La legge sul biologico è stata approvata, finalmente: l’Italia, ovvero uno dei paesi in cui è più diffusa e avanzata l’agricoltura bio, ha una sua normativa di settore che prevede varie novità ai fini di tutela e promozione. Il testo girava da qualche anno tra Camera e Senato, ma addirittura il primo disegno di legge risale al 2007: quindici anni dunque ci sono voluti, ma la buona notizia del giorno è che ce l’abbiamo fatta.
Fine della polemica biodinamica (per ora)
Nonostante le polemiche che hanno segnato gli ultimi passaggi, che si sono incagliati sulla cosiddetta equiparazione tra biologico e biodinamica: riferimento, quello all’agricoltura steineriana, cancellato solo parzialmente – e nonostante qualcuno avesse affacciato il sospetto che proprio le menzioni della biodinamica ancora presenti potessero comportare ulteriori modifiche e quindi ritardi. Invece no, il Senato ha approvato il testo così com’era; mentre la senatrice a vita Elena Cattaneo, che da sempre si batte contro il riconoscimento legale di quello che ha definito “truffa scientifica”, ottiene una promessa: l’approvazione di un ordine del giorno che impegna il Governo a sostenere le iniziative volte a eliminare i riferimenti residui alla biodinamica.
Le reazioni alla nuova legge sul biologico
Tutti contenti quindi, politici e associazioni di settore. Il sottosegretario alle Politiche agricole Francesco Battistoni parla di “giornata storica: il testo, una volta pubblicato in Gazzetta ufficiale, renderà l’Italia del Bio ancora più competitiva sul mercato nazionale ed internazionale”. Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ricorda che “gli acquisiti di prodotti bio Made in Italy nel 2021 hanno sfiorato il record di 7,5 miliardi di euro di valore”. L’Alleanza Cooperative, per bocca del coordinatore del settore biologico Francesco Torriani, esprime sollievo per il recupero di un processo che si stava impantanando e “che invece a livello comunitario sta correndo veloce”. E la presidente di Slow Food Italia Barbara Nappini dichiara: “Un passo concreto verso una reale transizione ecologica”.
Ma cosa prevede in concreto la legge sul biologico? Vediamo i punti principali.
Il marchio biologico italiano
La principale novità è senz’altro l’istituzione di un marchio biologico italiano (art. 6), “per caratterizzare i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana contraddistinti dall’indicazione Biologico italiano”. Il marchio è di proprietà del Ministero, le condizioni e le modalità di attribuzione saranno specificate da un decreto ministeriale entro massimo tre mesi. Anche il logo ovviamente è do là da venire, si dovrà assegnare tramite un bando.
Il tavolo tecnico
Confermato il tavolo tecnico, che è già operativo da vari anni: vi partecipano numerosi rappresentanti di enti e associazioni del settore. Le sue funzioni sono di controllo e di indirizzo rispetto agli strumenti che la legge ha creato. È questo (art. 5) uno dei due punti in cui ancora compare la parola “biodinamica”.
Il Piano d’azione nazionale
Sempre con un decreto ministeriale da emanare entro 90 giorni, il Ministero adotta il Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici. Il piano è triennale ma viene aggiornato tutti gli anni. Le sue funzioni principali (art. 7) sono quella di “favorire la conversione al metodo biologico delle imprese agricole, agroalimentari e dell’acquacoltura convenzionali, con particolare riguardo ai piccoli produttori agricoli convenzionali” e “incentivare il consumo dei prodotti biologici attraverso iniziative di informazione, formazione ed educazione, anche ambientale e alimentare, con particolare riferimento alla ristorazione collettiva”.
Inoltre (art. 8) si dovrà adottare un piano nazionale per le sementi biologiche “finalizzato ad aumentare la disponibilità delle sementi stesse per le aziende e a migliorarne l’aspetto quantitativo e qualitativo con riferimento a varietà adatte all’agricoltura biologica e biodinamica” (ecco la seconda menzione).
Il Fondo per lo sviluppo della produzione biologica
Come si finanzia tutto questo? Con una partita di giro, che promuove il biologico caricando i costi sul convenzionale: chi fa agricoltura utilizzando i pesticidi classici, danneggiando l’ambiente, deve “riparare” contribuendo allo sviluppo del bio. Infatti i soldi per la gestione dei due piani d’azione, e per il marchio, la legge prevede (art. 9) che vengano da un Fondo per lo sviluppo della produzione biologica. Il fondo è finanziato il contributo del 2 per cento del fatturato realizzato nell’anno precedente relativamente alla vendita di prodotti fitosanitari autorizzati ma considerati dannosi per l’ambiente, e dei fertilizzanti da sintesi.
Sostegno alla ricerca
Viene poi sostenuta in vari modi la ricerca sul biologico (art. 11): con percorsi formativi da attivare nelle università, e con la destinazione alla ricerca di una quota dei fondi destinata al CNR. Inoltre parte del Fondo visto sopra “è destinato al finanziamento di programmi di ricerca e innovazione”. Si promuove poi la formazione professionale (art. 12).
I distretti biologici
Sono istituiti i distretti biologici (art. 13) ai fini di incrementare la conversione, di aumentare l’interazione tra i produttori, e di promuovere il consumo.
Cambierà il sistema dei controlli (e forse anche i soggetti controllori)
Infine, c’è da dire che la legge sul biologico è anche una legge-quadro, cioè una norma che autorizza il Governo ad emanare decreti legislativi che andranno a modificare leggi precedenti, nel rispetto dei principi indicati. In particolare la legge invita (all’art. 19) a ridefinire, entro 18 mesi, il sistema dei controlli e delle sanzioni: queste ultime possono arrivare fino alla revoca del marchio, per chi lo usa in maniera impropria. I controlli invece andranno rafforzati per garantire maggiore trasparenza, evitare frodi e informare i consumatori, e soprattutto per “migliorare le garanzie di terzietà dei soggetti autorizzati al controllo, eventualmente anche attraverso una ridefinizione delle deleghe al controllo concesse dal Ministero”.