Per il cioccolato dei Mast Brothers è stato un periodo tremendo.
Fino a dicembre 2015, i cioco-adepti più incalliti pagavano le loro tavolette 10 dollari senza batter ciglio.
Poi una serie di post sul blog Dallasfood.org hanno insinuato il dubbio che il cioccolato prodotto nell’avamposto modaiolo di Williamsburg, a Brooklyn, non fosse autentico come i due giovanotti rampanti dello Iowa anacronisticamente barbuti sostenevano.
Dopo aver negato, i Mast Brothers sono stati costretti a riconoscere che, nonostante dichiarassero una produzione “from bean to bar” (dal seme alla tavoletta, filiera corta, cura di ogni passaggio del processo produttivo), nel primo anno e mezzo di attività hanno usato un preparato industriale, ovvero cioccolato da copertura Valrhona.
All’improvviso la stampa internazionale, che prima li aveva aiutati a costruire un impero hipster del cioccolato artigianale di risonanza planetaria, ha iniziato a definire il cioccolato dei Mast Brothers “disgustoso“, “amaro” e “gessoso“. Una feroce recensione del Guardian ha individuato nella tavoletta al latte di capra “un impero hipster del cioccolato artigianale di risonanza planetaria?” >sentori di calzetto sudato”.
Ma, sopresa!
Se i cioco-adepti di cui sopra si sono allineati alle critiche della stampa lamentando un crollo verticale della qualità, le vendite durante il recente periodo critico sarebbero addirittura aumentate.
Un rappresentante dei Mast Brothers ha raccontato a Grub Street, il blog gastronomico della rivista New York, che le vendite nelle tre settimane successive al 18 dicembre 2015 sono da considerarsi stabili rispetto a quelle dell’anno precedente, e che in generale l’attenzione dei media ha prodotto un aumento del fatturato.
E se l’intero 2015 ha fatto registrare una sensibile crescita delle vendite, lo shop online conta il 40% di ordini in più.
Considerata l’abitudine dei fratelli Mast di non dire tutta la verità, Grub Street ha contattato cinque rivenditori dell’area newyorkese.
Nel periodo post-scandalo hanno tutti riscontrato un calo rispetto all’anno precedente. Solo un sesto negozio ha confermato vendite stabili. Un negozio di Williamsburg, a soli due isolati dal quartier generale dei Mast, ha registrato un vero tracollo: quasi il 40% di vendite in meno rispetto allo scorso anno.
Altri rivenditori di dimensioni maggiori come Whole Foods o il celebre negozio di specialità gastronomiche Dean & DeLuca, non hanno comunicato dati. Mentre un portavoce della catena di hamburgherie Shake Shack, che nei suoi negozi vende le tavolette di cioccolato Mast, afferma di non aver raccolto lamentele da parte dei clienti a causa dello scandalo.
All’interno del piccolo impero Mast fanno sapere che questi dati non riflettono la situazione.
Nonostante il più grande scandalo del cioccolato artigianale nulla sembra essere cambiato dalle parti di Williamsburgh. Tantomeno le vendite.
[Crediti | Link: Grub Street, Guardian, immagini: Time Out]