Il Codacons ha definito “clamorosa” la sentenza con cui il Tribunale di Torino ha accolto il loro ricorso contro la presunta pratica scorretta (oggi accertata) dietro all’operazione del pandoro Balocco “Pink Christmas” by Chiara Ferragni. “Ora si apre la strada ai risarcimenti per tutti coloro che hanno acquistato il pandoro”, ha detto il Codacons: ma siamo davvero sicuri che sia così? In linea di principio sì, è sostanzialmente quello che ha detto il Tribunale di Torino, ma in pratica sarà davvero molto difficile ottenere un risarcimento per chi acquistò il pandoro convinto di partecipare attivamente a un’operazione di beneficenza.
Cosa ha detto il Tribunale di Torino
Il Tribunale di Torino, per la prima volta, ha sostanzialmente accertato che i consumatori sono stati vittime di una pratica commerciale scorretta quando hanno comprato il pandoro di Chiara Ferragni e Balocco. Questo perché – dice la sentenza del Tribunale – “le modalità di pubblicizzazione (…) hanno lasciato intendere ai consumatori, contrariamente al vero, che, acquistando il ‘Pandoro PinkChristmas’, avrebbero contribuito direttamente e proporzionalmente al reperimento dei fondi utili al finanziamento in favore l’Ospedale Regina Margherita di Torino per l’acquisto di un nuovo macchinario”.
Il tribunale, ha commentato il Codacons, “ha accolto la nostra azione inibitoria volta ad accertare e dichiarare la responsabilità della Balocco per pratica commerciale scorretta. Una sentenza che ora apre le porte ai risarcimenti in favore di coloro che, ingannati dai messaggi lanciati dall’azienda e da Chiara Ferragni, hanno acquistato il pandoro ‘Pink Christmas’, e che aggrava la posizione dell’influencer nell’inchiesta per truffa aggravata aperta a Milano“.
La seconda parte, in effetti, è vera: se mai era possibile aggravare la posizione di Chiara Ferragni, questa sentenza lo fa, visto che un Tribunale ha sancito ufficialmente che una scorrettezza c’è stata.
Quanto ai risarcimenti dei consumatori, è tutto da vedere.
Cosa dice la legge
A regolare questo tipo di situazioni sono gli articoli da 18 a 27-quater del Codice del consumo (d.lgs. 206/2005), che raccoglie le normative concernenti i processi dì acquisto e consumo, al fine di assicurare un elevato livello di tutela dei consumatori e degli utenti.
Quando si parla di “pratica commerciale scorretta”, come in questo caso, si intende “qualsiasi azione, omissione, condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità e la commercializzazione del prodotto, posta in essere da un professionista, in relazione alla promozione, vendita fornitura di un prodotto ai consumatori”. Ed è qui che, una volta riconosciuta la scorrettezza della pratica commerciale, il consumatore può ipoteticamente chiedere un risarcimento (totale, se si considerano gli oltre 9 euro a cui veniva venduto il Pandoro rosa di Ferragni & Balocco, o parziale, della differenza di prezzo tra questo pandoro e un pandoro classico di Balocco). Tuttavia, le cose non sono così semplici.
I consumatori che hanno acquistato il pandoro, spinti dalla forza comunicativa di Chiara Ferragni e/o dal messaggio benefico veicolato con il pandoro, sono stati migliaia. Avrebbero tutti diritto a un risarcimento? Sì, se si accerta – come ha fatto il Tribunale di Torino – la pratica commerciale scorretta. Ma è del tutto improbabile che avvenga realmente un risarcimento di ogni singolo consumatore. Anche perché, quel consumatore, dovrebbe in qualche modo provare l’acquisto fatto prima di pretendere il risarcimento, e quindi presentare una qualche prova d’acquisto di un pandoro comprato due anni fa, nel Natale 2022.
Molto poco realistico, dunque, pensare a un reale rimborso dei consumatori: la giurisprudenza farà il suo corso, decidendo come e se sanzionare Balocco e Ferragni. Ma chi ha comprato il pandoro rimarrà facilmente a bocca asciutta: se il punto è ottenere indietro i 9 euro spesi, cari consumatori, è bene che sappiate che così non sarà. Tutto quello che possiamo imparare da questa storia, però, non ha prezzo.