Rispetto al centro di Bologna, non è subito dietro l’angolo, ma se passate a Montepastore, sul primo Appennino bolognese, vale la pena farci una sosta. Potete cogliere l’occasione per fare un po’ di scorte tra il salumificio Cumani con il suo celebre cotechino, oppure, poco distante, l’Agriturismo della Ca’, famoso sempre per i salumi pregiati, mentre per i formaggi c’è il caseificio Case Bortolani. A questo punto avrete lo zaino pieno e sarete pronti per esplorare questa valle in cui si dipanano diversi sentieri e percorsi cicloturistici che portano verso Bologna o la Valsamoggia. Al centro del piccolo borgo di Montepastore si trova la trattoria Belletti, un po’ anonima all’esterno, ma all’interno mantiene una graziosa aria un po’ retrò dovuta agli antichi muri in sasso, ai pavimenti in cotto che si abbinano alle sedie impagliate e ai massicci tavoli di legno ricoperti da un classico tovagliato bianco.
Niente di elegante, ma traspira una piacevole aria familiare e ci si sente un po’ a casa, anche se si entra per la prima volta.
Il menu è piuttosto classico, imperniato su una tradizione di cucina rustica e sostanziosa, anche se qua e là spuntano alcuni piatti insoliti che giocano con ingredienti di qualità per dare vita a qualche bella sorpresa.
Si inizia con un corposo antipasto composto da diverse portate in cui la fanno da padrone le morbide crescentine fritte, tagliate in piccole losanghe asciutte e fragranti servite caldissime con il classico piatto di salumi misti, bissate dalle fettine di polenta fritta perfettamente croccanti da intiepidire con una cucchiaiata di squacquerone (€ 6). Sempre ottimo il piatto di prosciutto crudo di Ca’ Lumaco stagionato 36 mesi ottenuto da maiali allevati allo stato semibrado (€ 16) che non sfigura nemmeno se messo a confronto con i migliori iberici e non sono da meno le polpette fritte dall’impasto soffice insaporito dal ripieno dei tortellini (€ 6,50). Con una bottiglia di vino, si potrebbe andare avanti a oltranza solo di antipasti, a voi la scelta, noi abbiamo proseguito per non lasciare niente alla fantasia.
Tra i primi più interessanti si contano gli strichetti fatti a mano con il ragù bianco di coniglio e tartufo nero pregiato (€ 14) un formato di pasta non molto usato, ma che si adatta bene a questo tipo di condimento poco legato e che troviamo anche nella versione con farina di castagne, pancetta e pecorino (€ 13), quasi altrettanto validi. Come pasta ripiena i classici tortellini in brodo ( € 13), che scontano una cottura leggermente prolungata, ma si rifanno con un eccellente brodo, corposo e profumato, oppure si può variare con gli inediti ravioli ripieni di friggione conditi con burro e parmigiano 30 mesi (€ 9), sui quali hanno suggerito di aggiungere qualche ritaglio di pancetta tirata in padella, giusto per gradire (e noi abbiamo gradito). Per chi non conoscesse il classico friggione, si tratta di una salsa fatta unicamente di cipolle e pomodoro ridotti in crema dall’estenuante cottura con cui a volte si condiscono le tagliatelle, ma in questo caso è felicemente utilizzata come ripieno della pasta.
Dolcissimi i cardi con la salsiccia (€ 12), un secondo estremamente rustico in versione quasi (il quasi è d’obbligo) delicata: se vi venisse in mente di accompagnarli da qualche tigella o un paio di cubetti di polenta fritta non avreste tutti i torti. Menzione speciale per il coniglio arrosto (€ 15), probabilmente tra i più teneri e saporiti che si possono trovare nel raggio di chilometri, peccato solo per l’impiattamento estremamente laconico, mentre un piatto del genere avrebbe meritato una presentazione più coreografica, ma l’aria rustica da cucina della nonna si fa perdonare tutto.
Per fortuna le vecchie usanze sono dure a morire e risorgono con il piatto di radicchi conditi con i “bruciatini” (€ 5), ovvero le striscioline di pancetta rosolate in padella e sfumate con un filo di aceto con cui si condiscono le verdure in foglia grazie alll’untuosità del grasso sciolto nel tegame e la sapidità del salume, senza bisogno di altro condimento (anche se personalmente avrei abbondato con la pancetta). Valide anche le cipolle al forno ripiene di porcini, castagne e pinoli (€ 8,5), un’abbinata tra orto e bosco che non delude.
Si termina con una classicissima crostata accompagnata da un bicchiere di malvasia (€ 6) per un finale che va sul sicuro, ma se avete ancora bisogno di addolcirvi il palato fatevi portare un bicchierino di liquore all’uovo (la versione lusso del Vov) lo “Zabaglione” che produce la ditta Lolli di Calderara, non rimarrete delusi.
L’Antica trattoria Belletti ha mantenuto l’aria ruspante di una volta, ma in cucina si nota una mano felice, frutto di maestria e grande attenzione per le materie prime, due caratteristiche non sempre vanno avanti di pari passo.
Opinione
Una trattoria in un piccolo paesino alle pendici dell’appennino bolognese è la scusa per allontanarsi dalla città: in estate l’occasione di qualche passeggiata, in inverno per racchiudersi in un ambiente familiare con una cucina sostanziosa e non scontata
PRO
- La cucina è marcatamente territoriale, ma viene interpretata con soluzioni interessanti
- Perfetto per un pranzo in compagnia in cui condividere le portate
CONTRO
- La presentazione non è sempre all'altezza dei piatti