Mi sia concessa la premessa: il mio cane, ovviamente, è il più bello del mondo, un po’ come la storia degli scarrafoni e delle mamme. Ecco, si parte da questo intoccabile dogma.
E si continua dicendo che una delle piaghe sociali da terzo mondo è quella di dover lasciare il cane fuori dal supermercato durante la spesa.
Eppure, forse preda della febbre da divieto all’italiana, l’Asl di Torino ha emanato ieri un provvedimento per vietare agli animali domestici l’ingresso nei supermercati. Un altolà che supera anche la modifica dell’articolo 23 del regolamento sulla tutela degli animali, norma secondo cui l’ingresso agli animali domestici è garantito nei negozi come nei ristoranti, perfino nei musei.
Nonostante questo quanti di voi hanno ascoltato imbarazzati cassieri declamare veti ispirati all’arrampicata sui vetri? Per non parlare degli altri clienti che storcono il naso o dei gestori quando il cane entra al ristorante.
La missione “cane in corsia” si fa ancora più complicata, praticamente impossibile, d’estate. Poi ci credo che si riparla di crisi. Come fare a fermarsi anche solo un attimo per prendere il vino se in macchina c’è il cane? Alla faccia di chi dice che un peloso a quattro zampe è meno impegnativo di un figlio.
Allora scattano le staffette chilometriche per riportare il cane a casa e poi tornare a fare la spesa, sconfitti dalle imposizioni naziste dei supermercati, che di norma per vietare davvero l’ingresso dei cani dovrebbero dare previa comunicazione al sindaco di turno.
O fare come a Torino.
Strano però questo divieto in una città amica degli animali che, è notizia dell’altro giorno, ospita il primo studio dentistico per cani, e organizza incontri “speed date” tra cani e aspiranti padroni per favorire le adozioni.
Il probabile motivo del divieto nei negozi sono gli aspetti igienico-sanitari, chissà cosa ne pensa l’Ufficio tutela animali.
Vi sento: e io dovrei appoggiare la mia spesa dove ha zampettato Fido? I carrelli del supermercato non saranno un esempio di pulizia però…
Ma se la ragione è questa perché al supermercato no e al mercato sì? Perché allora, adeguandosi a una normativa europea del 2004, l’Italia consente ai quattro zampe di entrare nei ristoranti, a patto di rimanere al guinzaglio e con la museruola?
E nel caso il problema fosse il decoro, perché sì nei musei e al cimitero e no nei supermercati?
Chi ha orecchie per intendere intenda, anche se sono pronta a scommettere che non tutti saranno d’accordo.
[Crediti | Link: La Stampa, Dissapore]