Per qualche tempo, molte grandi aziende food del mondo hanno pensato di affrontare le critiche sull’abuso di plastica proponendo cannucce alternative. Fast food, catene di caffetterie o bevande e locali che servono drink si sono convertiti (o ci stanno provando) e usano le cannucce di carta. Questo per cercare di alleviare l’inquinamento ambientale, soprattutto quello marittimo, e avere la coscienza meno tormentata. Purtroppo, questa non è la soluzione per molte ragioni – considerati i dati relativi a numerosi ricerche, o ancora tenendo conto del marketing furbo che ruota intorno a questa tipologia di prodotto.
Diciamoci la verità, ha un enorme peso anche la user experience: c’è chi detesta la fastidiosa ruvidezza della cannuccia di carta (nonché l’odore che emana e il “sapore” che lascia, e il fatto che non resiste molto a contatto con i liquidi) e chi mente. Ormai queste cannucce sono adottate da colossi come McDonald’s, Burger King e Starbucks, ma non hanno fatto breccia né nel cuore dei consumatori né come paladine anti plastica.
Cannucce di carta: un “pro”, tanti “contro”
Il vantaggio (l’unico, praticamente) legato alle cannucce di carta è la convinzione che possano essere una valida alternativa per condizionare l’inquinamento dovuto alla plastica. Una convinzione, per l’appunto, che va analizzata meglio. La verità è che l’abbandono delle cannucce di plastica per quelle di cartone, da parte di molte aziende, non è un atto eroico ma perlopiù uno stratagemma per abbracciare i clienti più sensibili sull’argomento, dando loro una sorta di contentino.
E dando loro una prova concreta di essere attivi contro l’inquinamento. Si tratta di un paragone azzardato e al limite ma la situazione, spesso, è simile al panino del fast food confezionato nel packaging verde o marroncino per alludere a un prodotto più green o healthy. Ovvero: molto marketing, per una sostanza meno densa di quanto si creda.
Questione di PFAS
Nella maggior parte delle cannucce sono presenti le sostanze poli e perfluoroalchiliche che troviamo anche nelle padelle antiaderenti (PFAS) e che si decompongono molto lentamente – permanendo anche migliaia di anni nell’ecosistema. Ebbene, una ricerca risalente al 2023 ha analizzato la percentuale di tali sostanze nelle varie tipologie di cannucce (metallo, plastica, vetro, carta, bamboo) e i risultati sono sconcertanti. La ricerca riporta che “PFAS were found to be present in almost all types of straws, except for those made of stainless steel. PFAS were more frequently detected in plant-based materials, such as paper and bamboo“.
Ovvero: le cannucce di bambù e le cannucce di carta contengono più PFAS. Cosa significa questo fatto? Significa che le cannucce di plastica non possono essere riciclate (a differenza di quelle di plastica) e una volta gettate influenzano enormemente lo smaltimento dei rifiuti.
Sicuri che inquinino meno?
A proposito di smaltimento, le cannucce di carta con tutti i PFAS che contengono rappresentano un bel problema: sì perché causerebbero emissioni elevatissime, e più gravi rispetto a quelle provocate dalle cannucce in plastica. Parliamo invece dell’inquinamento diretto. Le cannucce di carta sono state ideate per eliminare quelle vecchie di plastica, inquinanti per i mari. I dati dimostrerebbero che le cannucce di plastica inquinano i mari molto meno rispetto ad altri prodotti – come bicchieri o materiale da pesca: dunque, l’urgenza di trovare “alternative meno inquinanti” per l’ambiente è fondata su parametri non convincenti.
Sono terribili da usare
Se anche tutte queste ragioni non fossero sufficienti, andiamo al sodo: le cannucce di carta sono terribili da usare. Si lasciano andare nei drink, si sfaldano o piegano, toccarle con le labbra non regala una sensazione piacevole e in più condizionano l’aromaticità di ciò che stiamo bevendo. Questi sono tutti disagi che chiunque sopporterebbe senza remore se davvero servisse a qualcosa. Ma, purtroppo e come visto, non è così.
Valutiamo le alternative
Visto che la scienza ha smontato una per una le caratteristiche che rendevano le cannucce di carta biodegradabili così fenomenali sul curriculum, che dire allora delle alternative? Esistono cannucce di metallo, di bambù, biodegradabili e di vetro. Nella ricerca citata poc’anzi è spiegato come anche le cannucce di bambù siano particolarmente ricche di PFAS, perciò non rappresentano nemmeno loro una valida alternativa. Le altre, certamente sono apprezzabili perché difficilmente finiscono per inquinare i mari.
Per quanto riguarda vetro e metallo, poi, i vantaggi sono il riutilizzo praticamente infinito (se l’uso è casalingo), la user experience positiva e la qualità estetica del prodotto. Purtroppo, però, anche in questo caso si parla di alte emissioni di CO2 che riguardano la loro produzione – molto più elevate rispetto alla plastica. Per compensare, basti pensare che una cannuccia di vetro dovrebbe essere riutilizzata almeno 35 volte: fattibile in teoria, difficile nel concreto se si parla di un locale o di una catena di fast food. Quindi, quali soluzioni abbiamo? A conti fatti, la soluzione è evitare del tutto l’uso di cannucce.