I filetti di acciuga salati sono il prodotto migliore del mondo. Chi lo dice?
Un importante centro di ricerca? Un sondaggio planetario? No, la fonte è: io.
D’accordo, non sono il MIT, non sono la Doxa, ma ne sono arciconvinto: i filetti di acciughe sono l’alimento migliore che ci sia.
Lo dico da piemontese d’adozione, ché non ci sono preparazioni migliori della merenda sinoira – le “tapas” regionali – delle acciughe al verde e dei peperoni con la bagna cauda.
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Lo dico da ligure d’origine, ché quando passano i banchi d’alici se ne pescano a tonnellate, le signore le mettono nelle “arbanelle” con il sale e la pietra sopra, per far loro rilasciare i liquidi, ed è un rito meraviglioso. Lo dico da “limontese”, cioè da chi vive tra Liguria e Piemonte, tra le quali anticamente correva la “Via del sale” (cui ancora è dedicata la bella manifestazione omonima: trovate tutto su www.viadelsale.org).
Lo dico da nipote di campani, ché le alici sono la tradizione e non c’è piatto più semplice e squisito d’uno spaghetto con un’acciuga e un po’ della colatura che ha reso celebre Cetara. Lo dico da siciliano per passione, ché secondo me si fa tanto parlar di quelle del Cantabrico ma quelle cresciute tra Trinacria e Calabria sono le migliori del mondo.
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Insomma: l’acciuga salata unisce l’Italia, dal Piemonte fino a Terrasini, dove ieri sera a TEN -Terrasini Event Night, ne ho mangiata una squisita servita su una burrata dallo chef pugliese Felice Sgarra.
Io ne mangio tantissime, almeno una volta la settimana. Ogni tanto qualcuno mi chiede: ma non ti mettono sete? Personalmente rispondo: e il vino cosa l’hanno inventato a fare?