L’aveva portato con sé Expo 2015 il Mercato Metropolitano, che all’insegna dello slogan anti-Eataly Il buon cibo italiano non è un lusso, si era insediato in un’area di 15 mila metri quadrati in zona Navigli, nei magazzini dell’ex scalo ferroviario di Porta Genova, dove un tempo c’era la fiera di Sinigaglia, per essere precisi.
Nato per offrire un nuovo modello di acquisto sostenibile basato sulla filiera corta: prodotti freschi e di qualità a prezzi da mercato, disponibili direttamente dalle mani di chi li produce, con oltre 2.000 prodotti tipici Dop e Igp (pane, carne, pizza, piadina, vino, birra agricola) e l’immancabile spazio per il cibo di strada, doveva restare aperto solo per il semestre di Esposizione Universale.
Ma visto il grande successo di pubblico ottenuto si era deciso che il Mercato Metropolitano sarebbe rimasto aperto, diventando semplicemente Mercato di Porta Genova.
Peccato che ieri, come riporta Corriere Milano, nella spazio di Porta Genova ci fossero soltanto gli ufficiali giudiziari a fare l’inventario per un pignoramento dei beni che appare inevitabile.
Gestito dalla società di scopo Qualitalia per conto di Unaproa (consorzio romano che raggruppa 125 organizzazioni di produttori ortofrutticoli, agrumari e di frutta in guscio), il format che tra cibo, socialità e cultura aveva recuperato e restituito ai milanesi un’area dismessa, e che doveva essere replicato perfino in Giappone, ha accumulato in realtà oltre un milione di debiti.
Al momento è insolvente nei confronti della cordata di imprenditori che si è rivolta al Tribunale di Milano per il pignoramento. Ma la situazione è identica per altri fornitori: arredatori, security, servizi di pulizia.
Nonostante i rinvii, i compromessi e i tentativi per trovare altri soggetti che subentrassero a Unaproa, il polo del gusto milanese nato sotto la buona stella di Expo sembra destinato a chiudere per sempre.
[Corriere Milano]