Il caffè si coltiva in Sicilia e viene pure bene: il sorriso amaro del cambiamento climatico

Un ettaro di piantagione sperimentale di caffè, a Palermo, ci sta dicendo molto sul cambiamento climatico che stiamo vivendo.

Il caffè si coltiva in Sicilia e viene pure bene: il sorriso amaro del cambiamento climatico

Se anche stamane avete chiesto il “solito” nel bar sotto casa, o vi siete diretti in cucina per prepararvi una moka, fate parte di quel 73,9% di italiani che bevono caffè ogni giorno. Con i nostri 5,2 milioni di sacchi annui siamo il settimo Paese al mondo per consumo. È quanto emerge da una recente ricerca del Consorzio promozione caffè sulle tendenze di consumo della odorosa bevanda.

Caffè mai così in crisi

caffè

Ci siamo occupati molto dello tzunami che ha investito il settore. Dal 2020 ad oggi abbiamo assistito ad una costante corsa al rialzo sui prezzi della materia prima. Ad Aprile 2024 le quotazioni della Robusta hanno raggiunto i massimi degli ultimi 45 anni e, secondo le dichiarazioni di Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Illy Caffè, la tendenza è destinata a perdurare anche per il 2025: “negli ultimi 3 anni il prezzo di una tazzina di caffè è aumentato del 15%. Oggi in media un caffè al bar costa 1,50 euro e si stima possa arrivare a toccare i 2 euro nei prossimi mesi”.

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Cambiamenti climatici e criticità commerciali sono alla base di una crisi che non sembra destinata a placarsi e, in questa molteplicità di fattori avversi il signor Mario, che prende almeno tre caffè al giorno spesso fuori casa, non si capacita di come quella tazzina sia aumentata così tanto, alle volte gli sembra addirittura di bere caffè pessimi, eppure il barista lo rassicura sul fatto che la miscela sia sempre la stessa.

Dobbiamo arrenderci all’idea che siamo destinati a bere meno caffè, lo pagheremo di più e rischiamo sia pure meno buono? Gli indizi sembrano andare tutti in questa direzione. Nella giornata internazionale del caffè una buona notizia però voglio darvela.

Non tutto il global warming viene per nuocere?

morettino caffè siciliaAndrea Morettino nella sua piccola piantagione siciliana di caffè

Le prime piante di caffè siciliano furono messe a dimora nell’orto botanico di Palermo per scopi scientifici nel 1912. A distanza di oltre un secolo, la tropicalizzazione del clima ha modificato a tal punto le condizioni climatiche dell’isola da convincere alcuni imprenditori ad avviare le prime prove sperimentali. L’intuizione è di Andrea Morettino, quarta generazione dell’omonima torrefazione di famiglia, che negli anni ’90 avvia le prime sperimentazioni di arabica con i semi donati proprio dall’orto botanico. Una micro piantagione di circa 1 ettaro che nel 2021 ha prodotto i suoi primi 30 kg di ciliegie, produzione aumentata negli anni, anche grazie alle cure rivolte alle piante.

Stiamo parlando di una coltura che sta cercando di acclimatarsi a latitudini molto diverse da quelle della coffee belt da cui proviene. Le piante hanno bisogno di umidità elevate (attorno al 90%) e prediligono l’ombra. Le temperature delle estati siccitose siciliane possono essere letali per la pianta.

Un progetto di ricerca

morettino caffè sicilia

Il progetto è proseguito negli anni “grazie alla collaborazione con l’Università degli studi di Palermo e l’Orto botanico, con cui la famiglia Morettino sta portando avanti sperimentazioni su alcune aree della Sicilia in cui il clima consente la coltivazione delle piante di caffè, angoli dell’Isola selezionati in base alle condizioni pedoclimatiche e al terroir. Negli ultimi tre anni, anche a causa di un significativo cambiamento climatico, abbiamo avuto raccolti più abbondanti che ci hanno permesso di avere una maggiore produzione” così leggiamo nel manifesto che racconta il progetto sul sito dell’azienda.

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Insomma, sembra che la possibilità di bere caffe “di piantagione” siciliana non sia affatto una chimera, anche se stiamo parlando di areali ristretti e di colture in serra che richiedono interventi costanti da parte dell’uomo: “bobbiamo chiarirci su cosa intendiamo per intervento dell’uomo, perché se escludiamo il plateau Etiope in tutte le piantagioni è necessario l’intervento umano”, sono le parole di Emanuela Dughera, coordinatore dell’Ufficio per l’Africa e il Medio Oriente di Slow Food International e coordinatore dei progetti legati al caffè con cui abbiamo scambiato due parole in occasione di Terra Madre.

Quest’anno, all’interno di Coffee Coalition, lo spazio espositivo dedicato al caffè, abbiamo avuto due produttori, Morettino e Andrea Cafiso, che coltiva caffè dall’altra parte della Sicilia nella sua Finca-balistrieri. Certo sono in serra, perché quel controllo è necessario, ma è un inizio. Ho avuto modo di visitare le piantagioni, le piante sono molto belle e stanno dando bellissimi frutti”.