Sotto i colpi di carbonare destrutturate, supplì dai ripieni vari e fiori di zucchina in pastella dai mille gusti, molti piatti della tradizione di Roma sono scomparsi dai menu della maggior parte delle osterie. Fra questi, purtroppo, ci sono anche le lumache alla romana: pochi ancora propongono queste meravigliose creature, che i francesi con ben più classe – diamogliene atto questa volta – chiamano escargot. Meno male che nel Rione I Monti, e non quartiere perché qualcuno si offenderebbe, sopravvive l’Osteria della Suburra.
In mezzo a decine di locali modaioli, ristoranti gourmet, alcuni di alto livello, molto bene si colloca questa osteria a gestione familiare che niente ha da spartire con il dedalo di strade diventato negli anni luogo alla moda della capitale, fra aperitivi e negozi di abiti vintage. Non sono però tutte rose e fiori perché l’osteria ha piano piano scelto di adeguarsi al tempo che passa e all’aumento dei turisti, inserendo nel proprio menù anche piatti tipici di altre regioni ma molto noti oltre i nostri confini. Una scelta che sicuramente avrà pagato in termini economici ma che, in parte, ha snaturato la filosofia di questo locale dove fino a una decina di anni fa era difficile udire favelle di luoghi lontani.
Come si mangia
Dunque oggi, all’Osteria della Suburra, trovate l’uno e l’altro, la tradizione romana della Roma dimenticata e piatti che poco hanno a che fare con essa, ma che di certo stimolano la fantasia dei turisti arrivati da altri paesi. Rigatoni con la pajata dal gusto intenso, fra i migliori assaggiati, e una coratella d’abbacchio molto delicata e perfettamente eseguita. Non ultimo il bollito alla picchiapó, degno dei migliori locali di Testaccio, dove si dice la ricetta venne creata. Classici imperdibili, più volte testati, che vi consigliamo caldamente di questa trattoria, che però abbiamo voluto mettere alla prova in toto optando per il pesto alla genovese fatto in casa e gli spaghetti al nero di seppia.
Premesso che le porzioni sono sempre generose, la portata che ci ha convinto meno è proprio quella degli spaghetti dal “colore nero”. Il sapore complessivo non è male ma l’insieme era asciutto ed i “tranci” di seppia non perfettamente cotti e quindi gommosi. Veniamo al pesto. Indubbiamente profumato e realizzato con le giuste proporzioni visto che l’aglio non prevale mai sugli altri ingredienti. Il grande difetto è il troppo olio che rende il condimento eccessivamente unto e pesante. Poco convinti da questa prima esperienza, decidiamo di passare ad un piatto della tradizione locale. Forse il più semplice, ma anche il più diffuso e dunque comparabile: le scaloppine (o scaloppe) al limone. Qui le cose migliorano anche se rimaniamo delusi dal taglio della carne, in alcune parti difficile da masticare per i tanti nervi. Nonostante questo, il profumo di limone è piacevole e il condimento realizzato in padella con il fondo della farina è di buona fattura. Degni di nota in questo pranzo atipico per i canoni romani sono invece i porcini arrosto.
Poco da dire sulla carta dei vini, piuttosto scarna e senza bottiglie che possano solleticare il palato degli appassionati, pochi in verità considerato che il novanta per cento dei clienti dell’osteria si orienta sul “vino della casa”.
Il prezzo
Rispetto ad altre osterie romane il conto dell’Osteria della Suburra risulta lievemente più salato. E’ il prezzo, nel vero senso della parola, che si paga per poter mangiare a due passi da via dei Fori imperiali, dall’area archeologica del Palatino, da Santa Maria Maggiore e dai Mercati di Traiano. Come dire: i luoghi ideali per una passeggiata dopo cena. (Lo scontrino che troverete qui fa riferimento ad un pasto per due persone, ndr).
Se dovessimo valutare il locale sulla base della nostra ultima esperienza, volutamente improntata sulla proposta più turistica, assegneremmo un iaconico 6. Ma non possiamo non considerare i 4-5 piatti caposaldo della cucina locale, quelli per cui merita andarci e che rendono “la Suburra” un posto da segnare sulla mappa.
Opinione
Dare un giudizio complessivo sull’Osteria della Suburra è difficile. Come detto, conoscendo i piatti migliori della cucina, abbiamo optato per delle proposte alternative e il risultato é stato non all’altezza delle premesse. Se si ha invece l’intenzione di gustare qualcosa di pienamente caratteristico della cucina romana – ed anche meno conosciuto come le lumache, il cervelletto, il picchiapó e gli eccezionali rigatoni con la pajata – l’Osteria della Suburra è senza dubbio una delle migliori proposte del centro storico della Capitale e non solo.
PRO
- Piatti tipici romani eseguiti magistralmente
- Portate poco note e difficili da trovare in altri locali
CONTRO
- Locale turistico
- Carta dei vini molto limitata
- Piatti esterni alla tradizione non di alto livello