Italpizza, produttore emiliano leader nella pizza surgelata, differenzia la sua proposta sul territorio italiano aprendo un punti vendita di proprietà. Quelli che su Linkedin hanno la competenza in “marketing” direbbero flagship store, ma io che in questo nuovo negozio ci sono andato mosso dall’affetto per il marchio, salva-cena di gran rispetto di quasi tutti i supermercati, con lo stesso sentimento mi sento di dirvi che somiglia di più a uno di quegli spacci aziendali di provincia.
Bando agli spoiler, per ora vi basti sapere che ci troviamo a Piacenza e, prima che si alzi anche solo un sopracciglio in segno di perplessità, sia inciso sulla pietra che A) questo articolo non è stato pagato (d’altronde l’apertura di questo punto vendita non è nemmeno stata comunicata dall’azienda) B) se esiste un girone dell’inferno riservato a chi spreca o peggio ancora non filtra il grasso di cottura del guanciale, sicuramente ne esiste uno anche per chi non sa apprezzare una buona pizza surgelata.
Dati alla mano, è proprio l’arte bianca e in particolare la pizza a fare da traino per tutto il comparto dei prodotti surgelati nei supermercati italiani. Il che, se ci pensate, è quantomeno curioso, visto e considerato che una pizzeria più o meno dignitosa la si trova aperta ormai a qualsiasi ora in ogni angolo della città.
Nonostante questo, le maggiori catene ormai dedicano a pizze e prodotti affini lunghi freezer, i brand più conosciuti sono sempre alla ricerca di nuovi gusti, combinazioni e impasti per soddisfare un consumatore che nel 2021 sa precisamente cosa vuole ed è molto esigente.
Nella maggior parte dei casi l’acquisto è solo il primo step, a cui segue un secondo più divertente, ovvero la personalizzazione a piacere. Perché, se proprio vogliamo essere sinceri fino in fondo, la farcitura di base è il più delle volte piuttosto deficitaria, per non dire avvilente.
Ed è qui che il consumatore, come in un Gira La Moda 2.0, si può sbizzarrire nel creare un topping aggiuntivo che renda più golosa la pizza senza sbilanciarne il gusto e, ultimo ma non meno importante, senza che il peso e i liquidi di queste aggiunte vada a compromettere la riuscita della cottura.
Italpizza
Italpizza ha saputo imporsi con muscolarità nella grande distribuzione organizzata italiana, in virtù, secondo noi di Dissapore che ai supermercati siamo molto attenti, di un ricco ventaglio di “gusti” proposti, di una presenza prepotente nei punti vendita della Penisola e di una qualità difficile da superare, specialmente a quel prezzo.
Suvvia, chi non conosce la mitica 26×38 la 12 x30 o le più recenti Rusticalta e Chepinsa? Okay, forse non tutti ce l’avrete presente, complice un brand riconoscibile ma non facilmente memorabile, ma vi basti pensare a quante pizze surgelate avete mangiato con il Gorgonzola vero (a parte Italpizza).
Breve premessa agiografica: Italpizza viene fondata nel 1991 a Castello di Serravalle (BO) e nel 1998 si trasferisce in quella che è l’attuale ubicazione a San Donnino , in provincia di Modena, dove ha raggiunto nel 2019 un fatturato consolidato di circa 150 milioni di euro.
Ed è proprio a San Donnino, unitamente ad altri punti considerati strategici, che Italpizza ha deciso di aprire negozi monomarca dove acquistare a prezzi da Prima Repubblica buona parte dei prodotti già conosciuti, unitamente ad altri non commercializzati nella grande distribuzione come la pizza con prosciutto e ananas di cui più avanti vi racconterò.
Tra gli ultimi punti vendita aperti vi è anche quello di Piacenza, la mia città, aperto poco prima del Natale appena trascorso.
Ora, sorvolando sulla scelta quantomeno insolita di aprire uno store monomarca di pizza surgelata proprio sotto le festività, ho accolto la notizia come un regalo anticipato e sono andato subito in avanscoperta.
E poi dicono che in Italia non si fa più giornalismo d’assalto, da non credere.
Il negozio
Dal punto di vista estetico non mi aspettavo elaborati studi di arredamento d’interni, ed infatti si riduce il tutto al minimo sindacale: freezer e pizze. La prima particolarità che salta all’occhio è quella che, al momento della mia sortita, tutte le pizze sono confezionate in pellicola trasparente, e da questo si evince già una prima differenza con le pizze presenti in GDO.
Forme irregolari, addirittura alcune con pezzettini mancanti ai bordi e farciture mal distribuite. Cosa mi vuoi dire, Italpizza del mio cuore?
Che le pizze fighe e perfette si trovano al supermercato, mentre al tuo store paghi meno ma in alcuni casi ti devi accontentare e passare sopra ai difetti di produzione?
Voglio sperare di aver imbroccato alcune infornate sbagliate, perché in caso contrario sarebbe deludente e poco serio, indipendentemente dal fattore risparmio.
Facendo due chiacchiere con il personale, mi è stato confermato che con il tempo si andrà ad aumentare l’offerta inserendo le referenze già presenti in GDO. Si spera in condizioni migliori.
Pizza Ananas e prosciutto: Prova d’assaggio
Estate 98, vacanza studio a Killala, minuscolo villaggio irlandese sul mare. Nel solo (e inspiegabile considerato il numero di possibili fruitori) fast food presente in paese, rimasti stregato da un hamburger di manzo con salsa rosa e ananas grigliato.
Avevo 14 anni, si chiamava hawaiian hamburger, ovviamente. Ero un ragazzino, il gastrofanatismo militante era ancora lontano, ma uno dei miei cibi gateway fu proprio quello.
L’oggetto misterioso ananas era già lì, vent’anni fa abbondanti, in quello sperdutissimo agglomerato umano di lentiggini e Guinness che vedeva nelle burrasche lo spettacolo più entusiasmante di una vita fatta di stew da digerire e steccati in legno da accomodare.
Da allora in poi, devo ammettere, non ho avuto tante possibilità di testare l’ananas in preparazioni poco ortodosse, e quando mi si è palesata dinnanzi a me l’opportunità di assaggiarlo come topping di una pizza surgelata, non potevo esimermi.
La forma è quella classica, rotonda , dal peso di 370 grammi e un apporto calorico di 231 kcal ogni 100 grammi.
Tra gli ingredienti, oltre ai vari conservanti e correttori, figurano : salsa di pomodoro, mozzarella, olio di oliva, cipolla, aglio, basilico, pepe, prosciutto cotto, origano, aromi e ananas sciroppato a pezzettini.
In parole povere, tutti gli ingredienti per far uscire dal forno qualcosa del tutto simile a Moira Orfei su una biga accompagnata da Darix Togni, rigorosamente con un orso bruno al guinzaglio.
Per ottenere una cottura ideale e uniforme della base sono stati necessari circa 12 minuti a 210° con forno preriscaldato, con il conseguente scotto da pagare di alcune parti della crosta leggermente più brunite.
La farcitura sul versante mozzarella e pomodoro è più abbondante del previsto, la base mantiene una buona croccantezza ma solo fino a meta’ della consumazione, l’impatto aromatico dell’origano risulta decisivo per stuzzicare anche l’olfatto.
Ma questa pizza l’ho comprata per l’ananas. Voglio sentire un po’ di freschezza (si fa per dire…), quello zic di zuccherosita’ e succosità necessaria per ompensare gli eccessi di sapidità.
Lo cerco, lo trovo, ma se non sapessi di doverlo masticare probabilmente non mi accorgerei della sua presenza. Avete presente quei piatti con cinque o sei componenti, magari poco conosciuti e dalle preparazioni elaborate, dove nemmeno a metà della spiegazione del piatto hai perso il filo del discorso e devi aver fotografato il menu’ degustazione per ricordarti cosa stai mangiando?
Scuola Terry Giacomello per intenderci.
Ecco, l’ananas in questa pizza si riduce a quello: sai che c’è, ma nel mucchio passa inosservato.
Cosa che non si può certo dire di Mr Jake Angeli, che assaltava il Congresso bardato di elmo stile Attila flagello di Dio, mentre io assaggiavo la mia pizza. Ma vedete, purtroppo o per fortuna (non sta a noi giudicarlo) esiste un solo Jake Angeli.
Okay, forse di Italpizza sono meglio i grandi classici. Non finirò questa “recensione” dicendo “ridateci la Margherita Sfiziosa”, ma ci sono vicino. Ma non ho potuto fare a meno di notare (e lo trovo estremamente divertente) come un leader di settore divenuto tale vendendo in tutta Italia una pizza surgelata credibile, con topping fedeli alla tipicità, abbia deciso di darsi all’esotico, premendo sulla curiosità del cliente come un Domino’s de no’ altri, proprio nel momento in cui si è aperto il monomarca.