“Cameriere, c’è una mosca nella minestra!”. “Sshhh, altrimenti la vogliono tutti”. La barzelletta di Gino Bramieri sta per avverarsi, manco fosse una profezia alla Black Mirror? Quel che è certo, è che illustra bene un aspetto che finora è stato notato poco, nel dibattito (?) sugli insetti commestibili e annessa isteria collettiva. Ondata di panico, en passant, poco comprensibile dato che l’autorizzazione UE ai grilli come novel food non è certo il primo via libera per gli insetti (primato che spetta alla tarma della farina, Tenebrio molitor, nel maggio 2021, cui è seguita nel novembre 2021 la locusta, Locusta migratoria), e a dir la verità, neanche per il grillo (Acheta domesticus).
Qual è il punto? Ce ne sono tanti. Ma no, oggi non vogliamo parlare del fatto che gli insetti sono cibo quotidiano per milioni se non miliardi di persone nel mondo. O del fatto che, tutto sommato, certi insetti li abbiamo sempre mangiati anche in Italia. E neanche del fatto che, in un mondo che cambia (eufemismo alert), le proteine dovremmo prendercele un po’ dappertutto, aspettando il Godot di una svolta definitiva tipo il miraggio hi tech della carne coltivata. Neppure abbiamo intenzione di notare le contraddizioni di certe operazioni di basso marketing – ma solo perché l’abbiamo già fatto – operate da brand che si ispirano alla Natura, i quali da un lato degradano gli insetti parificandoli al “cibo sintetico”, come se non fossero natura; dall’altro affermano di volerli “lasciare nel loro mondo”, ritenendoli quindi degni di maggiore tutela rispetto agli animali da macello, che invece si possono vendere e mangiare.
No. Il punto è un altro. Siamo qui, signore e signori, per rassicurare voi impanicati, voi che temete di ritrovarvi insetti nel piatto a vostra insaputa. Gli attivisti no-insect, gli anti-grillini (vi ricordate di quando Grillo era solo un politico? Bei tempi), gli affetti da entomofobia – anzi da entomofagofobia. Personalmente, verrei a prendervi una per uno, per dire: a frà, magna tranquillo. Nessuno ti vuole fregare, infilandoti la polvere di grillo nell’impasto dei frollini. E no, non perché “la legge dice che è obbligatorio inserire gli ingredienti in etichetta”: certo che è obbligatorio, ma c’è un motivo più forte.
Il motivo puro e semplice per cui nessun produttore è interessato a nascondere la farina di insetti nei biscotti o nella pasta è che questi ingredienti costano un cuofano di denari, un sacco di soldi, ma proprio cifre spropositate. Enrico Murdocco, lievitista titolare della pizzeria Tellia a Torino, che sta per presentare un pane con farina di grillo, ci ha detto che la prende a 35 euro al chilo (un chilo di farina di grano costa anche un euro, di farina di soia – comparabile da un punti di vista nutrizionale – circa 3). Tra i 35 e i 70 la pagano anche, dalla Francia, quelli di Fucibo, che hanno iniziato con le patatine con farina di grilli, poi sono passati ai biscotti e stanno per lanciare la pasta. E questi sono i prezzi professionali.
Ai privati ovviamente la farina di grillo costa ancora di più: Italian Cricket Farm la vende (o meglio la venderà) a 40 euro al chilo (ma il sacchetto da 100 grammi a 6 euro, anche perché di un chilo che te ne fai?); Eurocricket un sacchetto da 200 grammi lo mettono a 14,99, in sostanza 60 euro al chilo pure loro. Quindi: per ora non c’è nessuna convenienza economica nel fare cibi con gli insetti, e chi sa ancora per quanto sarà così. Non c’è convenienza = nessuno lo farà. A meno che non si voglia ipotizzare una finalità non economica ma di altro tipo: un modo per controllare gli stomaci e le menti – ecco pronta una bella teoria del complotto, che ancora deve nascere, ma che non credo tarderà.
Ma poi. Per assurdo che possa sembrarvi, cari entomofagofobici, per chi usa farina di insetti quell’ingrediente è un valore aggiunto, non una frode da nascondere, un additivo da contrabbandare. Sono artigiani e produttori che amano sperimentare nuove materie prime e diversi sapori, o pionieri che credono nel cibo sostenibile del futuro. Che siano nella ragione o nel torto, non rileva: il fatto è che non solo la metteranno nella lista ingredienti, la farina di insetti, ma la pomperanno a caratteri cubitali sul fronte del pacchetto – anche per giustificare un prezzo più elevato. Quindi non c’è nessun pericolo: nessuno ci regalerà insetti, anzi.
E visto che abbiamo svaccato, iniziando con una barzelletta, chiudiamo con una leggenda metropolitana. Questa degli insetti infilati di nascosto nei biscotti mi sembra la storia con cui provavano a terrorizzarci da piccoli: non accettate niente dagli sconosciuti! Si mettono davanti alla scuola e regalano caramelle con la droga dentro! Ora, non so a voi, ma a me non m’è mai successo, mannaggia oh.