Il consumo di frutta e verdura in Italia resta al palo, il prodotto perde valore.
Lo ha scritto La Stampa, aggiungendo i risultati interessanti di uno studio Ismea-Agroter sul comportamento di 3000 persone, un campione rappresentativo delle famiglie italiane.
Siamo insoddisfatti del sapore di frutta e verdura, il gusto –secondo gli italiani che hanno partecipato allo studio– è “peggiorato” o “decisamente peggiorato”.
In particolare quello delle albicocche (36%) e soprattutto delle fragole (54%). Meno negativi i giudizi per ciliegie, kiwi e meloni.
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Insoddisfazione anche per la verdura fresca, nel mirino finisce soprattutto il pomodoro, il cui sapore è peggiorato per il 56% del campione.
Una quota sensibile di italiani si lamenta inoltre del fatto che i prodotti, una volta comprati, a casa non si conservino nemmeno il tempo utile per consumarli.
Tutto questo determina una nuova tendenza da non sottovalutare: per i consumatori italiani il sapore della verdura surgelata e delle marmellate/confetture è migliorato rispetto a quello dei freschi.
Non a caso, gli unici aumenti dei consumi di frutta e verdura si registrano nei mesi estivi dell’anno, dunque per effetto del clima e non per modifiche di carattere strutturale.
Secondo gli esperti di Agroter serve un ripensamento complessivo della filiera, che conferisca qualità adeguata e continuativa ai prodotti ortofrutticoli.
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Un percorso che coinvolga genetica, qualificazione del lavoro nei campi, impiego di tecnologie che aiutino a scegliere i frutti con standard adeguati, fino alla valorizzazione di questi prodotti nei punti vendita, attribuendogli un nome, una marca riconoscibile, che sia sinonimo di garanzia per il consumatore.
[Crediti | La Stampa]