Pur volendo evitare assonanze stantie, i motivi per dire grazie alla Trattoria delle Grazie di Genova sono, effettivamente, molteplici.
Innanzitutto perché ci cava sempre d’impaccio quando l’amico foresto, che puntuale come una rondinella plana sui nostri lidi ai primi tepori, ci domanda dove trovare una trattoria tipica, eppure bella; con un’ottima cucina, ma a prezzi contenuti; nel centro storico, purché non troppo distante dai parcheggi.
Implacabile, chiede pure un dehors per immergersi nei fascinosi caruggi zeneixi e – (massì, dai: esageriamo) – un’accoglienza se non affettuosa, almeno scevra di ligur-scazzo.
Locale e servizio
Sebbene si trovi in un palazzo del 1300 (!), la trattoria ha alle spalle “solamente” otto anni di storia (prima il locale ospitava una macelleria). Non molti, ma abbastanza per imporsi, a buon diritto, come uno dei più saldi pilastri gastronomici cittadini.
Ringraziamo le Grazie anche perché noi, fissatini dell’estetica, vi ritroviamo finalmente una trattoria sì autentica, ma anche bella, priva di quelle pennellate di squallore – più o meno marcate – spesso connaturate a questo genere di esercizio (e invece no, signor*: se una rondine non fa primavera, un neon non fa trattoria).
Così, un’illuminazione sapiente valorizza le imponenti volte di mattoni e gli antichi muri in pietra mentre, al centro della sala, un tavolone conviviale sovrastato da una grande cappa in rame invita a cimentarsi in un’attività pressoché sconosciuta agli autoctoni: la socialità.
Diciamo poi grazie alle Grazie per un personale di sala giovanissimo, allegro e sorridente cui si perdona volentieri una certa confusionaria impreparazione (per le domande difficili giunge però l’oste in persona).
Menu e cucina
Ma, soprattutto, siamo grati alle Grazie per una cucina magistrale che, tra ricette antiche e immancabili evergreen, propone una sintesi edibile della migliore Liguria.
Così le lattughe ripiene – piatto perlopiù domestico, piuttosto raro nelle carte dei locali e qui proposto in umido invece che in brodo – sono un capolavoro che da solo varrebbe la cena.
Le acciughe all’aggiadda, ovvero la risposta genovese alle sarde in saor, nulla hanno da invidiare alle cugine venete, anzi. L’aglio (aggiadda=agliata) e le cipolle dolci smorzano bene l’acidità imperiosa della marinata e i grani di pepe nero conferiscono una speziata marcia in più.
Il pesto è ovviamente un must sebbene, qui, controcorrente, snobbi il mortaio. Non se ne avverte però la mancanza, grazie alla selezione meticolosa degli ingredienti, costi quel che costi (e optare solo per baby foglioline di basilico di Prà costa, soprattutto in termini di tempo e scarto, tanto che mantenere il piatto entro i dieci euro è un ammirevole virtuosismo manageriale).
Che dire poi del Capponmagro, caposaldo dell’opulenza gastronomica ligure aperto oramai alle più fantasiose – e talvolta opinabili – interpretazioni? Quello delle Grazie resta ancorato al dogma nella ricetta, ma raggiunge un equilibrio stupefacente nei sapori: se la forchetta ne riesce infatti a abbracciare ogni elemento (verdure, pesce, molluschi e salsa verde), nel palato si ricompone un mosaico gustativo così raro e peculiare che se nella vita ci restassero solo quattordici euro non avremmo dubbi nel (re)investirli qui.
Un po’ increduli, e come sempre assai pignoli (non sopporteremmo ci riteneste di manica larga), vorremmo quasi scovare un piatto storto, un saporino stonato, ma la missione fallisce anche con lo stoccafisso con patate: perfetto pure lui.
A questo punto, sia per gola o per scienza, agogneremmo proseguire con tutto l’arsenale della genovesità culinaria – minestrone, ravioli al tocco di carne, coniglio alla ligure e via dicendo – ma dobbiamo arrenderci alla capienza dei nostri stomaci, che mai come oggi vorremmo triplicasse.
Cantina e conto
Rapiti dal giubilo gustativo ci siamo quasi scordati del vino, che non costituisce comunque il core business del locale. La cantina è infatti piuttosto essenziale, ma non mancano – come si conviene a una vera trattoria – proposte sfuse a prezzi popolari, con un quartino di Gavi o di Barbera a tre euro.
Ringraziamo infine la Trattoria delle Grazie per il conto che, vini esclusi, non supera i trenta euro e la consacra come il migliore indirizzo centro-cittadino per rapporto qualità-prezzo.
La (meritata) notorietà comporta, tuttavia, anche qualche svantaggio, che qui declina nella difficoltà a reperire un tavolo – anche a causa di un telefono che squilla spesso a vuoto – e in un rigido doppio turno che comanda di mangiare troppo presto (alle 19.30) o troppo tardi (alle 21.30).
Ma la perfezione, si sa, non è di questo mondo e le Grazie valgono ben qualche sacrificio.
Opinione
Una trattoria bella e centrale dove gustare la cucina genovese al suo meglio. Prezzi eccellenti se rapportati alla qualità, servizio giovanissimo e gentile (anche se un po’ confusionario e impreparato) e dehors piacevole.
PRO
- Ottima cucina genovese
- Rapporto qualità-prezzo eccellente
- Ubicazione centrale in un ambiente allegro e curato
CONTRO
- Servizio confusionario
- Difficoltà nella prenotazione