Un anno di evoluzione del pandoro ne vale almeno 10 di storia del panettone. Sembra passata un’epoca da quando pubblicavamo la prima classifica dei migliori pandori artigianali d’Italia (era il 2020), alzando il ditino sulla moda incipiente tra i grandi lievitisti: confrontarsi con il dolce di Verona, vero Everest dei lievitati.
Prendendo atto di quale sia, realmente, il dolce che misura il polso del lievitista, giovanissimi artigiani alla presa con nuove sfide, ma anche gelatieri e panificatori, oltre a pasticceri ben lungi dal Veneto, si misurano con il pandoro da pochi anni a questa parte. Ritrovandosi a sfidare chi il pandoro lo produce da tempo, per amor di tradizione o legame territoriale.
I parametri, per noi redattori di Dissapore, sono assai minori: a fare il confronto con il panettone si brancola nel buio. Nessun candito o uvetta movimenta il tema sensoriale, ma l’identità aromatica del burro, tanto (buono), vaniglia, e una trama che non ammette collassi, alveolature pronunciate. Per cui si sappia, anche per noi assaggiatori il pandoro è una sfida più ambiziosa.
Quanto al metodo, è lo stesso adottato per stilare la classifica del panettone: selezione severa, panel alla cieca, dati incrociati e risultati sovrani, a prescindere da nomi più o meno popolari, dalla fama, dalle idee che inevitabilmente ci siamo costruiti negli anni assaggio dopo assaggio.
I migliori pandori del 2022, dalla decima alla prima posizione
10. D&GPatisserie (rientrato)
Selvazzano Dentro (PD)
Rientra nella nostra classifica dedicata ai migliori pandori artigianali Denis Dianin, con un lievitato che invero pare assai migliorato rispetto agli anni scorsi, dall’aspetto esteriore fino all’alveolo ben distribuito. Il decimo classificato su dieci, in una top ten che spacca il capello, è la dimostrazione di tutte le nostre premesse: un livello qualitativo generale in netta ascesa. Peccato, nel caso di questa pasticceria griffata, che la puntellatura di vaniglia non trovi riscontro, alla prova del palato, in altrettanta speziatura. Ma ad averne tanti di pandori così, l’idea popolare di pandoro non sarebbe la stessa.
Prezzo: 32 euro
9. La Ruota (nuovo ingresso)
Perdifumo (SA)
Non ineccepibile all’olfatto, il pandoro cilentano de La Ruota è tra i più belli capitati nel panel: la stella definita e rustica come solo un lievitato artigianale sa essere, la base non troppo marcata con un briciolo di tostatura di troppo (invitante, però), gli alveoli che si rincorrono l’un l’altro senza soluzione di continuità.
Prezzo: 30 euro
8. Capolinea (nuovo ingresso)
Reggio Emilia
Simone De Feo ha già spiegato a molti lievitisti d’esperienza come ci si applica sul panettone raggiungendo le vette delle classifiche nazionali in tempi relativamente brevi. Sul fronte del pandoro, però, il gelatiere reggiano è una novità di questa lista: la sua bella stella nocciola, grassa come poche, fa dimenticare altre assai più blasonate. Potrebbe essere migliore la texture.
Prezzo: 40 euro
7. Panificio Follador (nuovo ingresso)
Pordenone (PN)
Altro artigiano, stesso discorso: il forno di Pordenone che già apprezzammo per il panettone si distingue per la prima volta sul pandoro. E vi diremo di più, sarebbe arrivato ben più in alto se non avesse presentato un piccolo difetto olfattivo, una spiacevole benché lieve nota alcolica.
Per dirla come farebbe un bambino, sa di burro buono.
Prezzo: 38 euro
6. Vignola (+4 posizioni)
Solofra (AV)
Sale in vetta Raffaele Vignola, che con un pandoro forse meno elegante nell’aspetto di altri appaga per la consistenza umida e confortevole: è un pandoro estremamente morbido, di quelli dolci à l’ancienne. L’effetto nuvola è quasi raggiunto, dacché la filatura non dà la soddisfazione sperata.
Prezzo: 35 euro
5. Olivieri 1882 (-1 posizione)
Arzignano (VI)
Il pandoro di Olivieri è una costante del Natale gastrofighetto sulla quale non siamo disposti a discutere granché. Si torna all’infanzia senza passare dalla stucchevolezza: la vaniglia abbraccia e poi persiste dopo l’assaggio, accompagnata dal migliore dei veicoli del sapore, tanto buon burro. Bilancia il tutto una dolcezza lesinatissima, ai limiti del neutro, e una punta di acidulo che accarezza la bocca.
Prezzo: 38 euro
4. Iginio Massari (-1 posizione)
Brescia
Zuccherino e vanigliato, burroso e umido al punto giusto, il pandoro di Massari non altrettanto riconoscibile e caratterizzato come il panettone del maestro stesso, ma su un lievitato tanto semplice e ardito l’equilibrio è pressoché tutto.
Prezzo: 43 euro
3. Andrea Tortora (+2 posizioni)
Volta Mantovana (MN)
La complessità aromatica raggiunta da AT Pâtissier eccelle. Vaniglia e burro si alternano senza sovrastarsi, lasciando una lunga persistenza retrogustativa. Nessun picco di dolcezza, aromi e sapori sono puro piacere. Andrea Tortora sale in classifica e potrebbe raggiungere la vetta, ma ci manca dell’umidità. Vogliamo far filare il pandoro tra le mani, e in questo caso non ci siamo riusciti.
Prezzo: 40 euro
2. Vincenzo Tiri (-1)
Acerenza (PZ)
Il retrogusto del pandoro di Vincenzo Tiri resta ad avvolgere il palato come una coccola. Letteralmente una nuvola, il lievitato a forma di stella che lo scorso anno vinse questa classifica è senza dubbio all’altezza di se stesso, perfetto e scioglievole, soffice e arioso, la nota vanigliata brillante su una dolcezza appena percepibile.
Prezzo: 40 euro
1. Roberto Rinaldini
Cerasolo di Coriano (RN)
Se gli altisonanti nomi che precedono questa prima posizione di questa classifica dedicata ai migliori pandori artigianali hanno la comune caratteristica di aver perduto una posizione è perché Roberto Rinaldini ha inarcato le sopracciglia di tutto il panel d’assaggio con una crema di burro montata al caramello capace di elargire una nuova identità al pandoro stesso, che ciononostante rimane fedele a sé nelle caratteristiche imprescindibili del dolce: gli alveoli si increspano come onde nel burro sotto una crosta piacevolmente tostata.
Bello e imperfetto, come deve essere un vero pandoro artigianale, dona un assaggio complesso e classicamente dolce, dal crème caramel dell’olfatto al retrogusto di burro.
Prezzo: 33 euro
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