Le zuppe pronte sapevano di glutammato e fornello da campeggio. Un ricordo umami, fin troppo saporito, ben lungi dal concetto di fast food domestico odierno. Allora c’erano le famiglie mentre, oggi, stando allo scaffale rivelatore del supermercato – unico tangibile metro della nostra alimentazione – siamo single, dediti alla salubrità e poco avvezzi alle perdite di tempo. Compaiono così nella GDO le zuppe gourmet, velleitarie cugine dei cibi pronti e soluzioni gastronomicamente credibili al male di vivere. Tra le tante, perlopiù oggetto di greenwashing di grandi aziende impegnate a rivalutare la loro immagine in chiave BIO, negli ultimi mesi è comparsa quella dello chef Lorenzo Cogo.
Si chiamano Loco, sincrasi tra il nome e il cognome del cuoco (che nome pazzarello..) e promettono di “scuotere il panorama gastronomico italiano”. Vedremo.
Chi è Lorenzo Cogo
Prima, un ripasso. Vicentino di Thiene, figlio e nipote di cuochi, nelle bio di Lorenzo Cogo si cita sempre la data del 2011 che segna l’apertura del suo El Coq a Marano Vicentino, ristorante che gli vale la stella Michelin e che lo porta ad essere all’età di 25 anni – altra citazione frequente assieme all’utilizzo dell’espressione “enfant prodige“, che oggi a distanza di 13 anni da quella data potrebbe essere tranquillamente abbandonata – uno dei più giovani chef stellati in Italia. Esperienze internazionali alle spalle (Sidney, Tokyo, Londra, Copenaghen, Paesi Baschi), molto estro (definisce la sua come una “cucina istintiva), altrettanti spostamenti di sedi, format e spazi: dopo Marano, la gestione del Caffè Garibaldi a Vicenza, esperienza poi conclusa per l’inizio dell’attività di consulenza, che lo vede approdare – per poco più di un anno, il progetto è terminato nel 2023 – a Venezia al ristorante Dama.
Ora Cogo è tornato a Schio, collaborando nella trattoria paterna e aprendo il suo loft di Schio a cene in cui cucina davanti a pochi ospiti, secondo la filosofia del suo Lorenzo Cogo Social Club. Forse il contesto casalingo è più a sua misura se l’ultimo progetto è quello di una linea di zuppa gourmet.
Zuppe pronte gourmet: prezzo e gusti
3,90 euro è un prezzo assolutamente in linea con quanto offre la grande distribuzione organizzata, a farci bene caso senza strabuzzare gli occhi nel prendere atto di quanto le pappe pronte per famiglie mononucleari siano sconvenienti. La malizia di suggerire che la confezione sia dosata per “1-2 porzioni“, pure, è un neo-classico del supermercato. Una dose abbondante, si premette, strizzandoci l’occhio. Quanto all’altra indicazione evidenziata in etichetta, quella relativa all’alta percentuale di proteine, siamo in pieno new deal alimentare. Lo scaffale ostenta contenuti proteici pure quando si tratta di salse oramai, figuriamoci se si tratta di pasti a base di legumi.
La differenza la fanno i gusti. Non tanto perché tutti e tre vegani, senza lattosio e senza glutine”, quanto per la ricercatezza degli stessi, evidentemente studiati dallo chef Lorenzo Cogo per poi essere riprodotti dal conto-terzista Ingrit Srl di Noventa Padovana:
- pomodoro, olive, basilico e limone;
- spinaci, nocciola e tartufo;
- zucca, carota, arachidi e arancia.
Un tocco di contemporaneità in più, se si fa la tara con il bancone refrigerato delle zuppe pronte della GDO, ma soprattuto lo sforzo di considerare un prodotto volto alla nutrizione quotidiana e al contempo al conforto nondimeno soddisfacente per il palato. Gli ingredienti di base sono sempre fave e piselli, con l’importante aggiunta di semi di girasole, di lino anziché quinoa in base alle singole ricette, cui seguono gli elementi caratterizzanti, altamente differenziati tra loro.
Preparazione e risultato finale
3 minuti per 300 millilitri, una parola. Sarà la complessità degli ingredienti, avulsa da una classica ricetta dedicata a una zuppa pronta, ma raggiungere la giusta consistenza non è immediato. Si consideri pure l’assenza di addensanti: non vi accorgerete immediatamente di avere in pentola una zuppa pronta. Il consiglio, spassionato, é quello di aggiungere un goccio in più d’acqua rispetto a quanto indicato sulla confezione.
Un piccolo inghippo, ampiamente superabile dal godimento nella texture: le consistenze degli ingredienti segnano un passo notevole se si rapportano queste zuppe ai competitor degli ipermercati.
Spiccano le croccantezze e le note agrumate in ricette tutto sommato assai confortevoli, cariche di sapori da non far affatto rimpiangere il glutammato, totalmente assente al palato e nei fatti.
Nel redigere un’opinione finale, inoltre, non si può prescindere dal considerare il valore nutrizionale, la comodità di una bustina non refrigerata e un costo finale contenuto, sempre considerando la competizione dei pasti pronti difficilmente paragonabili a questo a livello gustativo.
Promosse. Il gusto migliore? Pomodoro, olive, basilico e limone. Ovvero il sapore più classico, morbido e fresco. Per quanto “spinaci e tartufo” possa avere successo e la zucca con l’arancia funzioni come accostamento.