“Io, da liberale, trovo che vietare per legge il consumo di sostanze dannose per la salute sia sbagliato. Chi stabilisce cosa è dannoso e cosa non lo è? Sapete quante patologie sono causate da un’alimentazione scorretta o eccessiva, quanti infarti sono dovuti al consumo di grassi insaturi? Cosa vogliamo fare, vietiamo la frittura e sequestriamo le friggitrici? Obblighiamo tutti a un’alimentazione sana di Stato? Dopo la nutrizione e l’idratazione forzata cui ci vogliono sottoporre contro la nostra volontà col ddl sul testamento biologico, non mi stupirei”.
Leggo “Una bottiglia nel sacchetto di carta marrone“, il post cui dobbiamo queste parole, e penso che avrei voluto scriverlo io.
Nel fine settimana Milano si è dotata della norma anti-alcol per i minori di 16 anni, che ora, manco a dirlo, si pensa di applicare ovunque. Qui su Dissapore abbiamo parlato molto dell’ondata proibizionista sul consumo degli alcolici. Sintetizzo: il mio punto di vista è strettamente antiproibizionista. Ma sul metodo, non sul merito. Perché le opinioni quanto a uso di alcol tra i minori non dovrebbero essere oggetto di discussione: fa male, e basta.
Il partito che si autoproclama della libertà compie un atto illiberale. Regolamentare i comportamenti in questo modo è fallimentare, demagogico, e ha pure qualche deprimente effetto ironico. Sotto i 16 anni fa male, e a 17 fa bene? Va spiegato, per favore, che eccedere con l’alcol fa male a 17, 27 e 107 anni. Indicare per legge gli inevitabili limiti non significa forse essere proibizionisti, ma nemmeno significa governare.