Odore, colore, sapore. Poi aspetto e consistenza, che per noi è la vera prova del nove di questo Everest del lievitato che è il panettone.
Sono questi i parametri che hanno orientato la più nobile delle classifiche natalizie di Dissapore, quella sui panettoni di pasticceria, anno di grazia 2017. Un’edizione parecchio accidentata, vedrete.
Due o tre cose che vogliamo dirvi.
Il prezzo —sì, lo sappiamo, alto—, compreso tra i 22 e i 35 euro al chilo. Ma parliamo di piccoli gioielli, vera ossessione per i pasticcieri di tutto il mondo proprio perché difficili da preparare: tutto quello che può andare storto, in genere, va storto.
La freschezza, criterio fondamentale di cui spesso ci dimentichiamo. Se artigianale, il panettone non va venduto oltre i 30 giorni dalla fine della produzione, con tanto di data impressa nell’etichetta esterna. Fateci sempre caso prima di spendere, anche perché, come sapete, parliamo di lievitati che non contengono conservanti.
Il taglio: tagliatelo in due il panettone artigianale, prima di procedere con le singole singole fette. Annusatelo, ammiratelo, tutto vi sarà chiaro, e vivrete un momento di gloria.
LA CLASSIFICA 2017
Anche quest’anno abbiamo radunato 40 panettoni provenienti dalle migliori pasticcerie italiane. Sette palati di quelli ben allenati li hanno assaggiati tutti. Il risultato delle valutazioni “alla cieca” è questa lista di 30 (beh, non proprio 30, per vari accidenti) panettoni artigianali, con ben 8 novità tra nuove entrate e rientri in classifica.
La Campania fa la parte del leone con 11 (undici!) panettoni, seguita dal Veneto con 5. Solo terza la Lombardia, patria del dolce natalizio, in una geografia della qualità completamente stravolta.
Ancora una cosa: fino al 21esimo posto trovate solo citazioni con indirizzo, dal 20esimo posto in poi anche le schede, più o meno corpose.
FUORI CLASSIFICA
In una specie di autoselezione naturale finiscono fuori classifica ben 3 panettoni e altrettante pasticcerie, tutte blasonate, mentre nel caso del pasticciere Salvatore De Riso è il trasporto a combinare il patatrac. Infine, un panettone non è arrivato a destinazione. Ma vediamo caso per caso.
ERNST KNAM
Sicuri di valutare un panettone artigianale, acquistiamo quello di Ernst Knam, che ha convinto molti milanesi a mettersi disciplinatamente in fila durante il ponte dell’Immacolata (abbiamo la foto).
Tutti e 7 i palati che partecipano al panel concordano: crosta troppo brunita, impasto fitto e compresso, profumi pungenti che rendono poco distinguibile il sapore di canditi e uva passa.
La spiegazione arriva dalla lista degli ingredienti: lievito madre (e ci mancherebbe), scorze di arance e cedro candite, poi emulsionanti, mono e digligeridi degli acidi grassi. A 35 euro al chilo.
Infine, sempre dall’etichetta, scopriamo che Knam, forse sotto pressione nel periodo natalizio per l’affettuoso assalto dei milanesi alla sua pasticceria, per produrre il panettone si rivolge al laboratorio Reina di Milano. Niente, non fa per noi.
Ernst Knam, via Anfossi 10, Milano.
RINALDINI
Capita, sono pur sempre prodotti artigianali. Ad ogni modo, il panettone di Rinaldini, piccola celebrità nel mondo della pasticceria grazie alla tv, ben piazzato nella classifica di Dissapore 2016, questa volta aveva la pasta praticamente cruda.
Pasticceria Rinaldini, via Coletti 131, Rimini.
ENOTECA POSILLIPO
Aveva un problema anche il panettone di Enoteca Posillipo, che l’anno scorso ci era piaciuto, ma proprio parecchio. Lo zucchero si è impossessato della crosta sommergendo tutto, aromi compresi. Unto e appiccicoso, a giudicarlo gli si farebbe un torto.
Enoteca Posillipo, viale Ceccarini 136, Riccione.
SAL DE RISO
Volto familiare di quella tv che un po’ rovina i pasti, il suo panettone è così pop che in giro ci sono foto tutorial delle ricette al posto dei cartelloni pubblicitari.
Ma la sorte è avversa a Sal De Riso nella nostra classifica 2017, il demerito non c’entra.
Le macchie di benzina nella confezione del panettone lasciano intuire le peripezie affrontate dal corriere per arrivare sino a noi. È un panettone a forma di colomba quello che ci troviamo davanti, con le ali un po’ tarpate, che ricorda un soufflé.
Ingiudicabile, purtroppo.
Pasticceria Sal De Riso, via Roma 80, Costa di Amalfi.
Ultima esclusione: il 27 novembre scorso abbiamo acquistato il panettone di Attilio Servi, gagliardo pasticciere romano ben posizionato nella classifica 2016. A oggi, nonostante numerose sollecitazioni, non è ancora arrivato a destinazione.
Bene, anzi male. Ad ogni modo siamo pronti per cominciare dal…
#28 SPAZIO SANPA (+1)
Spazio Sampa, Comunità San Patrignano, via San Patrignano 53, Coriano (Rimini).
#27 GIOVANNI PINA (nuova entrata)
Pasticceria Giovanni Pina – Via Locatelli 14, Trescore Balneario (BG)
#26 COMI (nuova entrata)
Pasticceria Comi – Via Camillo Benso Conte di Cavour 4, Missaglia (LC)
# 25 TABIANO (rientrato)
Pasticceria Tabiano, viale alle Fonti 7, Tabiano Terme (Parma).
#24 DOLCIARTE (-7)
Dolciarte – Via Trinita’ 52, Avellino
#23 GIANPAOLO (nuova entrata)
Gianpaolo – Via Molise, 2 – Merine di Lizzanello (Lecce).
#22 PANIFICIO MODERNO (nuova entrata)
Panificio Moderno, Via al ponte 10, Isera (Trento)
#21 ANGELO GRIPPA (-1)
Angelo Grippa – Pasticceria Di Biase – Via S. Berardino 21, Eboli (SA).
# 20 PASTICCERIA PANSA (+6)
Da cinque generazioni i pasticcieri di Pansa rinfrancano e anzi deliziano residenti e turisti che si contendono i tavolini in piazza Duomo ad Amalfi: siamo in uno dei Locali storici d’Italia, icona del bel mondo dagli anni Sessanta del secolo scorso.
Il panettone è basso, lo stile milanese, la pasta porosa, soffice ma un po’ spenta nel colore. Tra gli ingredienti spicca il sale artigianale di Trapani.
Pasticceria Pansa – Piazza Duomo 40, Amalfi (SA).
#19 OLIVIERi 1882 (nuova entrata)
Basso e bello, con la corretta umidità nella pasta luminosa, regalata dalla frutta candita in casa con il metodo delle vasche di canditura. La scarpatura, cioè il rituale taglio a croce nella parte alta del panettone, rivela una cottura esemplare, eseguita non un grado oltre la temperatura giusta.
La vaniglia Bourbon è il fiore all’occhiello di una lista ingredienti da panettone di razza, status confermato dall’assaggio: aroma intenso e consistenza morbida. Olivieri 1882 è una delle sorprese di quest’anno, e pensare che i suoi artigiani hanno le mani in pasta dal 1882, appunto.
Olivieri 1882 – via Alberti, 13 Arzignano (VI).
#18 BIASETTO (nuova entrata)
Il bordeaux in tutte le sue sfumature è il colore muliebre scelto per la confezione.
Un mandorlato che centellina le mandorle, quello dell’inventore di un classico-moderno di peso come la leggendaria Setteveli, ma è in compenso un tripudio di uova e granelle di zucchero.
Insolitamente pastosa la mollica per uno stile rigoroso come quello di Biasetto, il vero punto di forza sono i profumi: inebrianti.
Pasticceria Biasetto – Via Jacopo Facciolati, 12, Padova
#17 RIGACCI48 (+13)
Nudo e crudo nella sua non-confezione, rivela cura ossessivo-compulsiva degli ingredienti —in particolare del burro— tuttavia, ahinoi, anche una consistenza più tenace di quanto dovrebbe.
Ma quest’anno i fratelli Rigacci, dell’omonima pasticceria di Cerbaia Val di Pesa, nel fiorentino, dove s’impasta da tre generazioni, hanno fatto un bel balzo in avanti.
Pasticceria Fratelli Rigacci ’48 – via Pablo Picasso 14, 50020 Cerbaia Val di Pesa (FI)
#16 INFERMENTUM (-8)
Quella di Infermentum è la storia inconsueta di quattro amici che non si formano in pasticceria ma, uniti dal comune trasporto per i lieviti, decidono di mettersi in gioco.
Iniziano proprio sfornando panettoni artigianali che presentano incartati in un sacchetto simile a quello del pane.
Il panettone che ne esce fuori è un lievitato tosto, dalla cottura un punto oltre, quanto basta per diventare un aroma nella crosta e rendere l’uva leggermente amara. In compenso i giovani veronesi controllano la lievitazione fin nelle pieghe più insignificanti.
Infermentum – Via Copernico 40, 37023 Stallavena (Verona).
#15 PASTICCERIA MAMMA GRAZIA (+3)
Pasticcieri da quattro generazioni a Nocera Superiore. Il panettone di Giuseppe e Pasquale, padre e figlio, è attentissimo ai colori. Interno giallo di pasta soffice reso piacevolmente umido dai grandi canditi.
Tessitura dell’impasto da apprezzare, gli agrumi risalgono prepotenti nelle narici in questa interpretazione del panettone, meno arrogante e aristocratico della controparte meneghina.
Pasticceria Mamma Grazia – Via Vincenzo Russo 136-138 84015 Nocera Superiore (SA).
#14 PASTICCERIA MARISA (-2)
Dissimula bene la sua ambizione il fuoriclasse Lucca Cantarin (dove Lucca non è un refuso) mentre si nasconde dietro un’infinità di storie, desideri, passioni e dediche da leggere nella brochure.
Minimalista la confezione color biscotto, che va letta come una dichiarazione d’intenti: badate che qui, nella pasticceria ad Arsego di San Giorgio delle Pertiche, provincia di Padova, facciamo attenzione a ciò che mangiate, a partire dalle farine.
Cupola chiara, forse troppo, e liscia, forse troppo. Sofficità ineccepibile per un impasto dalla consistenza che ricorda troppo una brioche, ma che in cambio con la nota di burro e crema pasticciera ti fa sentire le campane.
Gelateria Pasticceria Caffetteria “Marisa” – Via Roma 422, Arsego di San Giorgio delle Pertiche (PD)
#13 RENATO BOSCO (rientrato)
Prima cosa da puntualizzare: siamo su livelli più alti rispetto ai poco ortodossi primi approcci del “pizzaricercatore” veronese con il dolce milanese, nonostante anche questo panettone si presenti leggermente “accomodato” nel suo pirottino.
Meno carico di burro e uova dello scrigno giallo e odoroso da pasticceria, mette in mostra una lievitazione magistrale per un dolce ruvido ma di sostanza, bel lavoro della “pasta madre viva” ideata da Bosco. I canditi fuoriescono dagli alveoli della pasta color giallo vivo come piccoli smeraldi.
Consistenza leggermente pastosa ma profumo intenso e agrumato. Elegante la confezione total white.
Saporè – Via Ponte 55/A , San Martino Buon Albergo (VR)
#12 MARIGLIANO (-3)
Non chiedeteci il motivo, ma quando a fine degustazione tiriamo fuori le confezioni per ciascun artigiano, per quello di Pasquale Marigliano, scatta l’applauso.
Dicono sia saggio e calmo, il pasticciere dell’anno nel 2016, curriculum lungo così con tanto di apprendistato da Pierre Hermé, francese, uno dei più grandi pasticcieri del mondo.
Ma parliamo di panettone: si nota subito il colore dorato scuro della crosta, ma senza bruciature. E se a seguire il percorso degli alveoli della pasta si rischia un forte mal di testa, sul sapore forte e agrumato non abbiamo nulla da ridire.
Invece: abbiamo annusato più volte, niente, quest’anno i profumi non sono la forza del lievitato di Marigliano.
Pasticceria Pasquale Marigliano – Via Gabriele D’Annunzio 23, San Gennarello di Ottaviano (NA)
#11 SALVATORE GABBIANO (+8)
Veneziana in pompa magna: il panettone mandorlato di Gabbiano è la rivelazione del 2017.
Va aldilà delle regole di un panettone perfetto. Malgrado l’armonia sia da perfezionare, l’impasto bisbiglia una semplicità spugnosa che si propone come il compromesso ideale tra i lievitati tradizionali milanesi e quelli campani, pieni di passione.
Ne esce fuori una nuvola di panettone leggera e delicata nonostante il carico di uova e il fortissimo sentore di burro, più una crosta dalla natura funky.
Pasticceria Gabbiano – Via Lepanto 153, Pompei (NA)
#10 PAVE’ (+14)
Le cromìe optical della confezione, che ricordano vagamente le opere di Escher, o se guardate xFactor le giacche di Luca Tommasini, non traggano in inganno: questo non è (soltanto) un panettone per i rockettari con la barba a punta da aitanti startupper che frequentano la pasticceria milanese.
A iniziare dalle forme sinuose e dai profumi, che quasi stordiscono.
Profumi di lievito e di pane, sostanziosa la quantità dell’uvetta, seppure in gruppi ravvicinati. Persistenza briosa di arancia candita. Anche se un punto di umidità in più avrebbe giovato, ecco un altro bel colpo della fucina milanese con il risvoltino.
Pasticceria Pavè – Via Felce Casati 27, Milano
#9 PANIFICIO ASCOLESE (+14)
Il panettone che ha convinto i giudici conquistando il podio di Re Panettone, appuntamento milanese con il meglio dei lievitati artigianali, è di Salerno.
A convincere noi è quel minuscolo candito che rigiriamo di continuo tra le dita, mentre procediamo all’assaggio. Si tratta del miglior cedro candito di questo panel, inserito con i suoi fratelli in una pasta dai colori vividi, anche se ci piacerebbe sentire più umidità.
La nota vanigliata è micidiale, bella la tessitura della pasta, imponente e borbonica.
Panificio Ascolese – Via Vetice 53, San Valentino Torio (SA)
#8 PASTICCERIA VIGNOLA (+6)
Raffaele Vignola, un ragazzo d’altri tempi e un po’ secchione, è il creatore di questo soffice cuscino incastonato di succosa uva bionda.
Da stregone delle sue lande, nel suo laboratorio di Solofra (Av), si concede esperimenti sulle prime un po’ bizzarri, vedi il panettone al carbone vegetale.
Ma quello classico stupisce per la consistenza soffice, e poi il colore: che sia il burro di cacao, il malto, o il miele dei colli Irpini, il colore che fa da sfondo alla vaniglia Boubon del Madagascar sembra impostato con Photoshop.
Pasticceria Gelateria Caffè Vignola, Via G. Maffei 11-13, Solofra (Av)
#7 MARTESANA (+14)
Come gli allenatori schierano per la partita i calciatori più forma, noi abbiamo fatto salire più in alto di ogni altra concittadina la pasticceria della famiglia Santoro. L’abbiamo osservata da vicino, specie nell’ultimo anno, e ci è sembrata la più in forma, per l’appunto.
Elegante fin dalla confezione, arancio e marrone, che ricorda i colori pieni del panettone di Vincenzo Santoro, esibisce una scarpatura (il taglio a croce sulla sommità) perfettamente eseguita.
Ma la scommessa vinta dalla pasticceria Martesana è quella dell’arancia candita, che addolcisce un impasto armonico, non troppo dolce e con retrogusto acidulo, da dove fuoriesce quell’indimenticabile goccia di succo.
Pasticceria Martesana – Via Giovanni Cagliero 14, Milano.
#6 IGINIO MASSARI (-1)
Vi sento. Perché –state chiedendo– l’unico panettone dei mondi possibili, quello del maestro Iginio Massari, che avete appena santificato con una lenzuolata degna di un maratoneta della lettura, continua a perdere posizioni da tre edizioni della vostra classifica?
[Leggi Ricetta e segreti per fare in casa il panettone di Iginio Massari, spiegati da Iginio Massari]
Terzo posto nel 2015, quinto l’anno dopo, e ora sesto? Cosa volete dirci brutti infingardoni di Dissapore che non siete altro?
Vogliamo dirvi che Massari, alla bell’età di 75 anni, resta il maestro dei maestri. E però, complici gli impegni moltiplicati che, è presumibile, ne allontanano lo sguardo vigile e quel “palato assoluto” dal laboratorio, qualcosa è cambiato.
Alcuni audaci pasticcieri che nelle loro camerette hanno appeso il poster di Achille Zoia, classe 1936, artista, pioniere e mago degli impasti nella pasticceria di Cologno Monzese, hanno svecchiato la formula del panettone proiettandolo in una dimensione ancora più estrema di quando Massari ne era l’esegeta indiscusso.
Volete un esempio? Vincenzo Tiri “il tirannico” (nel senso che tiranneggia ogni concorso a cui partecipa, vincendolo) ha introdotto la tripla lievitazione, a cui Massari si è in seguito adeguato. Senza contare che il panettone bresciano, contenuto nello sviluppo verticale ma con il pirottino alto e la glassa a coprire eventuali imperfezioni, è forse più semplice da preparare rispetto a panettoni alti e sviluppati.
Questo non significa che l’apparire della scatola nera, con firma lucida e dorata del maestro bresciano, abbia smesso di provocare la consueta emozione. Sostenuta da fatti concreti e squisiti: il colore giallo oro della mollica, l’alveolatura generosa nella parte centrale e controllata altrove, le mandorle poggiate sulla glassa all’amaretto talmente buone da sembrare un dolce a parte.
Alla fine, spingersi fino a Brescia per comprare questo panettone, vale sempre la pena.
Iginio Massari – Pasticceria Veneto,Via Salvo D’Acquisto, 8 Brescia (BS)
#5 PASTICCERIA PEPE (-3)
Il tamponamento frontale della cupola (la sommità del panettone), brunita oltremodo, sicuramente dovuto al viaggio, non scalfisce la bellezza di una pasta con tanti piccoli alveoli che sembrano cuciti a mano, tutti, ma proprio tutti, della stessa identica misura. Una trama perfettissima, la più ammaliante di questo panel d’assaggio.
Del resto si parla del titolatissimo Alfonso Pepe, colui che ha ribaltato la geografia del panettone da Milano a Sant’Egidio del Monte Albino, provincia profonda di Salerno, dove ha da poco inaugurato una nuova e più grande pasticceria.
36 ore di lievitazione (e si sente), l’unica nota deludente riguarda la famosa uvetta australiana a cinque corone, un dolceamaro che tende in modo inoppugnabile all’amaro, molto poco al dolce.
In compenso arrivano gli agrumi, che coprono ogni guaio, tutti insieme uniti, e distinti in ogni sfumatura.
Pasticceria Pepe – Sant’Egidio del Monte Albino (SA), via Nazionale 2/4.
#4 MAURO MORANDIN (stabile)
Saint-Vincent, Valle D’Aosta. Famoso per il panettone salato al tartufo, quello classico di Mauro Morandin ricorda un pane fragrante a forma (perfetta) di tappo di champagne, sopra cui saresti tentano di mettere un filo d’olio extravergine e origano quanto basta, se non fosse per i profumi di burro di latteria.
“Fossero tutti uguali, i panettoni, non sarebbero artigianali”.
Anche la confezione color tabacco in cartone ruvido, con le iniziali stilizzate e in evidenza, sembra voler marcare la differenza. Se sei l’erede del leggendario Rolando, il caposcuola che ha tirato su un’intera generazione di lievitisti, te lo puoi permettere.
Cilindro con crosta a cupola montata come zabaione, spinta verticale per una lievitazione esplosiva, alveoli regolari di media e piccola dimensione, scorzette di arancia bionda navel di Calabria candita nel suo laboratorio con acqua e zucchero, dalla gradevole persistenza amara nel retrogusto.
Mollica soffice e lieve, come poche altre.
Pasticceria Mauro Morandin Via Porta Praetoria 3, Aosta
Via Chanoux 105, Saint Vincent (AO)
#3 GINO FABBRI (+4)
Quello di Gino Fabbri, presidente dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, è un panettone mandorlato aristocratico, con un profumo d’arancia a cui è inutile resistere, e di vaniglia Bourbon, che si fa largo tra uvette particolarmente dolci.
Mandorle e granella di zucchero a pioggia, una pasta soffice carica di burro e morbidezza, che strappata con le dita restituisce un generoso fiocco, così come dev’essere.
La crosta, che s’inserisce con armonica ospitalità, è sottile e aromatica. La porosità della pasta (gli alveoli causati dall’anidride carbonica sviluppata durante la fermentazione), marcata e oblunga, ricorda gli addobbi pendenti e superbi.
Se riuscite a staccare lo sguardo dal giallo intenso della pasta, fate caso alla delicatezza del miele di sulla, preferito a ogni altro dal grande pasticciere bolognese.
Gino Fabbri Pasticcere, Dolci Artistici – Via Cadriano 27/2, Bologna
#2 PIETRO MACELLARO (+1)
Pietro Macellaro, occhi azzurri e sorriso da bravo ragazzo ormai noti per l’assidua presenza televisiva, fa le cose con grande serietà. Come questo panettone inserito in una bella scatola nera, con i decori che ricordano i campi cilentani.
La sua pasticceria, intesa come stile, e non come il nuovo grande negozio con laboratorio inaugurato da poco, si definisce “agricola”. Il motivo è l’autoproduzione degli ingredienti nel Parco Nazionale del Cilento, alle pendici del Monte Cervati, completata dall’uso di ingredienti nobili come burro di bufala, grano Carosella e miele selvatico.
In bella mostra la scarpatura, il taglio a croce praticato prima della lievitazione sulla parte alta del panettone, con qualche piccolo promontorio che spunta fuori malandrino negli angoli. La tessitura della pasta soffice è fitta ma armoniosa, i canditi sono così buoni che ce ne vorrebbero di più.
Finalmente si vede un panettone che fuoriesce bene dal pirottino, prassi ormai desueta. Da provare anche la versione con melanzane candite e pistacchio di Bronte Dop.
Azienda Agricola Pietro Macellaro, via Madonna della Grazie, 28 – Piaggine (SA)
#1 TIRI 1957 (stabile)
Vincenzo Tiri, ragazzone dai modi gentili di Acerenza, 2433 anime abbarbicate nella più sperduta provincia di Potenza, è l’incantatore di lieviti più bravo d’Italia. Se Achille Zoia, papà del panettone moderno, non si risente troppo.
E quando sei così chiaramente di un’altra categoria, anche Acerenza è il posto giusto dove nascere, nasci comunque nel posto giusto, nel momento giusto. Cioè quando il mondo è stanco di passato e vuole futuro.
Scontato perciò che Tiri primeggi nella classifica di Dissapore, quest’anno, come l’anno prima e quello prima ancora. È l’ossessione di migliorarsi che lo porta a modificare, alleggerire, ripresentare, portandolo anche quest’anno a superare la vetta più impervia, l’ottomila del panettone.
Sarà per la tripla lievitazione o per la gestione maniacale del lievito madre ma nessun altro riesce a mettere tanta delicatezza, tanta assenza di peso in un impasto.
Se Vincenzo Tiri riesce a nutrire il suo talento con le strutture necessarie per poterlo esprimere senza riserve, sarà lui che detterà ai pasticcieri del mondo, bramosi di conoscere, l’alfabeto del panettone moderno.
Okay, ma com’è questo panettone? Prosperoso, farine macinate a pietra, uva passa australiana, frutta lucana e calabrese candita in proprio con il metodo della vasca a cielo aperto, burro francese e belga, uova di galline allevate allo stato brado, miele di acacia vaniglia Bourbon, una lavorazione lunga 72 ore.
Vi basta?
È il panettone dei sogni, da Natale fino a Santo Stefano dell’anno dopo.
Tiri 1957 – Via A.Gramsci, 2/4 Acerenza (Pz).
[CREDIT: FOTO ALFIO BONINA]