Ciao Ciao sottocosto: qualche volta ci hai fatto comodo, ma non si poteva andare avanti così. Il prossimo consiglio dei Ministri approverà definitivamente il testo che recepisce la direttiva sulle pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare. A prometterlo è il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, nel corso del suo intervento al convegno di presentazione del progetto “M.A.C.I.S.T.E – Monitoraggio Agromafie Contrasto Illecito Settore Tabacchi E-cig” per il contrasto all’illecito nei tabacchi in Italia.
Così, finalmente, saranno vietate anche in Italia tutte quelle pratiche che danneggiano le piccole aziende e la filiera economica, aiutando anche a contrastare in maniera importante gli illeciti e lo sfruttamento della manodopera. L’obiettivo è tutelare maggiormente i fornitori, imponendo una maggiore trasparenza nei rapporti commerciali, soprattutto con i grandi acquirenti.
Pensiamo ad esempio a tutte le volte che un prodotto viene venduto sottocosto, incentivando una corsa al ribasso che finisce per danneggiare alla base la filiera agricola: qualcuno, quel gap di costo, dovrà comunque pagarlo, ed è probabile – parlando dell’agricoltura – che a rimetterci saranno i lavoratori. Con lo stop alle pratiche sleali si pone definitivamente un freno a questo problema, rendendo illegali sedici pratiche di commercio utilizzate dai grandi acquirenti nella filiera della catena alimentare e oggi ancora largamente diffuse, che vanno dai ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili alle modifiche unilaterali o retroattive ai contratti fino al rifiuto dei contratti scritti fino al divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione.
Tra le pratiche sleali vengono prese in considerazioni anche le aste online al doppio ribasso e le vendite sottocosto, che subiranno importanti limitazioni.
Ed era ora, aggiungiamo noi.
Perché la verità è che sul tema eravamo fortemente in ritardo. L’Italia, infatti, avrebbe dovuto attivarsi con le direttive contro le pratiche sleali nel settore agroalimentare già da tempo, secondo quanto stabilito la Commissione Europea. Il limite previsto per mettersi in regola era infatti a maggio 2021: ma il nostro Paese è rimasto tra gli undici in procedura di infrazione. Salvo poi, come spesso accade, recuperare all’ultimo minuto, approvando un decreto legislativo per recepire la direttiva Ue 2019/633 su proposta del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, e con la collaborazione dei ministri degli Affari esteri, della Giustizia, dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico. Ora, dopo le discussioni parlamentari, forse ci siamo, assicura il ministro Patuanelli.
Nel frattempo gli altri Stati (su cui la Commissione europea ha da poco pubblicato il suo primo rapporto) hanno per la maggior parte adottato norme ancor più rigorose di quelle stabilite dalle norme Ue, individuando autorità amministrative per la loro applicazione e fissando sanzioni per chi le viola.
Vedremo come si posizionerà ora l’Italia e – a quanto pare e a quanto ci auguriamo – lo vedremo presto. A vigilare sull’applicazione delle disposizioni ci sarà l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), che collaborerà con le Autorità di contrasto degli Stati membri e con la Commissione Ue, anche al fine della reciproca assistenza nelle indagini transfrontaliere.
“Il contrasto ai fenomeni illegali contribuisce a garantire un maggiore reddito a chi produce in modo legale e il tema reddito è centrale in agricoltura”, ha affermato il ministro Patuanelli, spiegando che questo tema vede il ministero “coinvolto al 100%”. “Noi stiamo lavorando molto su questo tema, penso alle progettualità del Pnrr: garantire il giusto livello di reddito toglie anche la tentazione di sfogarsi in mercati non leciti per aumentarlo”.
Tra chi gioisce, e ne ha ben donde, l’associazione Terra!, che partendo dalle inchieste di Fabio Ciconte e Stefano Liberti (che hanno scoperto e denunciato per la prima volta il meccanismo delle aste già nel 2016) in questi anni ha più volte messo in luce le pratiche sleali della GDO, in particolare di alcune sigle dei discount.
“E’ un risultato storico che aspettavamo da tempo e che dà ragione alla battaglia che portiamo avanti da anni: fermare le aste al doppio ribasso è un chiaro segnale alla Grande distribuzione organizzata e restituisce dignità agli attori della filiera alimentare, a partire dagli agricoltori ai lavoratori agricoli”, commenta Ciconte, direttore dell’associazione, riferendosi alla pratica di acquisto da oggi vietata per legge. Pratica cui alcuni gruppi della GDO ricorrono per assicurarsi la fornitura di diverse varietà merceologiche. Sui prodotti alimentari è molto in voga in diversi Paesi europei e anche in Nord America. Nel nostro paese le aste al doppio ribasso vengono (venivano!) utilizzate per diversi prodotti, tra cui passata di pomodoro, olio, caffè, legumi, conserve di verdura.