L’Esselunga vi sta stretta con tutti quei prodotti mainstream? Avete già provato tutti i fior fiore Coop e non vi sfagiolano a dovere? Anche la gastronomia mediamente fighetta della vostra città inizia a starvi stretta?
Non vi allarmate: sono chiari sintomi della sindrome da gourmetismo cronico.
Non è grave, ma non bisogna sottovalutare la patologia. Non serviranno terapie d’urto con sessioni straordinarie nei ristoranti stellati. No, io lo so: voi curate il lato esibizionista e chic con i prodotti migliori, e siete convinti di saperne più di chiunque altro. Insomma snob. La vostra prognosi non è riservata, ma ha nomi e cognomi ben precisi.
Per alleviare i sintomi della malattia interveniamo noi, che tanto vi capiamo, facendovi trovare bell’e che pronta la pillolina magica.
Ispirata da Grub Street torna la classifica di Dissapore: questi sono i 30 prodotti da dispensa (con qualche eccezione) che voi pazienti dovete possedere, o almeno aver provato, per essere automaticamente considerati gourmet moderni.
#30 Pomodorino datterino giallo in succo Così Com’è
Un pomodoro che sembra cresciuto in un campo di marshmallow. No, non in senso stucchevole e dispregiativo, quanto per sottolinearne l’incredibile dolcezza sopra ogni aspettativa. Non che la classica pummarola rossa non sia da veri gourmet, anzi, ma il datterino giallo in succo è un’altra cosa: gioia inaspettata per gli occhi e tripudio in bocca.
#29 Gianduiotto Max+39 di Guido Gobino
Facile dire giandujotto e poi riempirsi la bocca di cose a caso. Se “solo il meglio” deve essere allora che sia un giandujotto come tradizione comanda: temperato a mano, con più del 39% di nocciole ovviamente piemontesi, in commercio solo per pochi mesi all’anno (e non per fare gli splendidi, ma forse perché altrimenti non ci sarebbero più nocciole piemontesi per nessuno). Stipateli in cambusa esattamente a 18 gradi: poi ne riparliamo.
#28 Spaghettoni di Benedetto Cavalieri
Imbracciate le forchette e giocate di polso: questi cari, cari miei, sono GLI spaghetti. Volete due dati, quelli che vi faranno venire gli occhi a cuore? Trafilatura al bronzo (e va bè), arrivano anche a 40 ore di luuungo essiccamento (okay), consistenza e ruvidezza ottimali, tanto da agguantare il sugo e teletrasportarvelo direttamente sulle papille. Iniziate a mettere su l’acqua, ché per le cose buone bisogna saper aspettare (16 minuti).
#27 Burro 1889 Fattorie Fiandino
Dimenticate tutto, pure Soresina. Oggi è tempo di svoltare: la razza delle brune alpine e la pazienza (qui la panna prima di diventare burro sta quatta quatta per 40 ore) ci regalano un gioiellino piemontese che farebbe invidia persino a Heidi e Peter. Pannoso, burroso, con più “scioglievolezza” di un cioccolatino. Diciamo che è il burro definitivo.
E’ una DOP: non è un formaggio e non è un salume. Cos’è? Sì, il fiore più buono e incredibile del mondo, o meglio i suoi pistilli. Non importa se lo pagherete a peso d’oro, questo non può mancare a casa vostra, se vi dichiarate veri gourmet. Pungente, deciso, in una parola “divino” (concedetemi qualche tocco blasfemo, su).
#25 Riso Carnaroli Superfino Acquerello (invecchiato 7 anni)
Sì, lo so che a momenti bisogna accendere un mutuo ogni volta che vi viene voglia di un risotto, ma d’altronde provate a immaginare cosa vuol dire cogliere oggi e stoccare per 7 inverni in una delle più belle tenute piemontesi. E poi trovatelo voi un altro riso che riesca perfetto anche quando a casa cucina lo zio che si crede Cracco, ma non lo è.
Nella sezione birre supera tutte le altre a destra la Zest di Extraomnes, cavallo di razza del birrificio varesino. La Blonde Ale di Schigi Damelio, guru assoluto in ambito nazionale (e non solo), con la sua personalità schiaffeggiante non vi farà rimpiangere la scelta.
#23 Bottarga di tonno fratelli Burgio
Ripetete con me: non basta dire “bottarga”, quello di cui non potete fare a meno è la bottarga dei fratelli Burgio. Dai mercati del pesce siciliani con furore, le uova di tonno vengono sottoposte ad un trattamento (salatura, compressione ed essiccazione) che qualcuno già faceva la bellezza di 3mila anni orsono. Vi basti una parola: mare.
#22 Olio EVO ?
Qui sarà dura, compagni. Accaparrarsi 4 gocce di questo nettare prodotto da Antonio Cicero e Roberta Corradin del ristorante Il Consiglio di Sicilia di Donnalucata nella loro tenuta di Chiaramonte Gulfi, è un affare per pochi. Anzi pochissimi, elettissimi e fortunatissimi. Ma non mollate: qui è una questione di vita o di morte.
#21 Crema Gianduja CQ di Guido Castagna
Nutella Ferrero sta a crema Castagna come Marc Marquez sta a Valentino Rossi. Paracula e furbetta la prima, genio, cuore e sregolatezza la seconda. Sì, ma stavolta non finisce come a Valencia, dimenticate il biscotone e tuffatevi nella crema gianduia così come siete, in purezza.
#20 Latte H-Bio Berchtesgadener Land
Se non c’è lui non bevo latte. Ci siamo capiti? Lui è lui, impronunciabile tanto quanto incredibilmente buono. Dai verdi (e biologici) alpeggi della Germania ecco il latte che tutti stavate ardentemente aspettando: pastorizzazione breve, metodi tradizionali (immaginatevi il pastorello teutonico e bla bla bla).
#19 Aceto balsamico tradizionale di Modena DOP Extravecchio Villa Manodori
Quando la mia mamma e il mio papà ancora non si conoscevano già esisteva nelle cantine di Villa Manodori un elisir che sarebbe arrivato molto dopo sulla tavola non di Pinco Pallino, ma di Massimo Bottura che lo ha portato in dote persino da Sotheby’s. E quando parliamo di un’eccellenza modenese, a qualcuno dovremmo pure sfidarci.
#18 Cioccolato Chuao – Criollo 70% Domori
La bibbia del cioccolato di Georg Bernardini gli ha assegnato il punteggio più alto in assoluto: un 98/100 che fa intravedere la perfezione con gusto di cacao. Il criollo di Domori arriva dritto dritto dal Venezuela per colpirvi al cuore. Dopo di lui nessun cioccolato sarà più lo stesso.
#17 Tonno di corsa sott’olio in olio di oliva Carloforte
Cosa volete dirgli? Lui è IL tonno: pescato a Carloforte solo tra metà aprile e metà giugno, poco prima della deposizione delle uova, quando le carni sono di qualità superiore. Se qualcuno nel marketing vuole farci credere che il pinna gialla sia il top di gamma, ecco allora ricordate che esiste una cosa che si chiama tonno rosso. Carloforte, per la precisione.
#16 Caffè Giamaica Afribon di Gianni Frasi
Un caffè con nome e cognome, una specie di garanzia. Cosa c’entrano, direte voi, una torrefazione veronese e una miscela africana? La risposta è solo in una tazzina di questo caffè fuori dagli standard conosciuti: non immaginate nulla di strano o difficile. Questo è un fuoriclasse che tutti devono amare.
From Venezia with love (and almonds). Il torrone definitivo esiste, sì, e si chiama Scaldaferro. L’impasto è cotto a bagnomaria per 12 ore, le mandorle costituiscono qualcosa come il 55% del prodotto, i fiori da cui derivano i mieli utilizzati non hanno mai visto pesticidi. Provatelo, poi mi dite se lo volete solo per Natale.
Chi se ne frega se scegliete quelli al cioccolato extra-fondente e nocciole, quelli alla scorza d’arancia candita o quelli con pistacchi e noci, o mandorle e cioccolato al latte: l’importante è che li scegliate del Biscottificio Mattei (che esce anche con brand Deseo) di Prato. Vediamo se siete capaci di farne a meno.
#13 Panettone tradizionale di Pepe
Lo so che “Milan, l’è on gran Milan”, ma siamo nel terzo millennio e siamo anche pronti a dare il giusto tributo a pasticceri dotati anche fuori confini geografici prestabiliti. Per trovare il panettone gourmet che dovete assolutamente possedere, bisogna arrivare in provincia di Salerno: soffice come un cuscino di piuma. Grazie Alfonso Pepe, il Natale mi piace già di più.
#12 Colatura di alici di Acquapazza Gourmet
Si fa in fretta a riempirsi la bocca millantando “colature di alici di Cetara” generiche. E no, cari: per avere il prodotto gastrofigetto per eccellenza bisogna scegliere quella di Acquapazza. Il packaging con boccetta e contagocce vi farà uscire di testa, e a quel punto potrete assaggiare uno dei sapori più indimenticabili di sempre (anche perchè in bocca è un pochetto persistente). Uomo avvisato…
#11 Culatello di Antica Corte Pallavicina
Se vi dico fratelli Spigaroli cosa vi viene in mente? Signore e signori, vi presente il Culatello con la C maiuscola, quello che una volta provato “non avrete altro culatello all’infuori di Egli”. Solo suini della specie “nero di Parma”, solo lavorazione meticolosamente tradizionale. Altro che OMS, qui siamo nel paradiso delle chiappe (niente battute a doppio senso, dai).
#10 Conserva di pomodorino del Piennolo, Casa Barone
Difficile trovarlo, almeno se si abita sulle Prealpi come me. Non resta che avere la propria collezione da dispensa di conserva di pomodorino del Piennolo, naturalmente di Baroni. Se due spaghetti al pomodoro, ai più, sembrano cosa poco gourmet è perchè non si sono mai fatti un sugo come Dio comanda con questa conserva. Stolti, loro.
#9 Cucunci di Pantelleria, Bonomo & Giglio
Uno dei capperifici (non è una parolaccia) più antichi dell’isola (dal 1949, tanto per dire) oggi propone i suoi gioiellini sotto sale trapanese (o sott’olio) con il brand La Nicchia. Vasetti delle meraviglie che non potete non stipare tra i vostri beni preziosi. Ad esempio, io lo scorso anno sono sopravvissuta all’inverno gelido grazie alla mia dose di polvere di capperi (sì c’è anche questa). Meraviglia.
#8 Ventresca di ricciola in olio di oliva, Campisi
Quando d’inverno sognate il mare, ma il mare è lontano c’è sempre il piano B: aprire la dispensa e trovarci la ventresca di ricciola di Campisi. Vi svolta la giornata, poi non dite che non ve lo avevo detto.
Che state blaterando? Le bibite sono cosucce trascurabili? Non mi trovate d’accordo, almeno se si parla della bibita più buona sulla faccia del pianeta. Dalla Calabria, per una volta, non viene qualcosa di piccante ma di altrettanto scioccante: puro bergamotto. Qui non si va per il sottile, e per stavolta non fate caso all’etichetta non proprio bellissima.
#6 Miele d’ape nera siciliana, Carlo Amodeo
Ci ha lavorato per anni, visto che l’ape nera di Sicilia (con origini africane) non era ancora stata isolata. Lui, il signor Carlo Amodeo ce l’ha fatta con l’aiuto dell’Università di Palermo: bisogna rendere grazie a quest’uomo per l’impegno per la biodiversità. Ma soprattutto passerà alla storia per i suoi mieli. I suoi mieli…
#5 Speck stagionati, Salumeria Belli
Amanti dell’affumicato, prestate attenzione: chi di voi non possiede un adeguato stock di questo speck supersonico, allora ha ancora molto da imparare. Chiudete gli occhi e immaginate il vostro amico trentino mentre condisce a mano le cosce di suino con pepe, sale, ginepro, alloro, rosmarino, coriandolo. Ora, prima di riaprire gli occhi, mettetevene una fetta sostanziosa in bocca. Il resto sta a voi.
#4 Mozzarella di Bufala campana DOP, Vannulo
Andiamo sul sicuro, ché sperimentare è bello, ma la delusione è sempre dietro l’angolo. Vannulo, invece, non delude mai: anzi, è la sua mozzarella che parla per lui. Suadente e piena: un must assoluto senza se e senza ma. Se vi dico che è pure biologica vi sentite più sicuri? Ecco, è pure bio.
#3 Patatine al tartufo, Tartuflanghe
Poteva forse mancare la quota tartufo tra i 30 prodotti imprendibili per un gourmet? Ecco allora qualcosa di molto pop e molto cool: chips realizzate con olio di girasole (ma anche di oliva) e tartufo estivo. Classica cosuccia che non può mancare al gourmet per uno spuntino “facile” e ricercato. Embè.
In una parola, semplicemente imperdibile. Bella da vedere quanto da mangiare: immaginatevi un cuore di lardo e una pasta fine di prosciutto senza cartilagini e nervetti. Solo maiali italiani (per lo più locali) e allevati in maniera naturale. Cilento rules!
#1 Formaggio Montebore, Coop. Vallenostra
Fine della giostra con un formaggio piemontese con una storia lunghissima e una persistenza degna di Noè. Intorno non c’è nulla, se non natura. Ma girato l’angolo, c’è lui: il formaggio a forma di torta nuziale prodotto con latte ovino e bovino. Ma la pecora, sappiatelo, vince e si trasforma nella felicità del vostro palato esigente. Ascoltatemi!
[Crediti | Link e immagine di copertina: Grub Street]