Come riassumere in una manciata di metri quadrati l’essenza di Venezia. A chi volesse idealmente intraprendere un giro dei bacari cittadini e che non avesse esperienza del rito più celebrato da locali e “foresti” (come vengono ironicamente definiti, dagli abitanti della città, tutti i non veneziani), il consiglio sarebbe quello di iniziare da questo bugigattolo strategicamente posizionato a pochi passi dal ponte di Rialto. Al Mercà deve il nome al mercato realtino e alle sue diverse articolazioni a seconda delle merci vendute.
Si trova infatti in prossimità dell’Erbaria, il luogo in passato deputato al commercio di frutta e verdura. Poco distante, per gli amanti della toponomastica, si trovano la Pescarìa, cioè il mercato del pesce, la Naranzerìa, per la vendita di agrumi e la Beccarìa, ossia il mercato della carne. Anche latte e formaggi avevano il loro spazio, la Casarìa. Del glorioso passato commerciale e della grande varietà di botteghe (e banche) presenti a Rialto oggi resta poco, pesce e frutta e verdura, meritevoli comunque di una visita.
Al Mercà si trova quindi perfettamente a suo agio in un contesto storicamente “alimentare”, e complice la collocazione o forse una sostanziale onestà circa la propria identità priva di velleità gastronomiche, è tappa imprescindibile per gli amanti di spritz, calici e cicchetti.
Il locale, più che altro un monolocale
Inutile girarci intorno: al Mercà è un buco. Ci sono un bancone, una vetrinetta con esposti i cicchetti, quattro lavagne con l’elenco dei vini, suddivisi tra bianchi, rossi, bollicine e rosati, e una per aperitivi e spritz. I punti di appoggio sono soluzioni improvvisate e di fortuna: un pezzetto di mensola di marmo sotto una delle suddette lavagnette che tuttavia consente l’appoggio di massimo un bicchiere e un piattino, oppure un paio di botti sistemate nel campo antistante, Campo Cesare Battisti “già della Bella Vienna”, oppure qualche gradino.
Diciamo che andarci in compagnia, oltre a rappresentare l’essenza stessa della fruizione del bacaro, rappresenta una buona soluzione pratica che consente la distribuzione dei compiti: qualcuno ordina, qualcuno occupa il posto, qualcuno regge i cicchetti fintanto che non si è tutti sistemati. Infine, nonostante l’assenza di sedie e tavoli possa essere percepita inizialmente come uno svantaggio, potrebbe essere letta, al contrario, come invece un incentivo al consumo. Si inizia con un bicchiere e un cicchetto, si torna al banco ad ordinare un secondo cicchetto, si guarda la lavagna dei vini, si ordina un secondo calice. Un loop.
I cicchetti e il vino
Se altrove l’identità di un bacaro si misura sulla base dell’estro creativo dei cicchetti, l’anima del Mercà sono sostanzialmente due colonne portanti: i piccoli panini imbottiti e le polpette (1,50 euro al pezzo) . Esposti ordinatamente, con indicazioni circa ripieno e prezzi, sono il primo motivo per cui si viene qui, mettendosi ordinatamente in fila. I ripieni sono elementari: formaggio, salumi, con qualche concessione extra (baccalà, crema di tartufo). Quindi, in successione e in abbinamento o singoli: prosciutto, coppa, sopressa, speck e gorgonzola, mortadella, prosciutto robiola e tartufo, lardo. Il ripieno, in proporzioni corrette, restituisce un morso equilibrato tra farcitura e pane. Di tre tipi le polpette: alla carne (morbida e saporita), al tonno, alle melanzane. Panini, polpette e basta. Una nicchia, una collocazione giusta, spazi gestibili senza troppi affanni: la strategia commerciale a forma di bacaro.
Il secondo motivo per cui si frequenta il Mercà sono i vini, che fanno ricredere gli scettici che associano le dimensioni del locale a vinelli sfusi di scarsa qualità: qui la selezione dimostra competenza, è misurata (non ci sono liste lunghissime, si privilegia la qualità) e consente di trovare piccole chicche (Orto di Venezia, per esempio, di Michel Toulouse, ex imprenditore televisivo francese, ora vignaiolo che a Sant’Erasmo ha trasformato un pezzo di isola in una vigna raffinata) di solito disponibili solo in un certo tipo di ristoranti cittadini.
Il servizio, infine: cortese, rapido ma non sbrigativo.
Opinione
Con una posizione strategica nel cuore della città, con il ponte di Rialto da una parte e il Canal Grande dall’altra, Al Mercà è un bacaro consigliato a quanti vogliano intraprendere un tour cittadino tra cicchetti e ombre di vino. Le dimensioni ridottissime, la pressoché totale assenza di spazi per la fruizione e la ridotta scelta di proposte gastronomiche non ne inficiano l’attrattività, rafforzata peraltro da una selezione di vini che dimostra passione e competenza.
PRO
- Selezione accurata dei vini
CONTRO
- Dimensioni esigue del locale