La destra repubblicana USA, Donald Trump in testa, lancia il boicottaggio alla Coca Cola per una questione di legge elettorale in Georgia, voto degli afroamericani e brand reputation. Ma di nascosto l’ex presidente degli Stati Uniti continua ad abbeverarsi alla magica fonte di Atlanta. Che cos’è questo casino, e soprattutto chi sono i buoni e chi i cattivi in questa storia?
Quest’ultima domanda – dovreste ormai saperlo visto che siamo negli anni ’20 del XXI secolo, nell’era del post-tutto – non ha minimamente senso. Ma il resto può essere così ricostruito: nelle elezioni presidenziali del 2020 la Georgia, Stato tradizionalmente repubblicano, è andato ai democratici, anche grazie al massiccio afflusso di elettori afroamericani. Come ricordate Trump ha gettato la spugna con molta riluttanza, e ha lungamente parlato di brogli. Per ritornare allo status quo ante, ovvero a una situazione in cui alcune categorie di cittadini siano fortemente scoraggiate e ostacolate nell’esprimere il voto, il Governatore (repubblicano) della Georgia Brian Kemp ha firmato una legge che introduce numerose restrizioni; e norme analoghe sono portate avanti in vari Stati degli Usa.
La Georgia è uno degli Stati del sud, caratterizzato da un passato di schiavitù e un presente di discriminazioni e violenza: la maggioranza bianca è orientata a destra, ma la minoranza nera è forte sia come numeri che come connotazione politica. Un posto pieno di fermento artistico e contraddizioni sociali, come ha raccontato la bellissima serie Atlanta (di cui il creatore e rapper/attore Donald Glover ha appena annunciato la terza stagione). Ma la Georgia, e la capitale Atlanta nello specifico, è anche la sede di una delle società più note al mondo, di food e in generale: la Coca-Cola.
Cosa ha fatto la Coca-Cola? Per bocca del CEO James Quincey ha definito quella legge “inaccettabile” e “un passo indietro”. Non è stata l’unica company a farlo, anche altri colossi di vari settori come JP Morgan e Delta Airlines hanno preso posizione contro la misura liberticida, mentre la Major League di baseball ha annunciato che l’All star game, il grande evento sportivo programmato quest’anno ad Atlanta, verrà spostato in altro Stato. È seguita una petizione, una breve lettera firmata da qualcosa come 200 aziende di tutti i tipi – da H&M a Microsoft, da Etsy a HP, da Estée Lauder a PayPal – in cui, pur non prendendo posizioni politiche, si afferma che la libera partecipazione al voto è un elemento base della democrazia e della convivenza civile.
Come si capisce guardando i nomi, non si tratta proprio della quinta internazionale socialista, bensì del gotha del capitalismo contemporaneo. Che sia opportunismo, abile mossa di marketing o reale coscienza woke, poco importa: anzi è per definizione impossibile dirlo. La stessa Coca-Cola è stata di recente oggetto di altre polemiche per aver chiesto ai propri dipendenti di essere “less white”, meno bianchi. Anche in questo caso le reazioni non si sono fatte attendere: 8 deputati della Georgia hanno dichiarato i propri uffici zona Coke-free, invitando il colosso di Atlanta a smetterla di “ingannare” il pubblico. Ma Trump ha fatto di meglio.
INBOX: 🇺🇸🇺🇸🇺🇸 pic.twitter.com/59KGyCfcKr
— Jenna Ellis (@JennaEllisEsq) April 3, 2021
Il 3 aprile, sabato santo, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale tramite il suo comitato post-elettorale (che si chiama “Save America from its Government”, eh sì, lol). Come leggete, Trump rivendica l’arma del boicottaggio, tanto spesso usato dagli attivisti di sinistra (lo voglio fare pure io!) e parla di cancel culture in salsa woke. Invita quindi a boicottare azienducole come Coca-Cola, Delta Airlines, JPMorgan Chase, ViacomCBS, Citigroup, Cisco, UPS, oltre alla suddetta Serie A di baseball. Riusciranno i nostri eroi (anzi, i loro)?
Postilla comica: due giorni dopo, il lunedì di Pasqua, evidentemente il boicottaggio non è ancora iniziato, oppure l’ex presidente predica in un modo e razzola in un altro. Sempre in un tweet, viene postata la foto di Trump nel suo nuovo ufficio. Immagine che all’istante viene passata al microscopio dagli esegeti del web, che tirano fuori una serie di cose buffe. Per esempio, una statuetta dello stesso Donald su un tavolo della stanza: la modesta si sa, non è mai stata il suo forte. Oppure, gli occhiali da vista sulla scrivania: Trump ha sempre cercato di nascondere al pubblico che lui, come tutte le persone di una certa età, ne ha bisogno; e ci è ben riuscito: avete presente la sua famosa immagine con gli occhiali? Appunto.
Looks like that Coca-Cola boycott hasn’t officially started yet at Mar-a-Lago.
Or perhaps he was to be taken seriously not literally or something. pic.twitter.com/WrT6998a1S
— S.V. Dáte (@svdate) April 5, 2021
Ma soprattutto, mezzo coperta dal telefono, si intravede una bottiglia dell’amata/odiata bibita. Evidentemente il famoso pulsante Coca Cola, che Trump aveva alla Casa Bianca e Biden aveva fatto rimuovere subito, in realtà Donald se l’era portato dietro.