Com’è Freecao, il non-cioccolato per quando dovremo fare a meno del cacao: Prova d’assaggio

La nostra recensione di Freecao, il "cioccolato non cioccolato" che risponde al caro-cacao guardando a un ineluttabile futuro. Prova d'assaggio.

Com’è Freecao, il non-cioccolato per quando dovremo fare a meno del cacao: Prova d’assaggio

Il Nesquik nel latte al mattino, ma anche la spolverata di cacao sul cappuccino del bar. Il cioccolatino – coccola di metà giornata. Il gelato o la torta di compleanno, o anche il cacao amaro che ricopre il tiramisù. Non c’è dubbio che il cioccolato sia un ingrediente quotidiano della nostra alimentazione, da bambini come da adulti. Il cibo degli Dei, dicono, capace di farci sorridere e ingolosirci come nessun altro. Eppure, pare che dovremo iniziare a farne a meno, o almeno a ridimensionare notevolmente il suo consumo.

Da prodotto di uso giornaliero, trasversale e tutto sommato economico, il cioccolato si sta trasformando sempre di più in un bene di lusso, e il processo pare che sia realmente irreversibile. Inizialmente si pensava a una grande bolla speculativa, ma ora nessuno sa davvero più che pesci prendere, e si naviga un po’ a vista in una crisi che ha pochi corrispettivi nel mondo del cibo, almeno fino a oggi.

Il prezzo del cacao

All’incirca un anno fa il cacao costava poco più di tremila dollari a tonnellata. Poi la situazione è sfuggita al controllo, e a metà aprile si è raggiunta la cifra record di oltre 12mila dollari a tonnellata. Oggi, con una piccola diminuzione di prezzo che non basta a far ben sperare per il futuro, il costo del cacao si aggira intorno agli ottomila dollari. Il problema, al di là delle speculazioni, è soprattutto il cambiamento climatico, che destabilizza le produzioni di Ghana e Costa d’Avorio, che insieme costituiscono il 60% della produzione mondiale, e favorisce una violenta diffusione di malattie e parassiti che devastano le coltivazioni. In più, come per tutte le materie prime, c’è la questione dei costi di trasporto e di energia. Il risultato finale è un’impennata dei costi della materia prima senza precedenti, con aumenti fino al +30/40% e un conseguente rincaro (+15%) dei prezzi al dettaglio.

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Insomma, il cacao è realmente in crisi, e lo è già da diversi mesi: se a Pasqua 2024 ancora è andata bene, è perché i cioccolatieri sono riusciti ad approfittare delle scorte precedenti. Ora, però, la resa dei conti è arrivata e, a fronte di un prezzo che non accenna a tornare ai livelli normali, l’industria del cioccolato trema.

Le alternative al cacao

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Se il cacao costa troppo, e continuerà a farlo, è allora il tempo di correre ai ripari, pensando alle possibili alternative. Non solo per il consumo domestico, ma anche e soprattutto per l’industria dolciaria, che altrimenti deve pensare di ricaricare (e non poco) il costo della materia prima cacao sui consumatori, con tutte le conseguenze che una scelta del genere comporta.

Una delle più convincenti è la carruba, che in effetti da sempre è considerata il “cioccolato dei poveri”. Naturalmente dolce, simile per colore e perfino per consistenza al cacao, priva di allergeni e di caffeina e- almeno per il momento – pure ecologica, se si pensa alla distruzione di intere foreste che la monocultura del cacao ha portato degli anni. Ma alla fine, come alternativa al cacao, la polvere di carruba è convincente o no?

Cos’è Freecao, il (non) cacao di carruba

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A richiesta di mercato (un cioccolato meno caro) l’innovazione italiana ha risposto con una tra le diverse startup innovative selezionate da FoodSeed, il programma di accelerazione e sviluppo AgriFoodtech e Open Innovation della Rete Nazionale di CDP Venture Capital SGR – sostenuto da partner promotori e co-investitori quali Fondazione Cariverona e UniCredit, Eatable Adventures, tra i principali acceleratori Foodtech su scala globale.

Uno dei progetti pionieristici che ne sono venuti fuori riguarda appunto il settore dolciario, con Freecao, il cioccolato senza cacao. Sviluppato dalla startup pugliese Foreverland, Freecao è realizzato con la carruba, pianta tipica dell’area mediterranea (viene prodotta abbondantemente anche in Italia) e viene presentato come un’interessante alternativa al cioccolato tradizionale, con benefici significativi sia in termini di riduzione dei costi di trasporto sia di impatto ambientale. Freecao – spiegano i suoi produttori – taglia infatti drasticamente le emissioni di CO2 del 80% e il consumo di acqua del 90% rispetto al cacao, offrendo una scelta più sana grazie all’assenza di glutine, caffeina, ingredienti artificiali e una minore quantità di zuccheri.

Freecao: prova d’assaggio. Il cioccolato non cioccolato è buono?

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Alla vista, in effetti, Freecao ha tutto l’aspetto di una pralina di cioccolato al latte. Il colore è quello, ed è quella anche la tenuta al calore: agosto non è probabilmente il mese migliore per fare questo test, visto che – nonostante tutte le accortezze del caso – evidentemente in qualche fase del trasporto o della conservazione le praline si sono leggermente sciolte, rimanendo un po’ deformate.

La consistenza è tutto sommato convincente: si spezza come un cioccolatino, e ne ha tutto l’aspetto: magari non un cioccolato artigianale 100% (in effetti, cacao non ce n’è), ma più un cioccolatino al latte di quelli che si trovano in molte confezioni regalo natalizie della Grande Distribuzione.

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Al morso, fatta qualche piccolo appunto, il risultato è sorprendente. Lo confermano i miei due figli, a cui faccio assaggiare Freecao senza che loro si accorgano di non mangiare del vero cioccolato. La pralina in bocca è leggermente più farinosa di un cioccolato vero, ma sono dettagli che si notano solo facendoci attenzione, e che in effetti distinguono Freecao più dal cioccolato artigianale di qualità che dalle proposte di livello più basso o semplicemente medio. Il motivo è probabilmente molto semplice: nel caso di molto del cioccolato che compriamo e consumiamo, il cacao è semplicemente uno dei tanti ingredienti. Così si nota meno la differenza con le praline di Freecao, dove il risultato è una ricetta di farina di carrube, grassi vegetali, nocciole Piemonte IGP, zucchero e aromi naturali. A differenza del cacao, che produce naturalmente il suo burro, Freecao ha infatti bisogno dell’aggiunta di grassi (naturali) e della lecitina di girasole per arrivare alla consistenza desiderata.

Alla fine, però, il risultato è pressoché perfetto, in grado di “ingannare” chi lo assaggia. Soprattutto se non mangiato integro ma magari inserito come ingrediente all’interno di preparazioni (biscotti, per dire). In quel caso, immaginiamo che nessuno possa davvero accorgersi della differenza.

Ingredienti:

Grassi vegetali, nocciole Piemonte I.G.P. (18%), carruba biologica, zucchero, estratto di avena, farina di riso, emulsionante: Lecitina di girasole, aroma naturale.

Prezzo:

9,90 euro per 10 bustine da 10 grammi