Il grano è un alimento basilare in pressoché tutte le culture: principalmente viene usato per essere macinato – tranne che in qualche zuppa di cereali e nella nostra amata pastiera – e ridotto in farina, con la quale poi si fanno innumerevoli cibi, dal pane quotidiano ai dolci da ricorrenza. È chiaro perciò che quando il prezzo del frumento sale, si temono ripercussioni a cascata su quasi tutti i cibi di prima necessità, e non solo in Italia che è il più grande consumatore (nonché produttore) di pasta, ma in tutto il mondo. Ma cosa fa salire il prezzo del grano?
L’invasione della Russia in Ucraina ha mandato immediatamente in fibrillazione i mercati globali, in particolare riguardo ai combustibili fossili, e al grano: già prima che Putin bloccasse le esportazioni di cereali, i prezzi sulla borsa mondiale di Chicago avevano battuto ogni record. La guerra è una tragedia, non solo per le migliaia di persone che uccide direttamente, ma per i milioni di persone che riduce alla fame, nel luogo del conflitto e indirettamente in tutto il mondo. Il prezzo del pane e della pasta è destinato a salire, ormai è certo, lo stiamo vedendo succedere, anche se i meccanismi con cui ciò avviene non sono così ovvi e immediati: abbiamo dedicato al tema un articolo apposito, mettendo in rilievo soprattutto la grande differenza tra grano duro (con cui si fa la pasta) e grano tenero (che viene da Russia e Ucraina).
Ma allargando lo sguardo, e provando ad andare un attimo oltre la situazione specifica, ci chiediamo quali sono i fattori che determinano la crescita del prezzo del grano, e dei suoi derivati. I prezzi stavano salendo già prima della guerra, sono movimenti di lungo periodo. Dopo un’era di sostanziale stagnazione, con la depressione post crisi che ha rallentato la crescita economica e anche quella dei prezzi, negli ultimi due anni l’inflazione è tornata a fare cucù. Ma quali sono i fattori – endemici, ciclici o contingenti – che fanno alzare il prezzo del grano? Possiamo riassumerli schematicamente, al netto delle inevitabili semplificazioni.
Aumento della popolazione
Una popolazione globale che va verso i dieci miliardi richiede più cibo, e l’aumento della domanda fa salire il prezzo. La domanda di cereali aumenta sia per soddisfare un bisogno alimentare diretto di carboidrati, sia per fare fronte a una maggiore necessità di proteine di origine animale, dato che i cereali vengono utilizzati anche come mangime.
Cambiamento climatico
Dall’altro lato, i prezzi aumentano anche quando cala l’offerta. Possono capitare annate in cui nei grandi paesi esportatori, da cui quindi dipende la soddisfazione del bisogno mondiale, il raccolto sia inferiore alle aspettative: per siccità, per maltempo, per altro. Ora si dà il caso che i cosiddetti fenomeni estremi e le variazioni rispetto alla norma si siano acutizzati negli ultimi anni per via della catastrofe climatica, e che ancora di più lo faranno in futuro.
Aumento costi logistica
La supply chain è entrata in affanno nel secondo anno di pandemia: per delle vischiosità, dei colli di bottiglia e degli stop improvvisi, che a loro volta hanno una serie di cause. La crisi della logistica determina crisi economiche e mancanza di beni sugli scaffali. In un mercato come quello del grano che è fondato sullo spostamento di merci da un lato all’altro del mondo, ha effetti pesanti.
Crisi energetica
L’aumento del prezzo dei carburanti (a sua volta determinato da tensioni internazionali, ma anche dalla scarsità di combustibili fossili e dalla necessaria transizione ecologica) e di tutte le fonti di energia incide sul prezzo finale degli alimenti a ogni livello della filiera. Non c’è solo la coltivazione (trattori e mietitrebbie vanno a nafta) e come abbiamo appena visto il trasporto: c’è la molitura del grano per produrre farina (i cilindri dei mulini hanno bisogno di energia per girare) e le ulteriori lavorazioni per arrivare ai beni finali, banalmente i prodotti da forno consumano gas o elettricità, e per esempio i pastifici industriali richiedono grandi quantità di energia per i macchinari che essiccano la pasta.
Blocco delle esportazioni
Ragioni politiche o pratiche hanno portato al blocco delle esportazioni sia dall’Ucraina che dalla Russia, e queste sono conseguenze dirette del conflitto. Ma poi ci sono decisioni strategico-speculative come quelle dell’Ungheria, che ha fermato le esportazioni sia per fare scorta in caso di necessità sia per tornare a vendere quando i prezzi saranno aumentati.
Rincaro dei fertilizzanti
Come l’energia, un altro dei costi che formano il prezzo finale di una coltivazione è quello dei fertilizzanti: ora si dà il caso che la Russia sia un grande produttore non solo di grano ma di fertilizzanti a basso costo, e anche questi beni stanno venendo a mancare. Per chiunque faccia agricoltura convenzionale – cioè a tutt’oggi la maggior parte dei produttori – questo è un danno che inevitabilmente si ripercuote sul prezzo finale.
Dazi
Situazioni di crisi internazionale, o scelte politico commerciali come quelle della Cina sulla carne di maiale, possono spingere a strette sul libero scambio, e far introdurre, o inasprire i dazi.
Speculazione
Le contrattazioni nella Borsa del grano sono nate come un modo per stabilizzare i prezzi e mettere al sicuro sia venditori che compratori dai rischi di fluttuazioni, ma si prestano a speculazioni e giochi finanziari che possono avere l’effetto opposto.
Sul modo in cui si determina il prezzo del grano, sul funzionamento (e sulle ragioni dell’esistenza) di un mercato mondiale del frumento, c’è un altro approfondimento.