti un po’ acidelli lanciati qua e là non aiutano. Quando è il suo turno di ospitare le colleghe a cena, il suo home restaurant rispecchia esattamente l’impressione che avevamo di lei. Un po’ di confusione nel servizio, una cucina casalinga, e lei che sembra essersi dimenticata al collo il grembiule di casa (ma davvero, una costumista non aveva nulla di meglio da mettersi?). Ed è qui che Sandra riconquista un bel po’ di posizioni, perché è tutte noi quando invitiamo a cena gli amici con la puzza sotto il naso.
VOTO: 7
Tiziana, di “A casa di Fulvia”
Romanissima, somellier, viene presentata sulle note non lusinghiere di una canzone che fa “Ollellè” (non quella dei cori da stadio, ma il collegamento mentale è automatico). La sua è una cucina super romana, e lei si presenta come una perfetta padrona di casa, uscita da una pubblicità anni Cinquanta. Ma come le casalinghe di quelle pubblicità, nasconde un fondo di malcelata perfidia, che sfoga accanendosi contro alcune delle altre concorrenti, in particolare contro Michela. “Si serve prima la più anziana, vorrai mica dire che sono la più anziana?” è solo una delle frecciatine che le lancia durante la cena, sfoderando una regola che ci suona abbastanza pretestuosa, soprattutto da una che sosteneva che l’home restaurant di Michela fosse “troppo perfetto”, perché in fondo si sta mangiando in una casa, mica al ristorante. “Avrei voluto trovare l’abbinamento vini scritto sul menu”, prosegue, in un ennesimo sfoggio di commenti che fa dire pure a noi a casa che ora basta, si è fatta l’ora di tacere e mangiare. Che poi non possiamo non apprezzare il fatto che sia agguerrita sul fronte vini, visto che è una professionista del settore, ma smettiamo di seguirla quando spiega, con grande convinzione, che “è difficile abbinare un vino alla cucina etnica, infatti di solito si abbina una birra”.
“Ma i savoiardi del tiramisù li avete fatti voi?” Ecco, Tiziana, prendiamo in prestito le parole della dolcissima Michela: “Tiziana ha rotto i Co***ni”.
Ma la cosa peggiore è che, come sempre accade, se è vero che l’acqua cheta rovina i ponti, è altrettanto vero che can che abbaia non morde, e i voti di Tiziana non sono certo i più cattivi. Se no, noi che cattivi lo siamo davvero, l’avremmo amata molto di più.
VOTO: 5
Alessandro Borghese
Il problema di Alessandro Borghese ormai è solo uno: i suoi look attirano l’attenzione più di lui, più dei ristoranti, più di tutto. E, come dire, ho la netta sensazione che a lui questa cosa piaccia da matti. Scarpe, calzini, sciarpette, cappelli, nulla è lasciato al dettaglio, in quella che ormai sembra una sfilata di moda. Perfino la giacca di pelle tenuta indosso durante la cena, come farebbe una bambina orgogliosa di sfoggiare il suo vestito da principessa. Lungimirante, il buon Alessandro, che aveva già capito che nella ristorazione tirava aria di crisi e ha pensato a un piano B con una carriera nella moda.