Che piramide alimentare è se alla base non ci sono i frusti cereali, l’insalata o la frutta? Sorpresa! E’ la nuova piramide alimentare escogitata per gli italiani tutti dal direttore dell’Inran, Carlo Cannella (do you remember Quark?). Oh cielo, io che ho bisogno di sicurezze all’improvviso mi sento inadeguato. Specie scoprendo che nella parte decisiva della piramide ci sono adesso 4 parolette: attività fisica, stagionalità, prodotti locali e convivialità. Convivialità? I single ringraziano, essere conviviali a ogni pasto gli costerà una fortuna. Ma tralasciando gli eccessi di anticonformismo, le novità sono interessanti e a modo loro, coraggiose.
Detto che la piramide segnala i cibi da includere nei pasti principali e, salendo, gli alimenti che vanno introdotti ogni giorno ma non per forza in tutti i pasti, quello che si consuma è una specie di compromesso storico. Per la prima volta viene detto agli italiani di mangiare la stessa quantità di carne (“non più di 2 porzioni a settimana”) e di legumi (“almeno 2 porzioni a settimana”).
Il suggerimento di consumare prodotti locali e di stagione è caro alla sinistra, speriamo il Cavaliere non lo legga, e non passi la pratica Cannella al direttore del Giornale.
Ma la piccola rivoluzione introdotta dalla nuova piramide alimentare sta nelle due parole aggiunte al consiglio di consumare pane, pasta, riso, couscous (?) e altri cereali. “Preferibilmente integrali”.
Finora l’integrale era il grande snobbato. Colpevole, secondo molti alimentaristi italiani, di ridurre l’assimilazione dei nutrienti. Di far perdere sali minerali. Non si capiva perché nessuno dicesse chiaramente che il consumo di cereali integrali riduce i rischi di contrarre malattie gravi, dal diabete alle malattie cardiovascolari, fino ai tumori.
Qualcuno ha anche ipotizzato che la causa fosse l’industria della pasta italiana, la sua forza. Spostare l’attenzione sui benefici dei cereali integrali poteva costringerla a investimenti imponenti e rischiosi.
Cannella invece scrive le cose in cui crede. A noi piacciono, cosa che con l’Inran non capita spesso.
E a voi?
[Immagine: Corriere]