Natale si avvicina, e a noi ci iniziano a prudere le mani. Per voi l’idea di acquistare un panettone artigianale si incomincia a delineare vaga all’orizzonte, noi di Dissapore questo weekend siamo già immersi nel burro fino al collo. Per assaggiare più di duecento tra panettoni e pandori, e stilare quella classifica dei migliori lievitati natalizi artigianali che, se non vi salverà dal caro prezzi, almeno non vi farà pentire dell’esborso.
Perché l’amara verità è che il dolce più atteso delle feste natalizie (posto che ancora nessuno è riuscito nell’operazione di destagionalizzarlo, portando il panettone sotto l’ombrellone, e forse per fortuna) sta lievitando sempre di più, ma soprattutto nel prezzo. Ok il gioco di parole è deprimente – e ancora vi è andata bene, perché potevo iniziare con “Caro panettone…” – ma non guardate il dito. E se qualche anno fa la gara a chi ce l’ha più grosso riguardava l’alveolo, adesso che le cose sembrano assestarsi (nel senso che da un lato il panettone-ciabatta è stato sdoganato, soprattutto in favore di fotocamera, dall’altro i più avveduti lievitisti sono tornati a più miti consigli), l’unica cosa che continua a crescere sono i prezzi.
Quanto costa un panettone industriale al supermercato
Soprattutto fuori dai panettoni industriali l’aumento è costante. Che vi sia una forbice ampia tra prodotti da grande distribuzione e prodotti di pasticceria/panificio, è cosa che ormai non scandalizza nessuno. Ci sono panettoni industriali che continuano ad attestarsi su prezzi a una cifra, e panettoni di pasticcerie chic o rinomati chef che superano le tre cifre. D’altra parte anche all’assaggio la differenza è clamorosa: un panettone da supermercato non pare solo di qualità inferiore, sembra proprio un cibo diverso, tipo una brioche o una torta. (Nella maggior parte dei casi, perché poi ci sono felici esempi di marchi che coniugano qualità accettabile e prezzi abbordabili.) Ma quello che stupisce è che questa forbice continua ad allargarsi – un po’ come si allarga la forbice tra il potere d’acquisto dei poveri e quello degli ultra ricchi.
Infatti, confrontando i prezzi dei panettoni industriali delle marche più note, presi da un articolo del Corriere dell’anno scorso, con quelli delle stesse marche attualmente in vendita, si vede che i rincari sono stati lievi, nell’ordine di un euro o poco più: passaggi da 18,60 euro a 19,90 euro ad esempio (Le tre Marie) o simili, comunque in linea con l’inflazione (+0,9% a ottobre rispetto all’anno scorso).
E se guardiamo ai panettoni entry level, i classici Paluani, Bauli, Maina per capirci, il confronto tra i prezzi dello scaffale di oggi con quello del 2023 è netto: 1 euro in più mediamente. Ciò che costava 5 euro ora ne costa 6.
Quanto costa un panettone artigianale
Dal lato dei panettoni artigianali le cose si fanno invece più movimentate, come dire. Qui la fonte ce l’abbiamo in casa: abbiamo confrontato i marchi che compaiono nelle nostre classifiche da quella del 2020 a quella del 2023 (in mezzo quindi altri due anni, 2021 e 2022). E poi siamo andati a vedere i prezzi del 2024: abbiamo quindi una serie di 5 anni, e la curva è impressionante.
I numeri parlano di un aumento tra il 25% e il 35%, quasi il doppio dell’inflazione in questi 5 anni, che si “ferma” al 18.46% (dati Istat). Eppure in questi 5 anni è successo di tutto, dalla pandemia a due guerre, infatti l’inflazione è stata alta come non lo era da decenni; ma i panettoni sono riusciti a fare di meglio (peggio).
Però i numeri percentuali non rendono abbastanza, e allora parliamo di soldini: stando all’inflazione, un panettone che nel 2020 costava 30 euro, oggi dovrebbe costare 35. Invece costa 40, se non di più. Scorrendo le classifiche, si nota che 30 euro era appunto il prezzo medio dei panettoni migliori d’Italia nel 2020: qualcuno si spingeva verso i 35, altri – magari panifici di paese – stavano addirittura sui 25 o 27, tenerelli. Oggi quasi tutti sono sopra i 40, anzi si può dire che 40 euro secchi sia diventato la nuova normalità. Per esempio Ciacco e Dolcemascolo sono partiti dai 30 euro del 2020 arrivando a rispettivamente 40 e 42 di ora. Paradossalmente chi ha avuto aumenti più contenuti è chi partiva già un po’ più alto, per questioni di prestigio personale, tipo Massari che passa da 40 a 46 in 5 anni.
E tutti tranne due o tre hanno aumentato i prezzi non solo rispetto a 5 anni fa, ma anche rispetto all’anno scorso. Non solo: in due (Bedussi e Tortora, ma stiamo parlando solo dei “nostri” eh) hanno superato la soglia psicologica dei 50 euro, sempre per il panettone classico canditi e uvetta nel formato altrettanto classico da un chilo.
Paradossalmente, crescono poco o addirittura restano stabili i prezzi dei panettoni degli chef, che fanno leva su nomi famosi a livello internazionale, e quindi lì la forbice si restringe: Niko Romito è fermo da anni a 55 euro, a 55 pure i Cerea, Cannavacciuolo addirittura a 43. (Poi fossero anche buoni, è un altro discorso).
Il prezzo è giusto?
Tirando le somme. I prezzi dei panettoni sono aumentati? Sì. Quelli dei panettoni artigianali sono aumentati tantissimo? Sì. Dobbiamo tenere conto dell’inflazione, si dice: ma abbiamo visto che gli aumenti sono circa il doppio rispetto a quest’ultima. Dobbiamo tenere conto dell’inflazione alimentare, e anche questo è vero: il cosiddetto carrello della spesa è aumentato del 2,2% rispetto allo 0,9% dei prezzi in generale. Nello specifico poi sono aumentati negli ultimi mesi i prezzi di molte delle materie prime del lievitato natalizio, e per una serie di diverse circostanze: lo zucchero (la cui produzione è energivora e quindi risente dell’aumento del costo dell’elettricità), le uova (influenza aviaria), l’uvetta (turbolenze geopolitiche relative alla Turchia). Tutto indubbio per carità. Ma viene il sospetto che ad aumentare più di ogni altra cosa sia l’hype attorno al panettone, e di conseguenza l’ego dei lievitisti.
A scanso di equivoci. E prima che mi veniate a dare del populista. Lo abbiamo detto più volte: capire quanto costa produrre un panettone artigianale è difficile. Come è sacrosanto che i lavori artigianali vadano pagati, a noi lo venite a dire. Ma se il trend continua, tra poco avremo panettoni sempre più costosi, prodotti in numero sempre più ridotto, a beneficio dei sempre più pochi che possono permetterselo. E diventare l’alfiere del nuovo lusso, personalmente non mi va.