Integrale: intero, completo, sano, totale. Il dizionario italiano (Treccani) sembra voler assecondare un’associazione oggi sempre più automatica, quella tra le farine raffinate, 00 in testa, con un prodotto poco salubre, privato dei benefici micronutrienti, ridotto in pratica a solo amido, e con indice glicemico elevato.
La prevedibile conseguenza è che la pasta integrale conquista spazio negli scaffali dei supermercati. Anche se non si è ancora scrollata di dosso il pregiudizio che la vorrebbe meno buona, stopposa, più salutare che invitante.
Beh, lasciatecelo dire: sarà stato così in passato. Oggi, anche nella versione da supermercato, la pasta integrale regala buone soddisfazioni grazie a porosità e sapori intensi.
Nella Prova d’assaggio di oggi confrontiamo 6 marche di spaghetti integrali tra le più diffuse negli scaffali, tutte comprese in una fascia di prezzo simile.
6. BARILLA
Supporter della pasta italiana più famosa nel mondo non arrabbiatevi. Non abbiamo nulla di personale contro Barilla, anzi.
E però, il nostro languore per lo spaghetto integrale non viene stimolato da questo aspetto insolitamente stinto e lucido. Intendiamoci, sostenere che non sia appetibile significa esagerare, ma è necessario il contributo generoso del condimento, altrimenti si fatica.
Di Barilla allora, invece di questo pacchetto rosso mattone (o è rosso integrale, you decide!), si preferisce la versione classica, vestita del rassicurante blu aziendale.
Il punto è che con quel 6.5% di fibre il concetto di integrale resta vago.
Un appunto sul prezzo: la pasta Barilla, rintracciabile sempre e ovunque, ha un costo troppo variabile. Parliamo di decimi, s’intende, ma con differenze eccessive. La pasta integrale, onnipresente anche lei, all’Esselunga costa 77 centesimi e al Pam l’abbiamo trovata a 1,15 euro.
Cottura: 8 minuti
Prezzo al chilo: 1,54 centesimi
VOTO: 5.5
5. RUMMO
Gran bella confezione, complimenti. Con il sacchetto di carta color cucina dei sogni è impossibile non notare la pasta Rummo, azienda campana dall’ottima reputazione nella grande distribuzione.
Tuttavia la versione integrale, con gli spaghetti fibrosi dentro e ruvidi esternamente, stecca un po’ nel sapore, timido per non dire ben nascosto. E sì che la trafilatura al bronzo, evidenziata a chiare lettere anche sullo scontrino, aveva generato in noi aspettative alte.
Mettiamola così: la semola di grano duro proveniente da agricoltura biologica, la materia prima 100% italiana, e il 7% di fibre non ci hanno intenerito. Anche se fanno indubbiamente piacere.
Cottura: 9 minuti
Prezzo al chilo: 3,38 euro
VOTO: 6.5
4. GAROFALO
Con l’avvicinarci del podio la pasta diventa più ricca di fibre; forse la recente demonizzazione della farina “00” condiziona anche i nostri gusti nella percezione di ciò che è buono, benché la stella polare della Prova d’Assaggio di Dissapore resti la soddisfazione del palato.
Garofalo porta il contenuto all’8%, realizzando uno spaghetto “alla chitarra” dall’aspetto “grezzo” (nel senso di non lavorato) con semola biologica.
Peccato il sapore quasi univoco di crusca, e una certa mancanza di uniformità nella cottura. Abbiamo avuto cura di scolare gli spaghetti al quattordicesimo minuto, come suggerito dalla confezione, ma la parte esterna della pasta si è un po’ sfaldata al tatto, come fosse scotta, mentre il cuore fibroso è rimasto compatto.
Cottura: 14 minuti
Prezzo al chilo: 3,7 euro
VOTO: 7
3. DELVERDE
Ebbene sì, abbiamo trovato lo spaghetto che non scuoce. E non è una frase fatta: rimane compatto a lungo, teso come una corda di violino.
Meno pubblicizzato di un tempo, il marchio Delverde occupa con molta dignità il suo spazio nello scaffale della grande distribuzione, peraltro a un prezzo concorrenziale considerando la certificazione bio. Perché anche quella costa, e chiaramente noi consumatori contribuiamo a pagare il rettangolo verde con la foglia stilizzata che compare sulla confezione.
A proposito, il pacchetto è compostabile, con tanto di marchio vegan (sottotitolo: “qualità vegetariana”).
Una bella scoperta; anche con un sugo pronto senza pretese ha superato marchi più blasonati, sia nella consistenza che per la capacità di amalgamarsi a olio e pomodoro.
Cottura: 8 minuti
Prezzo al chilo: 2.98 euro
VOTO: 7.5
2. LA MOLISANA
Nei vari test della Prova d’Assaggio di Dissapore cerchiamo di tenere l’entusiasmo sotto controllo, ma il robusto “Spaghetto quadrato” de La Molisana ci ha realmente impressionati, tanto da meritarsi condimenti altisonanti e sempreverdi come la crema di scampi.
Scolando la pasta ci siamo accorti “che era lei” dal profumo di cereali e frutta secca. Nel piatto, al naturale, risulta bella e invitante. Sapore rustico, eleganza, niente aromi “cartonati”.
C’è tutto. Richiesta perentoria a La Molisana: aumentate il contenuto di fibre, questa pasta merita più di un misero 6.5%.
Cottura: 12 minuti
Prezzo al chilo: 2,78 euro
VOTO: 8.5
1. DE CECCO
Anche questa volta De Cecco fa centro. Peraltro con uno spaghetto dal rapporto qualità prezzo conveniente.
Tanto per iniziare è ruvida e più ricca di fibre, con il 7.5%, che è una discreta percentuale, superiore a quella presente in marche più costose. Poi è molto proteica: 14 grammi su 100 mandano in sollucchero anche i nutrizionisti più bacchettoni.
Parliamo anche di credibilità del colore, quel punto di marrone che ci fa dire: “Integrale? Okay, la mangio”. Lo spaghetto rimane sodo, effetto gomma non pervenuto.
Cottura: 12 minuti, al dente 10 (quelli di De Cecco la risolvono così)
Prezzo: 2.98 al chilo
VOTO: 9