Marco Pierre White l’ha definita “la cosa più intelligente che ho visto in quasi quarant’anni di cucina”: si chiama Redefine Meat, ed è uno dei prodotti sostitutivi della carne più tecnologicamente avanzati disponibili sul mercato. Un prodotto molto simile (nella consistenza e nel gusto) alla carne, creato da materie prime 100% vegetali, e stampato in 3D dall’azienda israeliana, che a oggi lo commercializza in più di quattromila punti vendita in tutta Europa. Tra questi c’è Soul Kitchen, ristorante vegano torinese: un locale alla moda, di impostazione gourmet, pensato certo per un pubblico di vegani e vegetariani, ma che incuriosisce sempre di più anche gli onnivori, anche grazie a questo nuovo prodotto, che compare in menu in due diverse preparazioni: la Tataki- Mirai (con indivia belga, wasabi, sesamo e funghi Shitake, 26 euro) e il Rojo (con radicchio tardivo, lampone, liquerizia e noci, 26 euro).
Di cosa è fatta Redefine Meat
Per evitare ogni tipo di confusione, vogliamo chiarire che non parliamo di carne coltivata (quella, con grande sollievo del ministro Lollobrigida e dei suoi, non è ancora in commercio), bensì di carne vegetale stampata in 3D. “Gli ingredienti principali sono proteine vegetali, olio di cocco – per dare grassezza – succo di barbabietola, e aromi”, spiega Luca Andrè, chef di Soul Kitchen. “Un’etichettatura molto pulita rispetto a quella di altri prodotti simili sul mercato”.
L’idea di Redefine Meat è, ovviamente, quella di riprodurre nella maniera più credibile possibile il prodotto carne, sia nell’aspetto che nella consistenza che, soprattutto, nel gusto. Un prodotto che va incontro a nuove esigenze di mercato, e a un pubblico veg che si sta sempre più espandendo a livello internazionale, e che magari sente la mancanza della carne. È a loro che si rivolge questa “nuova carne”: “Amiamo la carne, la studiamo nei minimi dettagli”, spiegano da Redefine Meat raccontando il loro prodotto. “Utilizzando l’ingegneria dei tessuti di origine vegetale, creiamo nuova carne che porta l’esperienza culinaria completa della carne tradizionale, ma senza ingredienti di origine animale”.
“Quando ho avuto la possibilità di assaggiarlo sono rimasto molto colpito”, prosegue chef Andrè, “perché al di là del soddisfare il gusto copre anche la sfera della texture, dell’aspetto e soprattutto quella della lavorabilità, che si avvicina veramente molto al suo pari animale”.
Ma ci è piaciuta la carne 3D?
Quando è arrivata la mia carne 3D al tavolo, la curiosità era ormai a mille. Mi sarei lasciata “ingannare” da questa “finta carne”? All’aspetto, la risposta è sì, decisamente. Il mio cubo di carne era assolutamente credibile, e se ne stava lì, ben abbrustolito da una perfetta reazione di Maillard, adagiato sul mio radicchio. Un pezzo di carne a tutti gli effetti.
La premessa sull’assaggio è che, personalmente, non sono una grandissima amante della carne. Almeno, non di tutte le carni. Ho imparato ad apprezzarle, a scoprirle, a conoscerle e a inserirle nella mia dieta, ma resto ancora la cliente poco ideale per chi propone una succulenta bistecca al sangue. La premessa è doverosa, perché quel che sto per dire conferma che Redefine Meat centra l’obiettivo: questa carne in 3D non è il mio prodotto. E questo perché in bocca la sensazione è esattamente quella della carne. Al gusto, ma soprattutto alla masticabilità, con quella sensazione un po’ muscolosa tipica di alcuni tagli di carne. Insomma, Redefine Meat assomiglia in maniera davvero impressionante alla carne, e questo non è l’ideale per chi non ama la carne. Ma è certamente una soluzione interessante per chi la ama, ma la vuole abbandonare per ragioni animaliste o etiche o ambientali.
Sia chiaro: l’inganno è a tutti gli effetti un inganno. Se qualcuno vi servisse questa “carne” spacciandovela per vera, potreste anche cascarci, ma pensereste che c’è qualcosa di strano. E ci mancherebbe altro, viene da aggiungere, visto e considerato che Redefine Meat è un prodotto di origine 100% vegetale, e il risultato raggiunto per tentare di assomigliare alla carne è comunque incredibile. Ma appunto, Redefine Meat assomiglia alla carne, non è carne. La differenza è soprattutto nella consistenza interna, che comunque è – di nuovo – sorprendentemente credibile. La “carne 3D” si sfilaccia sotto il coltello, con una facilità non eccessiva, che denota una via di mezzo tra tenerezza e tenacia. Ma le singole fibre appaiono in qualche maniera un po’ slegate (per quanto uniti da quelli che sembrano reali filamenti di grasso animale). Eppure, il risultato finale, è comunque estremamente credibile.