Addio a Anna Majani, donna ostinata del cioccolato italiano

Anna Majani non c'è più, ma resta la sua bella storia di imprenditoria femminile nel cioccolato italiano, dalle battaglie legali per il nome del Cremino Fiat alla resistenza per la proprietà del marchio.

Addio a Anna Majani, donna ostinata del cioccolato italiano

È scomparsa a 85 anni Anna Majani, vice presidente dello storico marchio del cioccolato italiano con sede a Crespellano, nel bolognese. Se le cariche, specie in azienda, definiscono sempre ruoli e posizioni, è altrettanto vero che tendono ad incasellare, escludendo molto altro. Anna Majani ne è un esempio significativo avendo rappresentato, una volta succeduta al padre, non solo l’anima di uno dei più noti e migliori marchi italiani, ma anche una determinazione personale prima ancora che aziendale, uno stile ed una finezza, una cultura e una certa indipendenza di visione che riportano direttamente al secolo scorso, dove gli esempi di imprenditoria illuminata erano certamente più frequenti di quelli odierni.

Entrata in azienda a 18 anni – un ingresso non privo di pregiudizi che miravano a sottolinearne l’inferiorità in quanto rappresentante femminile – affianca progressivamente il padre nella gestione del marchio. La responsabilità è notevole: Majani rappresenta non solo la storia del cioccolato ma anche quella dell’industria dolciaria nazionale.

Breve storia del cioccolato Majani

La fondazione infatti risale al 1796, anno in cui la signora ‘Teresenda d’la roba daolzà, cioè – per i non bolognesi – la signora Teresina delle cose dolci, apre un laboratorio di pasticceria in via D’Azeglio. È tuttavia con il figlio di Teresina, Francesco Majani, che la piccola attività conosce la vera svolta: nel 1830 viene infatti acquistato un grande edificio nel centro di Bologna, che ospita il laboratorio per la produzione di cioccolato e dolci, una sala da tè e, al piano superiore, l’appartamento della famiglia. Il cioccolato diviene sin da subito centrale nella produzione: nel 1856 lo Stato Pontificio rilascia un passaporto per consentire a Majani di recarsi a Torino e acquistare nuovi macchinari a vapore per la lavorazione della materia prima e nel 1878 Umberto I permette all’azienda bolognese di esporre lo stemma reale sull’insegna del negozio-laboratorio di via Carbonesi: Majani diviene fornitore ufficiale della Real Casa di Savoia. Seguono premi e riconoscimenti che vedono un successo internazionale (alle Esposizioni Universali di Parigi, 1867 e 1878, Vienna, 1873, e Milano 1881). Sono tuttavia due le date che segnano altrettante pietre miliari nella storia aziendale e nella memoria di ogni appassionato di cioccolato: nel 1832  viene inventata la Scorza, la prima cioccolata al mondo in forma solida che rappresenta uno spartiacque tra la cioccolata in forma liquida, consumata fino ad allora, e quella in forma solida che solo nel 1847 in Inghilterra diverrà tavoletta. Per un breve periodo, al prodotto di punta dell’azienda, creato da una miscela di 4 diverse varietà di cacao e dall’inconfondibile consistenza friabile e rugosa, venne cambiato il nome in Sfoglia: uno snaturamento che alla signora Majani non piacque mai, tanto che fu lei qualche anno dopo a riportare in auge la prima denominazione.

Il Cremino Fiat, co-branding ante litteram

Altra data spartiacque è il 1911: il bisnonno Aldo Majani firma un accordo con il Senatore Giovanni Agnelli, nonno di Giovanni, per la produzione di un cioccolatino a quattro strati per pubblicizzare il lancio della Fiat Tipo 4. È il cremino, un prodotto che finisce per identificare l’azienda più di ogni altro. In quei quattro strati di pasta di nocciola e mandorla sono racchiusi molti significati: non si tratta solo di un esempio di co-branding ante litteram né di una ricetta che conquista palati illustri e che ben descrive lo spirito di inizio ‘900 (D’Annunzio, Marconi e Carducci ne erano grandi estimatori) ma si tratta piuttosto di un simbolo di una vittoria al termine di una battaglia legale per la proprietà del nome. Anna Majani amava raccontare infatti di quando, in occasione di una cena a Bologna, l’avvocato Agnelli, ricordando di come l’azienda automobilistica avesse tentato invano di togliere a Majani l’utilizzo del nome Fiat, le avesse riconosciuto la vittoria: in un ambiente prevalentemente maschile, la signora Anna aveva vinto sconfiggendo un gigante e molti pregiudizi.

Gli anni del secondo dopoguerra sono i più difficili: la fabbrica tuttavia non si ferma e non solo ospita gli operati sfollati ma, di fronte all’impossibilità di reperire materie prime, riconverte la produzione in caramelle alla carruba. La volontà nel continuare a produrre nel centro di Bologna, inoltre, causa un ulteriore periodo di crisi che nella seconda metà degli anni ’70 porta i Majani a scendere in minoranza nella compagine azionaria. È ancora una volta l’ostinazione di Anna Majani ad avere la meglio: sostenuta dal figlio Francesco, forte di esperienze come analista finanziario, riprende il controllo dell’azienda nel 1985, scongiurando ipotesi di vendita e bloccando sul nascere offerte ricevute persino da Nestlé.

Rappresentante di un modo di essere imprenditori riservato e colto, innamorata del teatro e di Venezia, sostenitrice di una visione artigianale e familiare dell’azienda – la stessa che vede oggi la decorazione delle uova ancora fatta a mano, da un lato, e un turn over bassissimo tra gli lavoratori, dall’altro – Anna Majani era realmente un simbolo: impossibile accusarla di immodestia se parlando dell’azienda diceva “Come noi, nel cioccolato, non c’è più nessuno”.