Come la maggior parte degli italiani sanno, in Italia c’è la siccità, manca l’acqua. Prima c’era, poi è andata via. Brutta bestia. A questo punto abbiamo pensato: perché non concentrarci su alcune buone pratiche che possano aiutarci a ridurre lo spreco d’acqua? Ci siamo riuniti, scervellati, e poi alla fine ci è sembrata un’ottima idea scrivere un decalogo che riguarda in particolare la gastronomia. Ne girano pochi, ci siamo detti.
Quanta acqua ci aiuterà a risparmiare? Non è dato saperlo. Cambierà davvero qualcosa? Almeno abbiamo fatto la nostra parte. Avremo dei dati che ci comunicheranno l’incidenza delle nostre azioni? Ma per carità. A livello sistemico di perdite, gestione, infiltrazione, riutilizzo dell’acqua saranno state determinanti le nostre azioni e incisive a lungo termine? Nossignore.
Bene allora abbiamo proprio tutto, procediamo:
- Fino alla fine dell’emergenza verrà eliminato il cestello del ghiaccio. Tutti i vini verranno bevuti a temperatura ambiente
- Al posto di lavare le pentole verranno nominati degli appositi “leccapentole” umani per una prima pulizia che favorisca il risparmio idrico in lavastoviglie
- Via le tovaglie. Ah giusto, non le usa più nessuno
- Non si potranno più produrre impasti di pani e pizze con idratazioni superiori al 50%
- Nei ristoranti fine dining si smetterà di sostituire le posate a ogni giro di piatto e i bicchieri a ogni cambio di vino (però pensateci perché questa è importante)
- Sarà vietato bere caffè, tè, bubble tea e altre bevande che necessitano di acqua. Si potrà bere però l’acqua in bottiglie, la Coca Cola e il tè freddo purché appartenenti a note marche commercializzate in sicuri supermercati italiani e solo finché non finiscono
- Gli chef dovranno proporre piatti a base di pasta cruda per evitare la bollitura. A tal proposito verrà creato uno speciale ricettario e poi un consorzio “pasta cruda” che tuteli il marchio e incentivi la creatività del comparto
- Finalmente l’Italia da Nord a Sud verrà riunita all’insegna di una comune pratica di buonsenso: stop al bicchiere d’acqua con il caffè. Pure in Campania, anzi soprattutto lì. Del resto avevamo già tagliato via il caffè, non avrebbe senso tenere questo
- Verranno aboliti gelati all’acqua, torte all’acqua e qualsiasi preparazione a base di acqua dispendiose e anche, francamente, salutiste in modo odioso e gnegnegnegne.
- Verranno eliminati tutti i cocktail con il ghiaccio, in particolare gli on the rocks, le grattachecche, i ghiaccioli, le granite, le acque aromatizzate. Birra a rischio, ma per stavolta passa. Via i minestroni e le minestrine, i brodi, le zuppe e anche le zuppette. Calde o fredde che siano. Se sono calde via due volte perché con queste temperature se vi fate il brodo c’è qualcosa che non va.
Vi sentite un po’ spaesati? Bene, pure noi. Sono giorni che siamo bombardati da ordinanze comunali e prontuari di media e associazioni che ci spiegano come lavarci i denti e tirare lo sciacquone del cesso. Al punto che qualcuno si è davvero convinto che la responsabilità della gestione idrica in Italia sia degli ultimi della fila, quelli che a casa aprono i rubinetti. Questi privati cittadini, perversi sprecatori di acque, criminali negazionisti, accumulatori di piscine. Su di loro aleggia il monito: “Al secondo richiamo, si passa ai razionamenti diurni. Vi leviamo pure il Calippo“.
Del resto va bene tutto pur di spostare un po’ più in là il focus dei problemi e arrivare, con un triplo salto carpiato, a non risolverli. Più comodo e più semplice colpevolizzare i singoli invece che dare visibilità e risposte su perdite, imbottigliamento delle acque e prelievi, destinazione delle risorse idriche ad allevamenti ed agricolture, desertificazione dei suoli, scioglimento dei ghiacciai, degradazione delle fonti di acqua dolce e inquinamento, sversamenti. Peraltro era una siccità impossibile da prevedere, una catastrofe, un tragico accidente, chi l’avrebbe mai detto.