“Il consumatore deve sapere che cosa compra quando va allo scaffale: se compra latte, che è quello che deriva dalla secrezione mammaria, oppure se compra un prodotto chimico e di laboratorio“. A dirlo è Paolo Zanetti, presidente Assolatte, intervenuto ieri a Napoli alla prima edizione della Conferenza Internazionale sulla Mozzarella di Bufala e altri prodotti lattiero-caseari. L’argomento su cui così si è espresso il rappresentante dell’Associazione delle imprese lattiero casearie italiane, è quello dei continui “attacchi” ricevuti dal settore da parte di alternative del latte e soprattutto da parte del terribile “cibo sintetico“.
“Bisogna vedere cos’è questo cibo sintetico“, dice giustamente Paolo Zanetti rispondendo alla domanda. Poi prosegue: “bisogna vedere soprattutto se è sicuro“, perché è “facile dire che un prodotto nuovo è bello e sostenibile“, senza badare al fatto che sia sicuro. Quindi Zanetti raccomanda cautela nei confronti di alternative “sintetiche” al latte, che non ci risulta siano in commercio né in previsione di commercio, ma tant’è, meglio mettere le mani avanti, visto che il mercato del latte è già in crisi e il rischio di un tracollo può arrivare quando meno te l’aspetti.
Secondo Zanetti, la tutela del consumatore è l’elemento che deve essere messo al centro del dibattito tra latte animale e “latte sintetico“ (?). “È il nostro mantra: il consumatore – perché noi siamo sempre dalla parte del consumatore – non può confondere il latte con una bevanda chimica da laboratorio, o una bevanda di sintesi“.
E ci sarebbe da chiedersi quando mai sia successo, o sia rischiato di succedere, ma immaginiamo che Zanetti si riferisca a un passato non troppo lontano in cui le bevande alternative al latte potevano giocare sul milk-sounding e finire sugli scaffali come “latte di soia” o “latte di riso”. Se un chiarimento sul tema c’è stato, difficile che si torni indietro qualora nei supermercati arrivi un’alternativa di laboratorio al latte, ma capiamo la preoccupazione. Ci sono però tante altre cose, crediamo, su cui il consumatore dovrebbe essere informato quando compra il latte.
Le informazioni che vorremmo trovare sul nostro latte
“Metteremo in risalto quanto il latte sia un alimento sano, sostenibile e sicuro“, dice Paolo Zanetti, e sembra di sentire quello che ci dicevano le nostre mamme, e che noi diciamo ai nostri figli. “Cercheremo di dare una giusta narrazione che purtroppo talvolta non viene data“, prosegue.
Tutto vero, se non fosse che in quella narrazione, talvolta, mancano dei capitoli. Quantomeno, se si parla di obblighi di etichetta: una cosa su cui, non solo nel latte, si può sempre fare meglio. E allora ok che ci venga detto se è latte latte o se è bevanda (vegetale o di laboratorio), ma ci sono altre informazioni per cui vorremmo un obbligo in etichetta. Se la tutela e l’informazione del consumatore è al primo posto dei pensieri di chi si occupa della produzione di latte, ci sono altre cose su cui ci piacerebbe essere informati, quando compriamo una qualsiasi confezione di latte.
La prima è il benessere degli animali che quel latte lo hanno prodotto: come avviene la mungitura? Qual è la qualità della vita delle vacche da latte che hanno partorito i loro vitelli e che devono fornire il latte per la grande distribuzione. Sono cose che sappiamo, tendenzialmente, ma sappiamo anche che ci possono essere diversi modi e diverse metodologie per affrontare questi aspetti relativi agli animali nelle stalle. Non mettiamo in dubbio che gli appartenenti ad Assolatte siano i più virtuosi in questo campo ma, ecco, forse ai consumatori più che la differenza tra chimico / naturale interessano questi dettagli (anche in positivo, eventualmente).
La seconda questione riguarda l’utilizzo degli antibiotici. Solo qualche anno fa, un’indagine de Il Salvagente su ventuno campioni di latte italiano trovato nei supermercati aveva evidenziato la presenza di farmaci in più della metà dei test. I più frequenti? Il dexamethasone (un cortisonico), il neloxicam (antinfiammatorio) e l’amoxicillina (un antibiotico), in concentrazioni tra 0,022 mcg/kg e 1,80 mcg/kg.
E, se è vero che l’Italia negli ultimi anni ha fatto registrare un calo dell’uso di antibiotici negli allevamenti, è pur vero che il nostro Paese rimane uno di quelli non particolarmente virtuosi nell’Unione Europea (nel report 2023 dell’Agenzia europea per i medicinali, l’Italia era il terzo paese europeo per utilizzo di antibiotici veterinari). E va ricordato che è un problema di tutti, come spiega la dottoressa Antonia Ricci in un documento dell’Istituto Superiore della Sanità sull’utilizzo degli antibiotici nell’allevamento bovino. “La resistenza dei microrganismi agli antibiotici è attualmente considerata, a livello mondiale, come uno dei principali problemi della sanità pubblica“.
Dunque sì, quando prendo una confezione di latte dallo scaffale mi piacerebbe sapere se e quanti farmaci ha preso quella mucca prima di essere munta (oltre che come è stata munta).
Ecco, presidente Zanetti. Noi la ringraziamo per la premura che ha nel tutelarci dal “latte sintetico”, se mai ce ne sarà uno in commercio. Ma prima di quello, forse, preferiamo essere più e meglio informati sui problemi esistenti. Perché sì, anche noi amiamo il latte, e vogliamo continuare a berlo con fiducia negli allevatori virtuosi.