Come siamo messi con la spesa online? È lecito chiederselo, visto che siamo tutti chiusi in casa. Magari non proprio tutti, è vero, ma quello che stiamo vivendo in queste settimane è una sorta di nuovo lockdown di fatto. Circa 2 milioni e mezzo di Italiani sono infatti in isolamento domiciliare causa positività al Covid, e in questo numero vengono conteggiati solo gli effettivi infettati con il Coronavirus, e non i loro familiari, né i loro conoscenti che hanno avuto un contatto stretto con loro e si trovano in quarantena. Insomma, ci troviamo oggi di fronte a una situazione del tutto simile a quella che il Regno Unito aveva chiamato qualche mese fa “pingdemia”: il blocco parziale del Paese causato dal “ping”, il segnale sonoro del corrispondente della nostra app Immuni che metteva in quarantena chiunque si fosse avvicinato a un caso Covid.
In tutto questo, i grandi supermercati italiani – che hanno avuto due anni di tempo per organizzarsi con un adeguato servizio di spesa online – stanno rispondendo a una necessariamente crescente domanda di servizi a domicilio? Nì.
Ci siamo lasciati nel 2020, durante il lockdown, con spese impossibili da schedulare in un calendario di consegne super affollato e disservizi vari.
Nel frattempo, per molti di noi, la spesa online è diventata un abitudine consolidata (come dicevano le previsioni, nonostante un prevedibile calo fisiologico dei numeri, dovuto sicuramente anche al fatto che molti di noi avevano trovato il servizio offerto oggettivamente poco soddisfacente): segno che quel tipo di servizio può avere prospettive commerciali decisamente interessanti. E invece, la sensazione è che le catene ci investano ancora poco.
Chi in questo periodo si trova quarantenato se n’è reso conto: all’impossibilità di fare la spesa fisicamente, si è aggiunta una certa difficoltà nel farla online. Le previsioni di consegna sono generalmente a tre o quattro giorni, contro una routine in cui ordinavi e la spesa ti arrivava il giorno successivo, se non addirittura il giorno stesso. E se vi sembra poco, immaginatevi di trovarvi senza carta igienica mentre siete bloccati a casa, magari in famiglia: è un attimo ritrovarsi letteralmente nella cacca (pardon) mentre si aspetta che si liberi uno slot.
La situazione è migliorata: le spese generalmente arrivano, più o meno nei tempi e negli orari stabiliti, nonostante supermercati come Esselunga preferiscano mettere le mani avanti avvisando della possibilità concreta di ritardi e disservizi.
Resta da chiedersi se davvero questo settore sia così poco interessante da non investirci di più e meglio – visto il periodo – dando al consumatore un servizio migliore che possa abituarsi a utilizzare anche in periodi non di pandemia.
Io l’ho fatto, e il risultato del mio ultimo acquisto pre-quarantena è stato un fattorino molto, molto infastidito nel dovermi portare al terzo piano (ascensore non funzionante) la mia spesa. “La prossima volta che mi danno questo indirizzo non vengo più”, mi ha detto, lasciandomi a metà tra l’interdetto e il colpevole. “Perché un conto è comprare lo stretto necessario, un altro è fare lo spesone e pensare che qualcuno te lo porti fino a casa”.
Ecco. Ho come la sensazione che probabilmente il prossimo tema da affrontare, parlando di spesa online, sarà la condizione contrattuale del fattorino che ce la porta.