Spesa online: dove eravamo rimasti? Ah, già, ci eravamo lasciati un mese fa, praticamente a inizio emergenza Coronavirus, dopo ore passate sui portali e-commerce dei principali siti dei supermercati italiani, senza riuscire a farci arrivare a casa neanche un fico secco. Ne uscì brillantemente Eataly per la verità, che tanto supermercato non è.
Nel frattempo, sull’argomento, si sono registrate cronache impietose. Siti impallati, consegne previste per quando il lockdown sarà forse un lontano ricordo, disservizi vari che hanno costretto Esselunga a mandare una lettera di scuse ai propri clienti. Per non parlare di Carrefour, che da qualche tempo ha addirittura attivato una lista d’attesa per l’accesso alla spesa online: sì, avete capito bene, si fa la fila ordinatamente esattamente come nel supermercato fisico, e si aspetta il proprio turno per accedere alla sezione ecommerce. Insomma, poco meno di un disastro. Noi, però, abbiamo continuato a insistere, un po’ per dovere di cronaca e un po’ per disperazione: quest’ultima, però, non ha fatto che aumentare, un’esperienza dopo l’altra.
Coop Drive: ordini online, ritiri in magazzino (quel che c’è)
Stufi di aspettare consegne a domicilio come adolescenti in attesa di un sms, abbiamo voluto provare il sistema Coop Drive. Ordini la spesa online, loro te la preparano, e tu passi a ritirarla nel giorno e orario stabilito in un punto di raccolta. Comodo, pratico, senza contatti ravvicinati di alcun genere. A Torino i punti di ritiro disponibili sono due, che si riducono in realtà a uno solo visto che il secondo è appena fuori dal confine della città.
Lo scorso 4 aprile dunque facciamo la nostra spesa. 172,13 euro totali, da ritirare mercoledì 15 aprile nella fascia oraria 12-13. Carichiamo il nostro carrello e pazientemente aspettiamo i dieci giorni che ci separano dalla nostra scorta di cibo, che a ben guardare, vista la situazione, non sono nemmeno troppi.
15 aprile, ore 11.11. Siamo già quasi pronti per la nostra uscita consentita, emozionati all’idea di metterci in macchina e caricare il bagagliaio di spesa. Quando arriva una mail del signor Coop: un riepilogo dell’ordine, dove ci viene comunicato che praticamente la metà dei prodotti non ci verrà consegnato, perché non è disponibile. Su 23 prodotti acquistati, 11 non ci sono. E parliamo di prodotti di largo consumo, mica volevamo il salmone dell’Alaska pescato all’amo. Uova, burro, pasta, biscotti. Cose così. Molte delle quali, tra l’altro, erano anche in offerta, e al prossimo acquisto non lo saranno più.
Winelivery: aperitivo e consigli non richiesti a domicilio
Demoralizzati dall’esperienza della spesa consegnata a metà, ci proviamo a consolare con un Moscow Mule, e ordiniamo una scorta di vodka e ginger beer su Winelivery, l’ottima app di consegna a domicilio di alcolici di ogni genere. L’ordine riesce perfettamente, la consegna è puntuale, ma a casa ci arrivano – anziché le otto bottigliette di ginger beer richieste – sei ginger beer e due toniche.
Chiamiamo per avere ragguagli: abbiamo sbagliato noi? Perché a noi la tonica proprio non piace, e se mi avessero avvisato mi sarei serenamente fatta bastare due bottiglie in meno. Ci rispondono, simpaticamente, che il ginger beer era finito, e che hanno pensato che la tonica potesse servire a dare un po’ di sapore. Grazie, Winelivery, faremo tesoro del vostro consiglio, ma se permettete le ricette dei nostri aperitivi preferiremmo sceglierle autonomamente, o quantomeno essere informati per tempo del cambio di programma. Bastava una telefonata, in fondo.
Eataly: di tutto un po’ (ma non quello che ordini)
Dobbiamo ammetterlo: non si tratta solo di spesa. Perché la frustrazione non è per nulla pari a quella di un semplice acquisto errato. Qui si parla dell’ultima gioia che ci è rimasta, quella di ordinare online qualcosa che ci piace, attenderla con ansia, emozionarsi al suono del campanello e poi ritrovarsi come quando eri bambino e al posto di una macchinina telecomandata sotto l’albero di Natale trovavi un imbarazzante maglione fatto a mano. È con i nostri sentimenti che state giocando, sappiatelo.
Così, per tirarci su di morale, decidiamo di andare sul sicuro, e ordiniamo un quintale di pesce da Eataly, che durante la nostra ultima prova di spese online si era rivelato il servizio più soddisfacente. Bottarga in offerta, cozze, vongole, polpo di scoglio, un intero banco di branzini e perfino un pezzo di formaggio Stilton, crepi l’avarizia. Consegna prevista in tre giorni (urca!).
Neanche il tempo di confermare l’ordine che ci rendiamo conto che forse, presi dalla foga, abbiamo un tantino esagerato: come faremo a mangiare tutta quella roba? Nessun problema, ci pensa Eataly! Tanto per cominciare, cara signora, i branzini sono di troppo, facciamo che non consegnarli. “Non disponibili”, mi comunicano un’oretta prima di bussare alla mia porta con il resto della spesa. Che, tanto per cambiare, poco corrisponde a quello che ho ordinato: formaggio e bottarga di marca e peso diversi da quelli da me richiesti, vongole e polpo prezzati al chilo decisamente di più di quanto previsto sul sito al momento dell’ordine.
Controllo meglio il riepilogo della spesa, e scopro che tutti i prodotti da me acquistati sono stati sostituiti con altri, nonosante al momento dell’ordine io abbia specificato (come previsto) che nel caso non fossero stati disponibili avrei voluto la rimozione dall’ordine. Specifica inutile, evidentemente. Cosa significa questo in termini di scontrino? Ancora non mi è chiaro, purtroppo. I branzini non disponibili non sono stati conteggiati, ma il totale che mi viene accreditato è comunque diverso da quello del mio ordine senza branzini (per dovere di verità, è di poco inferiore a quello che era previsto). Nessuno però, mi ha chiesto un parere, né mi ha al momento informato dei nuovi prezzi che sto pagando tramite la mia carta di credito. D’altronde bisogna avere fede, di questi tempi. Telefono al servizio clienti, che mi fa sapere che mi arriverà via mail il riepilogo, e se qualcosa non mi torna potrò farlo presente. Restituire prodotti di questo genere lo vedo improbabile, quindi me li mangerò e pagherò comunque vada.
Conclusioni: viva il commercio di prossimità
Continuiamo a capire che la situazione ha colto tutti di sorpresa, e ha fatto crescere enormemente un settore – quello degli ordini alimentari sul web – che prima era molto marginale; tuttavia non possiamo che chiederci se davvero, con tutto questo tempo a disposizione e con un bacino d’utenza così importante, non si possa fare un po’ meglio.
Perché la verità è che, dopo quattro settimane di tentativi compulsivi di ordinare la spesa online (sì, anche noi siamo ligi ai decreti di Conte, e tentiamo di non mettere il naso fuori di casa) non è cambiato praticamente nulla. Il servizio offerto è quasi sempre sotto le aspettative, purtroppo, specialmente quando la realtà da cui si acquista è grande. I piccoli, invece, ci pare che ci stiano mettendo generalmente grande cura nel fare le cose. Gelati che arrivano con biglietti di incoraggiamento scritti a mano, cioccolatini a forma di cuore aggiunti in omaggio all’ordine (nello specifico, parliamo della Gelateria Silvano a Torino, ma è solo uno dei tanti esempi). Forse questo periodo ci insegnerà di nuovo l’importanza del commercio di prossimità.