Isola dei conciatori di pelle, isola che per prima ospitò un quartiere ebraico, Spinalonga (forse per la forma allungata), isola delle foche (sicuramente per il freddo e il vento del periodo invernale). Le ipotesi sulle origini, così come sui nomi della Giudecca, isola veneziana di fronte al sestiere di Dorsoduro, sono molteplici. Qui si è in laguna senza gli eccessi di Venezia, qui si è fuori dal centro con distacco e pure con un po’ di fierezza, probabilmente per il passato operario, fatto di fabbriche, fonderie e magazzini di carbone e poco importa che l’isola abbia vissuto il suo momento di gentrificazione: ora chi la sceglie, lo fa consapevolmente e con l’obiettivo di ritrovare una dimensione più tranquilla e vivibile. Qui, infine, si trova una trattoria storica, in cui i locali battono i turisti per presenza ai tavoli (e pure per vivacità): la Trattoria Ai Cacciatori.
Il locale e, soprattutto, la vista
Anche che siate disperatamente affamati, arrivati ai Cacciatori sperimenterete sempre quei due o tre minuti in cui il cibo passa in secondo piano per lasciare posto a quella che più o meno tutte le guide definiscono “vista impareggiabile” o “panorama mozzafiato”. Il punto è che, davvero, anche a voler abbandonare stereotipi e frasi da catalogo, la vista è notevole e parte integrante dell’esperienza gastronomica, finendo quasi per essere migliore del cibo. Qualsiasi tavolo si scelga, il plateatico garantisce di poter guardare le Zattere, dall’altra parte del Canale, e più oltre il bacino di San Marco, da un punto di vista privilegiato, perfino esclusivo. A poca distanza dai cacciatori, per dire, ci sono Harry’s Dolci, dépendace giudecchina targata Cipriani, e lo Stucky Hilton, hotel di lusso del gruppo.
Ripresisi dalla vista, il locale si presenta ai clienti con animo onesto: Una trattoria da 40-50 coperti fra interno ed esterno, gestita solidamente da quasi vent’anni da due soci. La presenza di una clientela prevalentemente locale dice molto: chi viene qui lo fa, semplicemente, per godersi un pranzo fuori, in un contesto autentico, piacevole, tranquillo, quasi domestico, sapendo di trovare esattamente quello che cerca, e soprattutto, senza l’assedio dei turisti e il conseguente rischio di delusioni. Bisogna dire tuttavia che da qualche anno anche il carattere veneziano e tipico dei Cacciatori si è piegato alla presenza turistica: non in modo marcato, certo, ma introducendo qualche piatto nazional-popolare per accontentare le classiche richieste degli stranieri.
I piatti, tra venezianità e proposte più comode
La carta affianca proposte di carne e di pesce con prezzi che vanno dai 7 ai 18 euro per gli antipasti, dai 9 ai 16 per i primi, e dai 14 ai 20 per i secondi. Ai capisaldi della venezianità (tra gli altri: saor, mantecato, spaghetti alle vongole e seppie al nero), si trovano proposte più dinamiche (maccheroncini con calamari, pesto e pomodorini; tartare di tonno rosso) e piatti orientati ai turisti (bruschetta, lasagne alla bolognese, tagliata e pollo al forno). La carta dei vini segue a ruota, tra proposte regionali e nazionali.
Più che aspettative, si parte con una certezza: quella di trovare dei piatti eseguiti correttamente senza velleità né voli pindarici. Il primo è un risotto alla crema di scampi: corretta l’esecuzione e la cottura del riso (un paio di minuti in meno forse avrebbero reso giustizia al condimento), delicato il sapore complessivo, cui il pomodoro arriva a dare una nota di colore. Onesta la dicitura “crema”: la quantità di scampi presenti – limitata – rispetta infatti quanto promesso.
Nulla di sbagliato, insomma, se non fosse per la temperatura di servizio – un tiepido fiacco che penalizza tutto: cottura, gusto, condimento. Peccato. Tra i secondi proviamo il trancio di pesce spada in crosta di pistacchio e riduzione di salsa all’arancia. Scelta volutamente azzardata (vediamo ordinare e servire pescato del giorno o seppie al nero), ma che tuttavia permette di valutare – per un classico dei “pesci-bistecca”- la mano della cucina su cottura e guarnizione. Purtroppo la presentazione – vagamente ospedaliera con i fagiolini a fare da contorno, adagiati su un piatto quadrato che cozza con quello classicheggiante su cui è stato proposto il risotto – preannuncia quanto si ritrova al palato. Assenza di sapore delle carni, vagamente stoppose, una granella che, se da un lato salva il resto con la croccantezza, è tuttavia insipida, e note eccessivamente dolci dell’arancia, si aggiungono allo stesso errore commesso per il primo piatto: la temperatura, ancora una volta in un limbo anonimo. Va meglio con il dolce: nonostante un bicchierino spartano con un wafer che avrebbe voluto essere decorativo, la mousse al cioccolato ha gusto e sapore di fondente.
Opinione
Storico indirizzo sull’isola della Giudecca, Ai Cacciatori è un locale che propone una cucina tradizionale affiancata a proposte più rivolte al turista. Se in passato tuttavia il carattere identitario e tipico era maggiormente evidente, anche nella realizzazione dei piatti – ora la cucina ha forse perso un po’ di smalto, piegandosi su se stessa e non riuscendo ad esprimere il meglio di sé.
PRO
- Vista su Venezia
- Servizio cortese e premuroso
- Presenza di clientela locale
CONTRO
- Piatti che pagano una certa carenza di carattere