Nel 2022 scalarono la vetta dei frollini più venduti in Italia nella classifica Nielsen: 48 milioni le confezioni vendute e un fatturato di 11 milioni di euro. Numeri niente male per il biscotto a goccia più iconico dello Stivale. Le Gocciole Pavesi, oggi brand del gruppo Barilla, debuttarono nel ’87 all’interno della linea “Amici del mattino“ prima di ottenere il ruolo da protagonisti nel ’98, anno in cui nacque il brand.
Indiscutibilmente identitari e super copiati, e d’altronde oramai “di uso comune”, così come gli Abbracci, sono tra i frollini di maggior successo presenti a scaffale in grande distribuzione. Noblesse oblige, proprio la loro popolarità li ha resi i perfetti candidati di quel processo, ormai evidente, che vorrebbe riscrivere esperienze di consumo riposizionando frollini, barrette e vatte la pesca nel freezer. Anche le Gocciole si sono trasformate in Gocciole gelato, nel 2020 la prima versione in biscotto e ora in versione in vaschetta, proprio quella a cui abbiamo dedicato questa prova d’assaggio.
Profilo sensoriale
Gocciole mignon, intere a copertura e a pezzetti all’interno del gelato. È questa in sintesi la caratterizzazione che promette di trascrivere il codice sensoriale delle gocciole spostandole dal forno al freezer. Rilettura in cui il biscotto a goccia cambia significativamente la consistenza, abbandonando del tutto la friabilità per trasformarsi in una versione più umida, quindi più compatta al morso.
Il gelato è un dimenticabile “gusto” vaniglia (aroma di vanillina), una cucchiaiata decisamente dolce con note lattiche e gocce di cioccolato come a riprendere, almeno in parte, il tema sensoriale del biscotto. Vorrebbe essere una tazza di latte e gocciole riposta nel congelatore? Può darsi fosse quello l’intento, il risultato mi ha lasciato tiepida.
Prendete una confezione di gocciole, unitela al gelato che preferite e avrete una versione home-made del gelato in questione, con il vantaggio non secondario di ritrovare la croccantezza e friabilità dell’iconico biscotto, ovvero l’elemento sensoriale che ci porta a scegliere, più o meno consapevolmente, prodotti con una consistenza “masticabile”. Cambiare vestito a prodotti così saldamente ancorati nelle memorie sensoriali di un consumatore è sempre un terreno scivoloso su cui costruire nuove esperienze di consumo. Insomma, se il giochino ormai è noto (e sacrosanto aggiungo, fatturare è il mantra), quello che mi sfugge alle volte è proprio il risultato dell’equazione.
Ingredienti
Latte fresco pastorizzato di alta qualità (33%), acqua, zucchero, olio di cocco, farina di grano tenero, sciroppo di glucosio, latte scremato in polvere, destrosio, pasta di cacao (1,5%), burro, emulsionanti (mono- e digliceridi degli acidi grassi, lecitina di soia), latte intero in polvere, addensanti (gomma di guar, farina di semi di carrube), agenti lievitanti (carbonati di sodio), burro di cacao (0,07%), sale, aromi.
Prezzo: 4,99 per la confezione da 435 grammi.